A Londra 4 anni fa un ragazzo napoletano ha aperto una pizzeria. E fin qua tutto nella norma. Ma questo ragazzo si diletta a cantare in italiano ed è anche decisamente forte. “Quanto Ci Costa Essere Noi” è il nuovo EP di CoCo, prodotto da D-Ross e Star-T-Uffo, disponibile sulle varie piattaforme digitali, e rappresenta la punta di diamante dei nuovi progetti simil-R&B che stanno nascendo da due anni a questa parte anche in Italia. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Ciao Corrado! Innanzitutto complimenti per l’EP, che è di una freschezza incredibile. Ci vuoi parlare di come è nato il progetto?
Grandi! grazie mille innanzitutto. Diciamo che questo EP è nato un po’ per caso: conosco D-Ross e Star-t-uffo da un bel po’ ed era da molto che sognavo di fare qualcosa insieme, ma un po’ per la distanza –vivo da 4 anni a Londra– e un po’ per i nostri vari impegni non ci eravamo mai riusciti. Quest’estate sono sceso a Napoli per seguire Luche in giro per gli instore di Malammore, una sera eravamo insieme in studio da loro all’ RC music e così, quasi scherzando, dissi “Ross poiché sono qui, vi andrebbe di fare un progetto assieme?”. Fortunatamente sia a lui che a Star-t-uffo l’idea è subito piaciuta e nel giro di 10 giorni abbiamo praticamente buttato giù tutte le produzioni. Siamo stati quasi tutto il mese d’agosto chiusi in studio, tutti i giorni, nonostante il caldo asfissiante e devo dire che è stata una delle estati più belle della mia vita.
D-Ross e Star-T-Uffo hanno dimostrato di possedere una dote molto importante, che è la versatilità. Hanno costruito un tappeto di strumentali alt-R&B, accompagnate da una chitarra (che rende il tutto più particolare), che sembra fatto su misura per te. La tua intenzione è quella di portare un nuovo suono in Italia?
D-Ross e Star-t-uffo sono gli artisti e produttori più completi che abbiamo in Italia senza alcun dubbio. Diciamo che la nostra intenzione era quella di divertirci, di sperimentare e provare cose nuove (per me sopratutto). Ultimamente mi sentivo un po’ annoiato –e un po’ lo sono anche tuttora– dalla piega che ha preso il rap. Quasi tutto suona uguale, ogni pezzo, ogni artista sembra che stia cantando la stessa canzone, c’è poca ricerca, pochi spiragli di diversità e a tratti quasi sembra che al momento esista solo un determinato modo di fare le cose (e non parlo solo dell’Italia eh, penso che ahimè sia un problema un po’ generale) e questa cosa personalmente stava cominciando a prosciugare un po’ la mia ispirazione. Sentivo il bisogno di trovare strade diverse, provare cose diverse, mi servivano nuove influenze, nuovi mondi per me inesplorati e chi meglio di D-Ross & Star-t-uffo potevano guidarmi e accompagnarmi in questo percorso?! Questo progetto nasce proprio da questa esigenza e per il solo gusto di fare musica spingendomi un po’ più in là del mio universo solito. Con il solo fine di imparare, conoscere, conoscermi. Dalla mia sicuramente posso dire che proverò sempre a fare cose diverse. Odio essere etichettato ed odio sentirmi chiuso in qualcosa.
È raro trovare cantanti R&B in Italia, perché la lingua spesso non si presta. Ainè ad esempio è un giovane cantante italo-americano che sta provando ad adottare quel tipo di stile in italiano. Anche tu lo stai facendo, ma in qualche modo tieni un mood più cupo e, aiutato dal video e dal beat, con i tuoi testi l’hai dimostrato anche nell’EP. Da cosa deriva questa caratteristica della tua musica?
Mah, diciamo che purtroppo se le atmosfere non sono malinconiche e tristi, faccio veramente fatica a scrivere. Il mio metodo di scrittura è molto impulsivo e il beat fa il 70% del lavoro durante il mio processo di scrittura. Sono una persona molto introversa e la musica è quasi come se fosse l’unico mezzo che ho a disposizione per parlare di me e di tutto ciò che mi circonda dentro e fuori. C’è chi dice che scrivere canzoni “tristi” sia più facile, forse è vero, però per me personalmente è più facile esternare agli altri la mia felicità che la mia tristezza o le mie paure. Le mie paure e le mie delusioni purtroppo so soltanto scriverle.
Mi sono piaciuti molto i video, soprattutto per la scelta della location, che osservando le case, le vie e soprattutto il cielo pare essere l’Inghilterra, come nel video girato con Luchè “Lasciarsi Andare”.
E a vederti camminare per le strade in “Sto Da Dio” sembra che tu sia a tuo agio, come dice il titolo, quasi come fossi nato lì.
Che rapporto hai con quella terra?
Diciamo che sì, mi sento molto a mio agio qui, Londra da 4 anni è la mia seconda casa e da subito ho avuto una grande affinità con questa città. Come ho già detto in precedenza, qui puoi essere davvero chi vuoi.
“E so che siete più insicuri perciò vi agitate / Per questo che sono tranquillo qui a guardare il mare”. Prendo “Non dimenticherò” come esempio. Nell’unico pezzo rappato del disco, in questo flusso di coscienza, ci confermi quello che sostieni per tutto l’EP: che sei cambiato, che hai dato una svolta alla tua esistenza.
Qual è lo spartiacque della tua vita a cui riconduci questo cambiamento interiore?
Sicuramente ci sono stati vari avvenimenti che mi hanno portato al cambiamento. Dalla perdita di mia madre, al trasferimento a Londra senza nessun punto di riferimento. Ho avuto tanto tempo per stare da solo, tanto tempo per ragionare e riflettere su me stesso. Su chi fossi davvero. Durante gli anni mi sono perso parecchie volte, ma sono felice di averlo fatto perché una strada se non la perdi non la puoi trovare. Oggi so chi sono e cosa voglio davvero.
Ciò che sto per sostenere non è una critica, ma anzi vuole essere uno spunto di riflessione: forse sei uno dei cantanti napoletani che ha meno Napoli nella tua musica. Anche se sarebbe meglio precisare che hai eliminato non tanto Napoli, quanto gli stereotipi che ci girano attorno. Hai fatto capire che la tua città è fatta di persone, di storie da raccontare prima che di sceneggiati televisivi. Credi che sia una giusta lettura?
Bella domanda. La cosa che mi ripeto più spesso anche quando parlo con i miei amici è che se non fossi nato a Napoli a quest’ora sarei senza dubbio un’altra persona e sicuramente un altro artista (sempre ammesso che lo sia). Chi sono oggi lo devo a 2 cose nella mia vita e queste sono senza dubbio la mia famiglia e la mia città. A Napoli devo senz’altro la mia sensibilità. Napoli mi ha insegnato a essere umano, a essere sincero e a prestare attenzione a tutti e a tutto. È una città difficile da interpretare, com’è difficile convincerla, una città intelligente e disillusa che ti schiaffa subito in faccia la realtà dei fatti senza troppi giri di parole, per questo la amo. A Napoli non abbiamo bisogno di dimostrare o ostentare chi siamo perché lo siamo e basta. Nel mio modo di raccontarmi e nei mondi che racconto c’è tantissima Napoli anche se non ne parlo in prima persona.
Ora che sei in Roccia Music hai un palcoscenico su cui muoverti molto ampio –basti pensare a come Sfera abbia scalato le classifiche per capire che un’etichetta così non può che essere un ottimo trampolino di lancio. CoCo è pronto a diventare mainstream (che, come ci insegna Calcutta, non è una bestemmia) e a rischiare di lasciarsi trasformare?
Assolutamente lo è. Come ho già detto in precedenza Roccia Music ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di essere me stesso sempre. Mainstream di certo non è una bestemmia. Per me Mainstream semplicemente significa riuscire ad arrivare a più persone e questo sicuramente penso sia il sogno di tutti noi artisti e penso che per diventare Mainstream in primis bisogna restare se stessi. Sfera è Sfera da sempre, non è cambiato per nulla, è riuscito a imporsi con la sua roba e con quello che gli piaceva fare e credo che abbia funzionato proprio per questo motivo. Perché si sente che la sua roba lui se la sente addosso e non è un prodotto costruito a tavolino. Lo stesso vale per Luché che dopo 2 dischi da solista indipendenti ha firmato Universal e ha sfornato il suo terzo disco che forse é tra i più belli in assoluto. La parola Mainstream spesso viene associata al “male della musica” ma io non penso assolutamente che sia così, Mainstream ci si diventa non ci si inventa. Mainstream lo diventa chi ha seminato bene, chi ha convinto i proprio ascoltatori ed ha saputo portarseli con se. Poi sta all’artista sapersi riconfermare e restare coerente con se stesso.
Questo EP sarà accompagnato da un altro progetto nel corso dell’anno? Se dovessi fare un appello a un artista italiano che vorresti nel disco, a chi chiederesti?
Sì, ho già quasi pronto un nuovo progetto del quale non svelerò molto ma che se tutto va bene ho in mente di fare uscire entro fine febbraio inizio marzo. Per quanto riguarda un artista… mmm sicuramente come ho già espresso una volta sul mio Facebook uno dei miei artisti preferiti in italia è Mecna, ho appena finito di ascoltare il suo nuovo album “Lungomare Paranoia” ed è una bomba micidiale! Chissà, magari un giorno riusciremo a collaborare…