My beautiful dark twisted fantasy.
Già il titolo suona ridondante, sembra di leggere un’aggiunta a matita.
L’album -il capolavoro di Kanye West, e forse il disco più rilevante del nuovo millennio- è esattamente questo: un’esplosione di concetti sovrapensati, iperperfezionati.
Nel 2010, Yeezy prenotò a tempo indeterminato tre studi di registrazione a Honolulu, inaugurando una sorta di rap camp. Chi per abbozzare versi, chi per produrre, chi semplicemente per ispirare: decine e decine di artisti si alternavano in quello che divenne un vero e proprio nido d’arte.
Per 24 ore al giorno, menti d’ogni colore avevano il compito e l’onore di interpretare le idee zampillanti del loro folle amico. Infiniti i tentativi di mixaggio: non che gli ingegneri del suono in quelle stanze fossero gli ultimi arrivati, ma Kanye cercava quel riverbero, quello spazio, quel riflesso suo e soltanto suo. Altrettanti i beat scartati, altrettante le strofe archiviate.
Il sonno polifasico come Leonardo da Vinci, le venti schede aperte nel browser. I cieli rosa accanto ai mostri, i pittori romantici e il porno.
Si giunse alla perfezione: nacque la più fedele, estasiante, intricata spiegazione di Kanye Omari West.
Sono passati sei anni, e ancora dobbiamo imbatterci in una fotografia più dettagliata di tutte le contraddizioni del mondo pop.
La sua fantasia evolverà con la nostra, sempre.