Paul Simon – Stranger To Stranger
Per Paul Simon, arrivato al suo tredicesimo lavoro in studio, non è la prima volta che il ritmo e le contaminazioni tribali rappresentino il fulcro del suo modus operandi.
L’artista originario di Newark è uno che va a scovare suoni e musiche ovunque. Due dei dischi più belli, Graceland e The Rhythm Of The Saints, furono composti basandosi sul ritmo e sulla ricerca e origine di suoni locali, tribali per Graceland e brasiliani per The Rhythm Of The Saints. In Stranger To Stranger non si trova un unico luogo di ricerca, ad esempio troviamo l’Italia con Clap! Clap!, responsabile di buona parte dei campionamenti e sezione ritmiche
Il risultato è molto più interessante rispetto a So Beautiful Or So What di 5 anni fa e molto meglio di “Surprise”, il disco di 10 anni fa: lì i paesaggi sonori erano stati costruiti mediante la collaborazione con Brian Eno, ma sembravano quasi incollati alle canzoni di Simon.
Qui, invece, si percepisce che i suoni, sono organici alle canzoni, che si tratti dell’elettronica di Clap! Clap!, di voci vintage campionate come in Steet Angel, sia che si tratti di ritmiche africane di In A Parade. Simon ci tiene in sospeso fino all’ultima traccia, la dolcissima Insomniac‘s Lullaby, per mostrarci la faccia di sé più genuinamente possibile.
Stranger To Stranger è l’ennesimo grande dischi di un artista che continua a sorprenderci.