I Baustelle sono tornati, sono tornati i Baustelle.
Può sembrare tautologia, ma non è proprio così: con il nuovo album "L'amore e la violenza" sono tornati quelli de "La malavita" e di "Amen", dopo un lungo intervallo orchestrale che ha raggiunto l'eccellenza con "Fantasma".
Tornare al pop, dopo il monumentale, non deve esser stato cosa facile ma i Baustelle l'hanno fatto senza sembrare goffi e servendosi - in parte - di un'icona controversa, affascinante e senza tempo: Amanda Lear.
E Amanda Lear è il singolo che ha anticipato l'album: un brano tutto synth e scintillii, accompagnato anche da un video stilosissimo, nell'ambientazione così come negli outfit.
Abbiamo avuto l'onore di fare due chiacchiere con Valeria Di Renzo e Laura Montalto, le due stylist che lavorano ormai da un po' con i Baustelle e che hanno reso questo lungo piano sequenza di ambiguità e amore effimero, un'opera d'arte.
Tutte le foto sono di Francesco Prandoni.
Quello dei Baustelle è, ormai, uno stile riconoscibile e ben definito sia dal punto di vista delle ambientazioni che nel lavoro di styling tangibile nei video e nelle loro apparizioni live: cura estrema dei dettagli, retromania ed eleganza da vendere.
Come e quando nasce la vostra collaborazione con la band?
Valeria: Ho iniziato a collaborare con i Baustelle poco dopo essere arrivata a Milano nel 2010. Mi sono laureata a Roma in Antropologia culturale con una specialistica in Comunicazione visuale. Avevo affrontato l'argomento "moda" sempre in teoria e da lontano. Ero più interessata alla fotografia, al cinema. Poi un'amica mi disse che si era liberata una posizione da assistente Fashion Editor in una grossa redazione e sono partita.
Conoscevo già i Baustelle al di fuori del lavoro e mi sono proposta per lo styling e i costumi dei loro progetti. A pensarci bene è stato il mio primo lavoro da stylist.
Il disco era "I mistici dell'Occidente" se non sbaglio.
Da quel momento non ci siamo più lasciati!
Qualche anno dopo è arrivata Laura.
Laura: Sette anni fa mi trovavo a Roma per un master in styling e una sera sono andata a vedere il concerto dei Baustelle all’Atlantico. Li ho conosciuti in quell’occasione!
In quel periodo c’era nell’aria l’idea di trasferirmi a Milano per lavoro e nel 2011 sono entrata nel team di un ufficio stampa moda. Non era esattamente il lavoro per cui avevo studiato ma mi ha permesso di imparare i veri trucchi del mestiere e di collaborare con quelle stylist che oggi sono colleghe e amiche, tra cui Valeria. Con lei ho iniziato a lavorare per i Baustelle da “Fantasma”, disco del 2013.
Credo che il segreto di una collaborazione lunga e duratura sia stato essere in sintonia con lo stile dei Baustelle. Il modo in cui lavoriamo con loro ha un approccio tutt’altro che canonico. Citando la tua premessa, la cura dei dettagli, la retromania e l’eleganza sono elementi che già appartengono alla loro storia. Quello che facciamo è semplicemente servirci di questa spiccata personalità per poi darle forma concreta attraverso lo styling e i costumi.
Veniamo al loro ultimo video - “Amanda Lear” - che, in fatto di styling, è trionfo di bellezza e gusto.
Che tipo di ricerca c'è dietro? Quali sono i riferimenti?
L + V: Il video del primo singolo “Amanda Lear” è stato diretto dai To Guys, due giovani registi milanesi con cui abbiamo lavorato molto bene.
Sin dall’inizio i ragazzi avevano idee piuttosto chiare su come rappresentare ciascun personaggio sia nel carattere che nell’estetica e nella fisionomia.
Il casting del video è spettacolare!
Ci siamo confrontati ed abbiamo iniziato a fare ricerca nei nostri archivi passando in rassegna film, libri, riviste ed immagini dei nostri fotografi preferiti. C’è stata poi una fase di scambio di reference che ci ha permesso di mettere a fuoco ciascun personaggio e definirne l’estetica.
Alla fine di questo processo, abbiamo iniziato a lavorare sui costumi.
Ti sveliamo qualche riferimento di stile: “Dallas Buyers Club” e “Transamerica” o programmi tv di fine anni ’70 come “Canzonissima” e “Ma che sera”.
Per lo styling dei Baustelle invece ci siamo concentrate sul gusto e sullo stile dei ragazzi, che non si allontana affatto dal sapore anni ’70 che si respira da sempre nel loro mondo. In questo video volevamo che si distinguessero per eleganza da tutto il resto e non è stato difficile, dal momento che abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione splendidi abiti di firme importanti.
E Amanda Lear c'entra?
L + V: Amanda Lear c’è nello spirito e nelle atmosfere.
Non è un video su di lei, ma nelle nostre ricerche e ispirazioni di styling non abbiamo mai perso di vista la sua figura, in quasi tutti i personaggi c’è un po’ di Amanda ma nessuno lo è fino in fondo.
Quello che più mi ha colpito del video è il coesistere, in alcune scene, di epoche completamente differenti, eppure perfettamente accostabili: c'è la solita nostalgia per gli anni 70 (e quindi pellicce, glitter etc), uno sprazzo di anni 50 (nella donna che sembra uscire direttamente da un episodio di American Horror Story) ma anche felpe, bomber e acconciature del nostro decennio.
C'è una scelta precisa dietro questo contrasto?
L + V: La scelta dei contrasti fa sempre parte di un disegno di regia.
Da subito l’idea era quella di un lungo piano sequenza durante il quale si sarebbero incontrati e svelati di volta in volta i protagonisti della storia.
Abbiamo lavorato su di loro attribuendo a ciascuno un gusto estetico ben preciso e inserendoli in un loro personale arco temporale. L’intenzione era quella di renderli diversi, in contrasto, eppure attori di una stessa trama, così da ottenere un effetto scenografico surreale, una storia sospesa nel tempo.
Di quale brano dei Baustelle, tratto da “L'amore e la violenza”, vi piacerebbe curare lo styling per un prossimo video?
Fantasticate di getto e dite qui come ve lo immaginate.
Laura: Eurofestival, per la quantità di personaggi che potrebbero essere rappresentati nel video, sarebbe un gran bel lavoro.
Di getto m’immagino una parata di carri colorati che sfilano tra la folla carichi di quei personaggi citati nella canzone. Un carnevale grottesco travolge e disorienta il protagonista che sogna di trovarsi altrove.
Valeria: Anche Betty ha un testo stimolante. Studiare a fondo l’identità di un’adolescente dei giorni nostri e rappresentarne i contrasti, potrebbe essere una prova interessante.
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