“Oltre quello che c’è” è il disco d’esordio de l’Albero, progetto solista per Andrea Mastropietro, uscito il mese scorso per Technicolor Dischi.
C’è una certa leggerezza negli arrangiamenti a metà tra il pop, il folk e lo psych, ma anche nel modo di comunicare quelle cose che hanno a che fare coi sentimenti.
Che poi, sono sempre le più difficili.
Dopo lo streaming, il racconto traccia per traccia.
Dichiarazione
Questa era una canzone che inizialmente avevo scritto in inglese, ci ho lavorato tanto, fino al punto di trovarla più adatta all’italiano. E’ una delle mie preferite del disco, ci sono tante cose dentro che credo me la faranno sempre piacere, come per esempio il fatto che abbia tanti cambi di accordi, adoro le canzoni con tanti accordi.
Non avevo un titolo per questo pezzo, e quando ho realizzato che alla fine non stavo che dicendo delle cose che penso e che provo, ho trovato perfetto chiamarla dichiarazione, e metterla anche come opening del disco. La dichiarazione di un nuovo inizio.
Scorri come me
L’ho scritta velocemente, alcune canzoni sono veloci, tanta è la fretta e la forza delle cose che vuoi dire.
Può capitare nella vita di avere a che fare con dei sentimenti, delle emozioni che vadano davvero oltre tutto quello che è di più materiale, tutte le categorie, come stare insieme o non stare insieme. Con questa persona ad un certo punto ho realizzato che lei era davvero come fosse il mio sangue, qualcosa di vitale e di immensamente grande, difficile da quantificare e da rapportare alla realtà. Queste sono cose che si provano per pochi istanti, e per quei pochi istanti si è molto, molto vicini alla verità di tutto, e come dico nel pezzo, gli altri non contano, gli altri non sentono.
Esci fuori
Ci sono dei momenti in cui ti strappano via l’anima da dentro, esce fuori, malandata, magari diversa, magari non è più tua. Questa è la base di Esci fuori, poi su questa base ho parlato di quello che vivo e sento. Davvero questa vita non la capisco, sempre di meno, davvero mi sento inafferrabile, perché ero io che nel periodo in cui ho scritto il pezzo mi sentivo sempre meno raggiungibile da me stesso, e di conseguenza anche dagli altri. Un po’ come L’elastico di Gaber. E poi un’altra importante cosa: nella vita ti fottono, eccome se lo fanno, non serve che prenderne atto e andare per la propria strada, fortunatamente la vita riserva anche altro.
Cuore mio
Dov’è il mio cuore? Spesso non lo so, non lo trovo. Ho un cuore faticoso. Quello che non sappiamo di noi in molti casi scappa via veloce, è difficile venirne a capo.
Telefonata tra E. e A.
E’ tutto vero, è così che è una telefonata tra me ed E. Si parla di tutto.
La base strumentale in realtà era per un’altra canzone, che a differenza di questa non mi convinceva. Un giorno ho registrato di nascosto un pezzo di una telefonata che avevo avuto con lei e l’ho montato sulla base strumentale, era perfetta. Allora ho chiesto ad Elettra di aiutarmi a scrivere un testo di una telefonata che fosse come alcune delle nostre vere conversazioni e racchiudesse lo spirito del disco. Lei ha scritto un grande testo e lo ha anche recitato in modo splendido a differenza mia.
Della base strumentale sono contento perché ha anche messo a dura prova le mie capacità in ripresa e mixaggio, visto che per la prima volta mi sono occupato da solo di questi aspetti per la maggior parte dei pezzi del disco. Sono fiero di come suona il basso, e soprattutto ho cercato di ottenere un suono di batteria che fosse il più possibile simile a quello di Lovely Rita dei Beatles. Un giorno ho sentito la traccia isolata, seppur con tutte le sue possibili alterazioni digitali, e l’ho trovata magnifica. Devo dire che ci sono andato vicino!
Niente più
Questa canzone è una delle prime che ho scritto in italiano, ed avrà sempre un posto nel mio cuore. E’ sostanzialmente folk ma con un tocco psych che mi piace da morire. Del resto c’è poco da dire, a parte l’ascolto. Posso dire che parla di come spesso non ci si capisca davvero niente di quello ci succede, ci illudiamo, ci convinciamo, ed è difficile trovare davvero il nostro reale pensiero, il nostro vero io.
Giallo di foglie
E’ una canzone d’amore. A mare tutti quelli che pensano che scrivere una canzone d’amore sia roba da poco, o una cosa poca seria. Vuol dire che non capiscono…
E’ una di quelle dove il testo si avvicina secondo me ad una forma più poetica dello scrivere testi. Diciamo che nel disco sono alternate fasi in cui ho cercato di essere più diretto e altre in ho fatto più giri di parole, anche provando a mettere le parole in sequenze meno consuete. Giallo di foglie, autunno di me.
Quando si entra nei trenta si affollano mille problemi, questioni varie, e sempre di più si comincia a fare i conti col passato e il presente. Se si è abbastanza forti anche col futuro, ma non è il mio caso!
Fragole rosse
Anche qui come per Niente più, il folk si colora di psichedelia, un connubio che amo particolarmente. Anche in questo caso il testo è di Elettra, la quale ha trovato perfettamente la quadra di tutto, come a volte solo le donne sanno fare. Ha mischiato dei ricordi di infanzia, sensazioni svanite e lontane ma sempre vive, parole perfette per quel ritmo e quella melodia. Ricordo che è stata proprio lei a scegliere la canzone dopo aver sentito il mio provino fischiettato.
Se non ricordo male, la melodia appartiene al periodo in cui scrivevo le canzoni di Ghosts per i The Vickers.
Oltre la maschera
Indossiamo tutti delle maschere che ci siamo costruiti e che calzano perfettamente con le nostre paure, le nostre difficoltà. Il fatto è che la maschera che indosso mi porta spesso a perdermi e mi allontano sempre di più da quello che in realtà sono. Quando tolgo questa maschera mi sento improvvisamente meglio, anche se sarebbe sbagliato affermare che le maschere non fanno parte di noi, siamo anche le maschere che portiamo. Dopo tutto mi rendo conto che questo disco non è che una ricerca di chi sono io, oggi, ora.