Merchants è il progetto di Bienoise in coppia con Davide Amici. Il loro primo album è uscito in audiocassetta e digitale su Yerevan Tapes lo scorso 14 ottobre e ha avuto una gestazione di tre anni. Abbiamo quindi provato a saperne di più, facendoci raccontare cosa c’è dietro questo album, a partire dalla cover.
Cover
L’oggetto in copertina è il Gioco Reale di Ur, un gioco da tavolo risalente al 2600 a.C. rinvenuto nelle tombe della città-stato sumera. Incarna allo stesso tempo l’immaginario antico del progetto e la nostra intensa passione per i board games. La foto è stata scattata dai nostri amici di Ancient History Encyclopedia.
Delta
Volevamo un’apertura che fosse una lenta immersione nel nostro mondo sonoro. La scelta naturale è stata Delta, uno dei brani più recenti – le nostre tracce e bozze hanno infatti come working title le lettere dell’alfabeto, e la nostra iper produttività ci ha portato all’alfabeto greco dopo aver esaurito quello latino; l’ulteriore significato geografico ed evocativo è valso al titolo la conferma. Nasce come intro dei nostri spettacoli dal vivo, ma ironicamente non è (ancora) mai stata suonata live.
Giants
Giants è uno dei primissimi brani a cui abbiamo lavorato. E’ la traccia dell’album che contiene meno melodia in assoluto, con una sola nota di basso. La ritmica magmatica che accompagna il pezzo dall’apertura alla conclusione è frutto di una nottata che Alberto ha passato a costruire percussioni sintetiche che si comportassero come djembè suonati con bracciali a sonaglio ed altri strumenti tradizionali africani, poi sincronizzate a registrazioni reali degli stessi strumenti – che contenevano anche le voci che abbiamo ipertrofizzato.
Gates To
Brano più vecchio tra quelli inclusi nell’album (risale addirittura al giugno 2013), Gates To è il frutto della primissima jam dei mercanti e di un furto / featuring d’eccezione: i sassofoni, qui come in Soil Worship, sono suonati da Achille Succi ed Alessandro Sacha Caiani, e li abbiamo campionati da un album edito da Floating Forest – l’etichetta di musica improvvisata fondata da Alberto.
Palace
A causa della distanza e degli impegni di entrambi, le occasioni in cui possiamo lavorare spalla a spalla sono rare e cerchiamo di sfruttarle al massimo, finendo spesso per addormentarci letteralmente di fronte allo schermo. Durante una di quelle nottate abbiamo lavorato a Palace, per poi scartarla immediatamente, insoddisfatti. Quando l’abbiamo riascoltata tempo dopo, ci siamo resi conto che non solo il pezzo ci piaceva molto, ma anche che era praticamente finito. E’ stata la nostra primissima uscita, ed è uno dei brani più forti del nostro live.
Abacus
Mentre Palace era stata deliberatamente scartata e poi ripescata, Abacus è rimasta parcheggiata nell’hard disk di Davide per qualche mese. L’abbiamo riscoperta spulciando vecchi progetti per curiosità, sostanzialmente già nella forma in cui potete ascoltarla nell’album. Il pad arpeggioso è un campione di musica tradizionale vietnamita.
Soil Worship
Quello che sembra l’ambiente di un bosco è in realtà la conversione sonora delle onde radio generate dal campo elettromagnetico di Giove e catturate dalla sonda Cassini. E’ un brano importante per l’economia del disco, perché è molto più “colorato” degli altri, e incarna bene anche le influenze free jazz – afrofuturiste del nostro suono.
Mellified
L’uomo mellificato è un rimedio medicinale di origine araba di cui parla il farmacologo Li Shizhen nel suo Bencao Gangmu, un trattato scritto durante la dinastia Ming; il rimedio consisterebbe nel nutrire esclusivamente di miele un moribondo per mesi, fino a che non costituisca il suo intero metabolismo, per poi immergercelo dopo la morte. Il risultato, cent’anni dopo, pare essere una panacea contro ogni male.
Questo brano è esemplare del nostro sforzo nel creare musica apolide: le percussioni ed il vibrafono, di etnia imprecisa, arrivano sempre da un disco Floating Forest (a suonarle sono Davide Merlino ed Andrea Cocco), mentre la voce è un canto ebraico.
Offerings
Nasce da un’idea di Alberto, che voleva creare una Hashshashin Chant più smaccatamente techno. Il brano era praticamente finito a 130 bpm, quando Davide ha pensato che a 104 sarebbe stato molto meglio – non ci siamo mai guardati indietro, e vorremmo che ogni nostro pezzo suonasse così. Dopo quella scelta, c’è stato un lavoro certosino sugli strati sonori delle texture che lo compongono, creando lunghe evoluzioni che lo rendono vario nonostante il ritmo incessante.
Unbeknownst
Con questa traccia, Davide ha voluto scrivere una marcia funebre, che avesse l’incedere di un lento battito cardiaco. E’ una delle ultime aggiunte all’album, ma non ci sono mai stati dubbi sul fatto che si trattasse della chiusura perfetta, emozionante e in caduta libera.
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