Il 1° e il 2 ottobre a Roma va finalmente in scena il Rome Psych Fest, dopo le due ottime preview di maggio e settembre. Una celebrazione onnicomprensiva della psichedelia nostrana e internazionale, con band del calibro di Clinic, Ulrika Spacek e The Oscillation in line-up.
Tra gli artisti italiani più interessanti presenti in cartellone ci sono anche gli Edible Woman, appena tornati in pista con il nuovo album Daunting, già disponibile per l’ascolto online ma che sarà ufficialmente pubblicato il prossimo 15 ottobre da Bloody Sound Fucktory. Un ritorno graditissimo con un’opera che conferma la band sugli alti livelli a cui ci aveva abituati lungo un percorso quasi ventennale estremamente eterogeneo e imprevedibile. Per l’occasione, abbiamo chiesto al gruppo di illustrarci le tracce del disco, non con il nostro consueto Disco Raccontato ®, ma abbinando a ciascun brano la droga più congeniale. Il risultato, ovviamente, è dopatissimo.
Don’t try this at home (ma magari sì, mica vi giudichiamo).
Droghe, drogucce, droghelle.
Premesse:
A – si parla solo di droghe che si è provato.
B – la reazione alla musica e alle droghe è ambito squisitamente personale, pertanto non vogliamo urtare la sensibilità di nessuno, tantomeno sfidarne la competenza, ma solo dare una personalissima opinione su quale droga potrebbe andare d’accordo con una nostra canzone o anche solo quale droga o quali droghe vengono invocate da questa nostra raccolta di canzoni.
Daunting
La suite che introduce il pezzo è un oscuro e pesante drone di basso distorto; immaginate di camminare con le gambe segate dall’Mdma (metilenediossimetanfetamina – droga che ha su di me un effetto devastante) nel corridoio buio di un capanno durante un rave. Alla fine del corridoio ritrovi i tuoi amici, la musica smette di essere ovattata e si apre, ed ecco che arriva una canzone solare, che contiene però l’oscurità di prima al suo interno. Rilassati! Ma non troppo, sii guardingo!
Può essere accompagnata da: Vent di Tricky.
In the wake of the holy
Avendo uno spiccato beat funk e una semplice melodia seventies all’interno di una classica ripetitività kraut, la giuria assegna un ricco cannone di Marijuana. Considerando dove la canzone è stata scritta possiamo essere ancora più specifici: Lemon cheese weed, popolarissima a nord di Londra, puzzolente e forte, da consumare preferibilmente in un parco intorno alle 17.30.
Può essere accompagnata da: Children of the sun degli Hawkwind.
The right information
Direi oppio, da consumarsi col sorriso beffardo di Robert De Niro sul finale di ‘Once Upon a Time in America’. Perdersi nel basso profondissimo e nella coda strumentale del brano.
Può essere accompagnata da: Against the day di Land of Kush.
Groceries to bag
Pausa! Troppo breve per cose impegnative, troppo intensa per altre emozioni… Direi un caffè nero e fortissimo.
Può essere accompagnata da: è ora di staccare, quindi può essere accompagnata da Randy dei Justice.
The Torture
C’è sempre un momento quando si abusa di LSD in cui cominci a chiederti quando ne uscirai. Questo brano è tribale, minimalista, il progressivo ingresso di chitarra e synths segnala la realtà che si insinua rassicurante ad annacquare la visione. Brano notturno, ideale soundtrack di lunghissime passeggiate nel buio di una metropoli.
Può essere accompagnata da: Red right hand di Nick Cave and the Bad Seeds.
Where to cast my gaze
Da grande fan del fumo, ben più popolare a Roma che a Londra io dico Burbuka. Fumo da scaldare tenendolo in mano e fare a pezzettini, fumo ‘blues’ come questa canzone, da muovere la testa avanti e indietro pigramente.
Può essere accompagnata da: Thunder on the mountain di Bob Dylan.
The end of the world
Funghi funghi funghi! Quando hai una bella botta e tutto ha senso, il mocciolo si scioglie e ridi a crepapelle. Questa canzone è un maelstrom di groove e linee discendenti, sembra mettere tutto in ordine.
Può essere accompagnata da: Ostia degli Zu, o se preferite un dessert più delicato, direi Frittering dei Mercury Rev.