Il 14 ottobre per La Tempesta International uscirà l’album d’esordio di Ioshi, Here Comes The Lo-Fi Don. Un lavoro di 11 tracce prodotte da Paolo Baldini che tracciano una rotta tra il passato e il futuro del dub. Abbiamo fatto qualche domanda a Federico Mazzolo per saperne di più sul disco anticipato dal brano Travel che potete ascoltare qui sotto.
Ciao Ioshi, come stai?
Ciao ragazzi, tutto benone, grazie.
Hai già avuto esperienze al di là dei Mellow Mood, ma sempre con altri (Sabir) o per un lavoro breve (l’EP Black Dog per Elastica Records). Come mai l’esigenza di fare un LP da solo?
Questa esigenza nasce proprio dal fatto che fino ad ora ho sempre lavorato con altre persone, questa volta volevo provare un’esperienza nuova e mettermi in gioco dando la mia visione delle cose. C’è una forte componente di lavoro di gruppo anche in questo disco però, non riesco ad essere un totale eremita. Ho sempre pensato che ci sia un periodo dove si assorbe il linguaggio che ci circonda e un altro dove invece lo rilasci rielaborato dalle esperienze.
Come sono nate le collaborazioni all’interno di Here Comes the LO-FI DON?
In genere tendo a mettere davanti la musica, se un pezzo ha bisogno di una svolta che non posso dare io, cerco di coinvolgere altre persone. Luca (Capibara), Rawz e Tommaso (Sabir) sono tutte persone che conosco da un po’ con la quale condivido percorsi musicali e non; ricordo ancora quando due anni fa Luca, Andrea Bianchi di White Forest e Tommaso vennero a trovarmi qui nel remoto nord-est per parlare di quello che poi fu Mandala, queste sono cose che fanno la differenza e creano già una buona base di partenza umanamente parlando. Io e Tommaso poi ci siamo frequentati per un bel po’, lui veniva da me anche per una settimana per stendere i pezzi, poi i dischi di Sabir e Capibara sono stati in riproduzione sul mio iPod per mesi, insomma c’è un rapporto di amicizia e stima. GadmanDubs è la classica scoperta web, bazzicando ho trovato delle sue tracce acapella, stilisticamente siamo affini ed è stato gentilissimo nel concedermi di lavorare su una di quelle tracce. Andrew I fa parte della scuderia Alambic Conspiracy/DubFiles di Paolo Baldini, il suo vocione caldo e la sua capacità come toaster erano quello che cercavamo.
Com’è lavorare con Paolo Baldini?
Per me lavorare con Paolo è come avere un fratello maggiore. Ormai ci conosciamo da dieci anni, è una parte fondamentale della mia crescita musicale, ma non solo mia. Poi la sensibilità con cui riesce a far suo un progetto senza snaturarlo è incredibile. Non ha mai smesso di credere in me anche quando io magari ero meno in “forma”. Come ho già detto in passato però, parlare di rapporto di lavoro con lui non calza, so che suona romantico e forse un po’ datato, ma siamo amici.
Parlaci di Travel.
Questa mi sa che è lunghetta… Stavo andando a fare uno dei miei primi live solista a Roma, invitato sempre da Luca e WFR come apertura a Yung Lean se non ricordo male, parlo di 2 anni fa ormai, in treno per investire il tempo ho acceso il computer e ho iniziato a stendere la prima bozza che era totalmente diversa da come la sentite oggi, soprattutto nei bpm e le batterie. È rimasta così fino a quando ho deciso di fare una ripresa di una session di batteria sopra questa bozza suonando nello stile che più mi è avvezzo, quindi un bel one drop alla jamaicana e il pezzo prese la piega che ha oggi. Dopodiché l’arrangiamento l’ho ri-steso mentre andavo a trovare i miei parenti in Australia ed esiste una “Aussie Version” del pezzo che è più simile alla prima. Comunque, un mese tra onde e canguri mi hanno fatto capire che mancava ancora qualcosa e quel qualcosa era un basso che funzionasse, quindi per tornare alle collaborazioni, chiesi a un amico, Ankubu, di Ghost.City Collective di Pordenone, un collettivo in cui milito assieme anche a Sonambient, se gli andava di buttare giù una linea di synth bass, dato che i suoi suoni su quelle frequenze mi piacciono molto. E niente… ecco Travel, batterie one drop old school con lo sguardo rivolto in avanti.