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Sebbene non si tratti propriamente di un esordio – The Prelude era molto più di un EP – Dancing With Bad Grammar di L.A. Salami è uno dei migliori debutti di questo 2016. Cresciuto in Inghilterra, Lookman Adekunle Salami è un talentuoso cantastorie urbano che nella sua scrittura incorpora la tradizione del folk (Neil Young in primis) e le influenze più moderne del rap, del grime e dell’indie. Le origini sono da artista di strada, il piglio è quello di chi può farsi narratore delle vite quotidiane di chi abita le metropoli. Per comodità lo chiamiamo postmodern blues, con ulteriore sintesi basterebbe dire che è gran bella musica. Recentemente passato dall’Italia – tra cui una data al suggestivo Blackmarket di Roma – oggi L.A. Salami fa ritorno nello Stivale per un concerto pomeridiano al Barezzi Festival di Parma. Se siete in zona non perdetevelo.
Qui trovate alcune domande che gli abbiamo rivolto.
Il video di I wear this because life is war! ricorda le VHS. Perché questa scelta? Ne hai ancora qualcuna a casa? Ti consideri una persona nostalgica?
Le VHS sono abbastanza datate per diventare una scelta stilistica – racchiudono bruttezza e bellezza. Penso di averne un paio, dovrei controllare!
Sì, credo di essere nostalgico per elementi temporali che non ho mai vissuto.
Mi sembra che la tua musica abbia una forte dimensione urbana, e titoli come The City Nowadays lo denotano. In che modo ti influenzano le città che visiti o quelle in cui vivi/hai vissuto?
Tanto quanto qualsiasi altra cosa – Dipende da cosa succede nella città!
Credo che il tuo ultimo album rappresenti una sorta di invito alla vita nonostante ci possano essere rabbia o disperazione. Sei d’accordo?
Sì, concordo – Un sacco di storie di merda stanno accadendo in questo periodo, ma a che serve lasciarsi soffocare dalla disperazione?
Che ruolo gioca la politica nella tua scrittura?
Nessun ruolo diretto – è esattamente allo stesso livello in cui è presente, o meno, nella mia vita in generale.
Spesso i giornalisti musicali definiscono la tua musica “blues”, ma secondo me è solo una tra la lunga lista di influenze che avrai raccolto da quando hai cominciato ad ascoltare musica. Io citerei anche indie, hip-hop, gospel, folk (giusto per menzionarne qualcuna).
Figo, penso di essere d’accordo. Sinceramente non mi interessa davvero come la definiscono – Io la chiamo postmodern blues perché la gente insisteva a chiedermi che musica facessi, così ho pensato che fosse la descrizione più calzante.
Hai cominciato la tua carriera suonando praticamente ovunque a Londra, dalle stazioni ai pub. Cosa ricordi con più piacere dei tuoi inizi?
Ero meno cinico.
Burberry ti ha chiesto di musicare una loro pubblicità, Fred Perry ti ha paragonato a Neil Young. Secondo te in che modo i brand possono aiutare la musica e i musicisti?
Pagandoli per il loro lavoro. È dura là fuori!
Sei soddisfatto di questa prima parte di tour?
Sì, è stata una divertente piccola avventura.
Recentemente hai anche suonato a Roma. Ti sei divertito lì?
Sì, è stato un gran bel concerto!
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