Dopo il recap dei dischi elettronici usciti a settembre e le recensioni singole dei migliori album, ecco il recap dei dischi usciti lo scorso mese.
Preoccupations – Preoccupations
Ci sono voluti ben sette mesi prima che i membri degli ex Viet Cong scegliessero un nuovo nome per la loro band, ma ascoltandone il risultato, è stato tempo ben speso. Nel loro primo album come Preoccupations, vivono a pieno il loro nuovo moniker ad un livello quasi patologico, suonando assorti nei pensieri, ossessivamente. “With a sense of urgency and unease/Second guessing just about everything” canta Matt Flegel nel brano d’apertura Anxiety. Uno stress interno condiziona ogni traccia, con frasi come: ““so close to exhaustion,” “overwhelmed, and it’s coming from all angles.”
Ciò che rende Preoccupations molto di più di un esercizio di auto-analisi, è la vitalità della musica. C’è una tensione, un’energia nervosa che attraversa tutti i brani, che si collegano tra loro come correnti elettriche. Lo stesso si potrebbe dire dell’album precedente, Viet Cong, che crepitava con vigore, ma c’è qualcosa di più teso e ancora più melodico in Preoccupations.
Forse la band ha abbracciato ancor di più le proprie influenze musicali, che già si respiravano nel primo ep con la cover dei Bauhaus, Drk Entries, ma i fantasmi del post-punk sono più forti in Preoccupations. La band sembra particolarmente attratta da questi spettri, che influenzando principalmente le melodie delle chitarre e le ritmiche del basso riportano in auge sonorità care agli Echo & The Bunnymen, Psychedelic Furs, e Teardrop Explodes.
I testi di Flegel sono inesorabilmente oscuri, laser di alta tensione. A volta i suoi latrati e ululati si combinano con le ritmiche, ricordando i primi Swans. Ma in tutto l’album, le parole di Flagel, sono accompagnati da sobbalzi taglienti, pieni di vita.
I Preoccupations sanno surclassare ogni esperienza a loro contemporanea, ritagliandosi un notevole spazio, con prepotenza, già attribuitogli unanimemente nel 2015, ma loro grandissima capacità è quella di saper trasferire la “malattia” in musica. Tensione, ansia palpabile, nell’inferno privato di ciascuno di noi.