Lasciamo che Krank, progetto solista di Lorenzo Castiglioni dei Drunken Butterfly, si presenti con il racconto traccia dopo traccia del suo omonimo e autoprodotto EP, uscito a inizio novembre.
Qui lo streaming, più giù il Disco raccontato.
Bunker
È la traccia più facile da un punto di vista musicale nel senso che rimane in testa facilmente, non è un caso che sia posta in apertura dell’ep, ma al tempo stesso forse la più cruda per ciò che concerne le parole. C’è molto cinismo in questo pezzo, una sorta di sguardo disilluso verso una cronaca internazionale fatta di terrore a cui veniamo sottoposti quotidianamente. Ho cercato di descrivere tutte le contraddizioni culturali del nostro occidente che da un lato ostenta forza e sicurezza ma che in realtà è molto fragile e molto spaventato. Musicalmente il brano parte sommesso, con questo beat un po’ lento e dilatato, poi pian piano cominciano ad inserirsi altre tracce, i suoni si stratificano fino all’esplosione del ritornello dove entrano le chitarre distorte e il cantato diventa più lacerante e disperato.
Carne Fresca
Carne Fresca parla di rapporti amorosi ossessivi e non sani, di dipendenza fisica e psicologica. L’incipit mi è arrivato da un vecchio film italiano con Sergio Castellitto e Francesca Dellera, “La Carne” , in cui il protagonista, abbandonato dalla sua amante dopo un periodo di isolamento a base di abbuffate e sesso sfrenato, la uccide e inizia a cibarsene dopo averla fatta a pezzi e sistemata ben bene nel frigo. Il film non era un granché ma l’idea mi era sembrata figa. Certamente il brano più industrial di tutto il lotto, con sonorità che rimandano ai Nine Inch Nails dei primi tempi. In questa canzone ho creato per prima una base di batteria che ho successivamente rallentato e filtrato con diversi effetti, fino ad ottenere un suono che potrebbe sembrare quello di un macchinario industriale, poi ho aggiunto i synth e le chitarre che hanno seguito questo andamento “meccanico”, la voce è arrivata per ultima a completare questo bel quadretto post-atomico.
L’Esecuzione
Questo brano è un omaggio ad Albert Camus, scrittore contemporaneo, filosofo e attivista francese, nato in Algeria e premio Nobel per la letteratura. Questo artista mi affascina molto in quanto il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell’animo umano di fronte all’esistenza. In particolare per questa canzone ho saccheggiato a piene mani dal suo capolavoro assoluto “L’Etranger”, ovvero l’assurdità del vivere e l’indifferenza del mondo. Anche in questo caso le sonorità sono piuttosto industrial, anche se il brano è più tirato e con un’atmosfera meno cupa rispetto a Carne Fresca. La struttura della canzone è composta da parti che non si ripetono mai, ci sono un inizio che funge da unica strofa lunga, un ritornello centrale e un finale che parte sommesso ed esplode nelle ultime battute.
L’Onda
L’Onda è quello che in gergo si definisce il lento, la ballata. Le tracce di questa canzone sono volutamente poche e ci sono una ricerca e un’attenzione sui suoni davvero approfondite, a mio avviso qui l’ascoltatore può riprendere fiato. In questo caso ho voluto seguire altre strade, non ci sono suoni violenti, tutto è piuttosto etereo e dilatato, se vogliamo c’è anche una maggiore ricerca nella melodia vocale, la voce è più cantata che declamata. Il testo tratta temi piuttosto esistenziali, immagino un ipotetico protagonista chiuso in casa sua che si affaccia alla finestra, magari in una di quelle giornate uggiose, e riflette un po’ sull’andamento della propria vita, le persone care, gli amori passati e quelli presenti, gli accadimenti del mondo, le gioie e i rimpianti.
La Peste
In questo caso ho lavorato soprattutto su una struttura che volevo fosse circolare e su tutta una serie di intrecci di chitarra. Questo è sicuramente il brano in cui l’elettronica è meno presente e viene dato più spazio agli strumenti veri e propri, soprattutto ci sono delle chitarre belle potenti. Fondamentalmente credo di essere stato ispirato da Scott Walker, artista che adoro. A livello letterario la canzone parla di come le persone reagiscono in modo del tutto personale ad un accadimento che impatta fortemente non soltanto su loro stesse ma sull’intera comunità. Nella fattispecie parlo appunto dell’arrivo della peste in un’ipotetica città che viene isolata per impedire il propagarsi dell’epidemia. C’è chi cerca di aiutare il prossimo, chi vuole godersi gli ultimi istanti, chi organizza la fuga, chi semplicemente aspetta inerme la propria fine, chi prova a sfruttare la situazione per un tornaconto personale. Insomma, una metafora della vita stessa.