Ogni blockbuster estivo è sempre stato accompagnato da un classicone che ne ha spinto il successo, spesso trascendendo la pellicola, sopravvivendo al tempo lì dove magari il film stesso ha fallito nell’avere lo stesso impatto.
Come “Everything I Do (I Do It For You) ” da Robin Hood, passando per Cattivissimo me 2 con “Happy”, fino ad Armageddon “I Don’t Wanna Miss a Thing”.
Anche quest’estate non è stata da meno con “Can’t Stop the Feeling” di Justin Timberlake dal film Dreamworks “Trolls”, e una rinnovata theme song dell’inossidabile Ghostbusters.
Pur non dominando le chart c’è da segnalare il grande successo della colonna sonora di Suicide Squad, film bistrattato dalla critica, la cui soundtrack ufficiale però è riuscita ad arrivare in cima alla classifica Billboard –on era mai successo ad un album soundtrack nel corso degli ultimi 18 mesi.
A fargli compagnia nella Top 200 abbiamo la soundtrack di Stranger Things –ieri annunciata la tanto attesa uscita in vinile.
Il n.24 potrebbe non sembrare un risultato stratosferico, ma come Billboard stessa sottolinea “è un risultato notevole per una serie tv al di fuori di Disney, Nickelodeon o dai maggiori network televisivi (ABC, Fox, NBC, CBS, per dirne alcuni).”
In ultimo, anche The Get Down –altro prodotto Netflix– si è fatto strada nella Top 200. L’aspetto interessante da registrare è che questi album sono accomunati dall’ormai sempre più di moda “fattore nostalgia”, una costante che sembra essere ormai imprescindibile in molti prodotti di successo.
Suicide Squad flirta con il rock classico (AC/DC, Rolling Stones,Black Sabbath) e un gusto per l’emo pop (Panic at The Disco). Un mix che può non aver convinto i critici, ma ha avuto un forte successo –almeno in termini di classifiche– riuscendo a catturare una vasta fetta di pubblico senza una definita identità musicale.
In forte contrasto si pone Stranger Things: un successo anomalo considerando che nonostante la presenza di grandi hit (dai Jefferson Airplane ai The Clash), la soundtrack non offre semplicemente una vetrina sul passato come se fossimo ad una puntata de “I migliori anni”. A catturare l’audience è stata la soundtrack originale (OST), un cupo e sinistro omaggio alla musica di John Carpenter, Tangerine Dream, Jean-Michel Jarre, Goblin e Fabio Frizzi.
Non si tratta di un semplice sguardo al passato, ma di un’immersione totale, un’esperienza a 360° dalla quale si viene inevitabilmente rapiti. Un trionfo su tutta la linea.
Tra questi due estremi si pone The Get Down, con la sua volontà di riportare in auge il variopinto e frenetico mood musicale di quegli anni (Bronx, anni ’70). Uno sguardo completo al fenomeno che va ben al di là del creare una compilation per appassionati del genere –anche vero che, come in Suicide Squad, anche qui si strizza l’occhio al mainstream pop da classifica con contributi di Christina Aguilera, Janelle Monae e Zayn Malik.
Ma la grande differenza è che The Get Down conosce alla perfezione la propria identità musicale, è “black and proud” e offre agli artisti indebitati con la musica black anni ’70 un’occasione per confrontarsi con le proprie radici. Le collaborazioni di Nas e Miguel, ad esempio, portano un interessante mix fra passato e futuro, creando un’atmosfera trasognata e rarefatta, in un gustoso contrasto con la sfavillante disco music onnipresente nella serie.
Sia Stranger Things e The Get Down, con il loro contenuto musicale e lo storytelling stesso, propongono uno sguardo innovativo e piuttosto audace sul passato stravincendo il confronto con Vinyl ed il reboot di Ghostbusters ad esempio, che falliscono proprio nello zoppicante tentativo di rendere il “vecchio” ancora “nuovo”.