Ohio Kid è Giulio Bonazzi, songwriter bolognese uscito quattro anni fa con “The Day When We Discovered The Light” per il Collettivo HMFC.
Quest’oggi ritorna con un nuovo disco – autoprodotto – che ha un titolo molto esteso, al pari delle atmosfere che ricrea. Si chiama “Everyone was sleeping as if the Universe were a mistake” e lo trovate raccontato traccia per traccia qui sotto.
The Universe is a mistake
La parte melodica mi ronzava in testa da anni. Lì che fluttuava con un arpeggio, molto piú dolce di quello che è poi diventata. Ci ho messo un po’ per trovare un testo che mi andasse a genio. Sapevo di che cosa avrei parlato, ma non come. L’input è arrivato da un libro in cui dice “This night fills my skull with stars”.
È stato un po’ l’inizio di tutto. È un pezzo molto importante per me. Dà il tono a tutto il disco e ha dettato le misure per quello che avrei voluto fare. Probabilmente la canzone di cui vado più fiero da quando OK è al mondo.
Your Drugs
Doveva essere il pezzo “allegro” si è trasformato in qualcosa di grottesco. L’ultimo verso è stata la base, da lì poi ho sviluppato tutta la lirica. Dietro l’apparenza spensierata si cela molta malinconia.
Parla di una cosa successa con una ragazza tanto tempo fa.
Cattle
Parla del diventare adulti. In verità del diventare adulti cercando di mantenere le proprie convinzioni senza lasciarsi influenzare dal famoso “gregge”.
È una situazione in cui mi trovo spesso, sono un ramingo, l’unica cosa di valore che posseggo è l’affetto delle persone. È a volte difficile comunicare che i tuoi valori e le tue prospettive sono completamente ribaltate rispetto a chi ti vorrebbe accasato, con un mutuo sulle spalle e le classiche responsabilità di chi sta per arrivare ai trenta.
Il pezzo è dedicato a molti dei miei coetanei in perfetto stile Sparklehorse.
Interlude (I will knock at every door to surprise you)
In verità più che un interlude è un estratto di un pezzo vero e proprio che non ho avuto il tempo (o l’ispirazione) di registrare. Il titolo dice tutto. Il mio desiderio recondito è fare un disco di soli interlude(s), venti brani sotto il minuto per catturare l’intensità del momento in cui la canzone scaturisce dalla mente e diventa un insieme di note.
Atoms
Forse il testo di cui vado più fiero.
Pieno di rabbia e risentimento, di chi cerca in tutti i modi di non rassegnarsi all’evidenza. Il protagonista è depresso, disilluso, rabbioso, ma soprattutto patetico.
C’è molto di autobiografico, perché Ohio Kid è autobiografico in ogni sua componente. Atoms è stata registrata in due o tre tentativi in presa diretta, così, spontanea.
Wires
È una traccia strana. Al momento di registrarla avevo una specie di canovaccio, con versi a caso e gli accordi. L’ho praticamente terminata mentre la stavo registrando. Si sente. Peró ha un suo dolore e una sua intensità. Ho aggiunto rumori di fondo, suoni e loop fino a rendere difficile distinguere la melodia principale.
Direi che la chiusura “Don’t look down, I’ve put wires all around, to make you mine” dice abbastanza di quello che è il soggetto.