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Gli Electric Wire Hustle sono da alcuni anni una delle più interessanti proposte musicali provenienti dalla Nuova Zelanda. Dall’uscita del loro album d’esordio a questo nuovo “The 11th Sky”, il loro sound moderno ed allo stesso tempo ben radicato nella più nobile tradizione soul ha convinto luminari del calibro di Gilles Peterson, Benji B, Yasiin Bey e The Roots, e della label Bastard Jazz attraverso la quale è stato messo sul mercato. Cogliendo la palla al balzo di questa release abbiamo scambiato quattro veloci chiacchiere con Mara TK, su questo album anche il principale responsabile del songwriting e della produzione:
Prima di tutto ci piacerebbe sapere come è cambiata la tua vita artistica dopo il successo di critica che ha avuto il precedente album “Love Can Prevail”?
Quel disco ha avuto un impatto dal punto di vista delle collaborazioni delle quali ci siamo potuti avvalere per questo ultimo album. Gente come Just Blaze ad esempio, che ha avuto modo di scoprire la nostra musica attraverso amici comuni e ci ha invitato nel proprio studio ad Harlem per una jam. Un successo del genere ha un impatto sul tipo di calibro della gente che vuole fare musica con te.
In confronto con i precedenti albums, qual è stato l’approccio al sound ed ai testi di questo nuovo “The 11th Sky”?
Dal punto di vista dei testi, le canzoni si possono vedere come dei brevi racconti, piccoli mondi racchiusi in sè stessi. Sono canzoni che parlano di amori androidi, ricerca spirituale e fumare erba. Per quel che riguarda la strumentazione, si basa per lo più su drum machines e sintetizzatori. Abbiamo usato un sacco la 808, la 909 e synths come il Roland RS09, il SH101 ed il Jupiter. Un altra delle idee dietro a questo LP è l’unione di strumenti acustici e sintetizzatori.
Ci racconti cosa significa il titolo “The 11th Sky”?
Fà riferimento ad una storia della mitologia Māori in cui Tāne -creatore del genere umano, delle foreste e degli animali- si arrampica fino al dodicesimo cielo per ricevere udienza da Io, un dio molto importante per i Māori che risiede nella volta celeste più alta. Qui Io da a Tāne nuove conoscenze necessaria per aiutare a migliorare le capacità creative, pratiche e sociali degli uomini e delle donne. Il titolo fa riferimento all’idea che siamo bloccati all’undicesimo cielo ma che l’illuminazione è portata di mano.
Alcuni dei brani contenuti in questo nuovo album hanno fatto parte del precedente EP “Aeons”, vero?
Sì, l’idea di lasciare che canzoni come March, Golden Ladder e Aeons venissero limitate ad una release su EP mi rendeva un po’ triste. Mi sono ritrovato a pensare “Queste sono le migliore cose che ho realizzato, forse farei bene a riservarle per un album”. D’altra parte però non volevo che passasse troppo tempo tra l’uscita di un album e l’altro.
Avete collaborato con altri vocalists in passato, questa volta però -fatta eccezione per la partecipazione di Deva Mehal nella canzone March- tutte le parti cantate sono tue. Ci puoi raccontare come siete arrivati a questa decisione?
L’includere o no altri vocalists ha sempre fatto parte di un processo organico e mai di decisioni prese a tavolino. In passato abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in certi artisti e senza nemmeno accorgersene ci siamo ritrovati ad avere le mie parti vocali solo per la metà dell’album. Album per il quale io stesso avrei dovuto essere l’unico cantante. Per cui questa volta ho voluto riservare il tutto di più a me stesso!
Dal momento che non sappiamo molto della scena musicale neozelandese, il paese dal quale provenite, mi piacerebbe chiederti quali sono gli artisti tuoi connazionali che ci consigli di ascoltare:
Ragazzi, c`è della musica fantastica che arriva da queste isole. Dovete assolutamente scoprire Cloud Michaels, Wild Bill Ricketts, Troy Kingi e Julien Dyne…
Per finire vorrei chiederti se c`è qualche possibilità di vedervi dal vivo anche in Italia in un prossimo futuro:
Certo stiamo arrivando. Se conoscete gente che lavora nell’organizzazione dei festival locali ditegli di portarci dalle vostre parti!
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