Lo scorso luglio abbiamo parlato di Arroyo, nuovo label / progetto e di Hedra, sua prima “creatura”.
Quest’oggi siamo lieti di ospitare il racconto track by track di The Quiet Mind, primo lavoro del giovane produttore pisano, classe 1997.
INTRO
The Quiet Mind si apre con il frastuono caotico generato dalla somma dei rumori in Intro. Ritmi randomizzati e i sample modificati alla radice si trasformano lentamente in un crescendo caotico e distorto. Col progredire della traccia le frequenze basse sovrastano le frequenze medie fino a ridurle ad un quasi-silenzio. Nel finale tutto viene risucchiato in uno stato di calma improvvisa accompagnata da sintetizzatori in legato e quello degli uccellini al mattino
FIT MEMORIES BACK TOGETHER
Un disturbo a 50Hz è il primo suono che apre Fit Memories Back Together. Si aggiunge un insieme di percussioni dissonanti e metalliche seguite poi da un suono ricordante un carillon che viene tagliato di nuovo dal disturbo iniziale a 50Hz per poi ripresentarsi con un arrangiamento diverso. Il beat finisce rallentando fino alla metà del tempo iniziale e mantenendo il simil-carillon filtrato fino alla sua scomparsa. Caratteristica della traccia è la presenza della batteria totalmente sintetica.
THE QUIET MIND
The Quiet Mind, la title-track, inizia con un accordo ripetitivo in sottofondo, dopo entra un beat pulsante che definisce il tempo, seguono altre percussioni aggiuntive finché un suono acuto e distante, la melodia principale della traccia, si ripete fino a una rottura improvvisa. La cassa e il basso scompaiono alternatamente, mentre si inizia a percepire il suono nostalgico di un pianoforte, accompagnato da un rombo di tuoni. Le frequenze del piano si spostano in basso fino alla dissonanza, e il beat ricomincia, con l’aggiunta di piatti alti e rumorosi. Da qui in poi sono lievi i cambiamenti del beat, si alternano ritmi differenti sopra cassa e basso che rimangono invariati. La traccia inizia a svuotarsi, l’accordo in loop si nasconde di nuovo in un filtro low-pass finché tutte le percussioni non svaniscono. Quindi si apre nuovamente il filtro, il loop respira per qualche ultimo secondo per poi dissolversi nel silenzio.
YOU WOULDN’T FORGET
You Wouldn’t Forget è una delle due tracce “non-melanconiche” dell’album, simile a Fit Memories Back Together inizia con un clima lontano ed echeggiante, clicks e percussioni glitchate.
Quando la traccia arriva a metà della sua durata, entrano il kick e il basso aggiungendo ancora un tocco il glitch sulle percussioni, verso 02:04 una campana suona un insieme di note di breve durata che segnano la fine della traccia stessa, da qui in poi si tratta solo dello scomparire della batteria.
DRIVING CRAZY
L’accumularsi di loop dissonanti e non-melodici sempre più oppressivi raggiunge il suo massimo in Driving Crazy, caratterizzata da un crescendo di distorsioni e lamenti sintetici saturati fino a un punto di rottura. La traccia è lineare, non ha una struttura complessa. Gli accordi distorti e risonanti occupano tutta la durata della traccia, diventando sempre più forti e simulando un rottura psichica, un cadere nella follia.
FORTY WINKS
È pure un detto, “la calma dopo la tempesta”. Forty Winks è la seconda delle due tracce “non-melanconiche” Il disturbo sonoro viene rimpiazzato dal desiderio di dormire, un analgesico naturale. Il sonno ti fa credere che non ci sia più niente, una dolce sospensione. L’energia rilasciata con Driving Crazy si lascia dietro nient’altro che calma e conforto. La traccia per intero si basa su uno sfondo di “pad” e suoni FM somiglianti a campane che si evolvono in un insieme “poliritmico”,non ripetendosi mai nello stesso ordine. Il beat è lento e qualche dettaglio si aggiunge fino a una lenta dissolvenza verso le frequenze basse.
OUTRO
Outro. Outro è il complementare di Intro come si può capire dal nome, ma anche sul piano compositivo si distingue la lenta linearità di Outro rispetto al caos e al senso di ”rottura” di Intro. In Outro il basso prova a emergere sopra i rumori che prima coprivano il silenzio, quasi come se una parte di Driving Crazy fosse ancora lì a spingere con le poche forze che le rimangono per prevaricare. La distanza dall’ascoltatore alla sorgente viene virtualmente aumentata con l’uso dei reverberi, tutto quello che ormai è passato inizia a confondersi in un freddo e lontano echeggiare.
Questo è ciò che The Quiet Mind è per me. La musica parla per sé stessa ed ha un valore unico e differente per ognuno. Visioni differenti possono coesistere.