Sono seduta sul parquet con una tazza di caffè nerissimo tra le mani, la luce che c’è fuori è quella appena dopo il tramonto, quella che quando sei in macchina ti fa vedere malissimo e invece quando sei a piedi ti fa vedere benissimo. Ascolto Rooms in Lo-fi, il livetape di Estel Luz, un concerto privato in camera mia.
Chiudo gli occhi e mi sento come se la sua voce mi tenesse stretta al cuore di qualcuno, come se fosse un fermacravatte, una forcina di metallo da usare nelle occasioni speciali che mi tiene ancorata al cotone morbido della camicia di lui, al sicuro.
Rooms in Lo-fi è caldo, in inverno ancora di più. Sa il sapore dell’altro emisfero, quello con le giornate lunghe e le ragazze con i capelli salati dopo i bagni in mare. Estel per metà viene da lì – la metà materna – e per metà da qui – quella paterna. La fusione di queste due culture si vede scritta nei suoi lineamenti e nella sua musica. Il resto ve lo racconta lei in questa bellissima e intima intervista: