Venerdì 10 febbraio Raw torna al Villaggio Globale (zona Testaccio) per il secondo appuntamento della rassegna mensile dedicata ai nuovi nomi dell’Outsider house.
Se vi stesse chiedendo cosa sia l’outsider house, mi riferisco a quel sound di cui L.I.E.S Records, Russian Torrent Version, The Trilogy Tapes e Opal Tapes prime su tutte sono state esportatrici. Da quel momento in poi nomi quali Florian Kupfer, Ron Morelli, Greg Beato, NGLY e Samo DJ si sono distinti dal resto della scena per la loro capacità di estrapolare gli elementi morbidi della house old school e contaminarli con riverberi, tonalità acide e raw.
Fa parte di questa seconda ondata TRP, all’anagrafe David Willenberger, Dj e producer tedesco, divenuto uno dei nomi più acclamati della scena raw europea.
Pubblica il suo primo EP su una label di rilievo quale Lobster Theremin, raddoppia con Shall Not Fade e conclude l’anno con il disco sull’etichetta del momento Unknown to the Unknown, fondata da DJ Haus.
Notizia fresca è il suo debutto su NTS, la radio più importante di Londra e la più autorevole sulla scena.
Tutti in UK, Germania, Australia, Francia, Canada stanno parlando del fenomeno lo-fi. Riferendosi a questo sottogenere con appellativi quali raw house o outsider house… Per essere chiari sulle definizioni: che cosa è per te la lo-fi music? È sinonimo di raw house? Prima di tutto: “Lo-Fi” non è un genere per me, ma più un “sound design”. C’è l’Hi-Fi, c’è la Lo-Fi. È un trend al momento. Ritengo le persone abbiano sempre preferito la musica “imperfetta”. Tutti amano il suono impuro del vinile. Il genere Lo-Fi (anche se non impazzisco per questa parola) attinge dalla musica anni 80’ e 90’. Tutti questi producers da cameretta si sono divertiti con qualche gear analogico e una tape machine. In quel periodo non c’erano computers che potessero sistemare le tue tracce. Ecco perché tutti amano il suono raw delle prime produzioni, ma è la mia opinione.
Alcuni artisti in Italia hanno definite la Lo-Fi come “fake house”. Ritengono che non sia niente di nuovo se non “old school” house, forse con qualche kick più sporco ed elementi riverberati, ma è tutto qui.
Come ho detto, per me la Lo-Fi costituisce un sound design, può essere l’Acid-House di Paranoid London, può essere il suono funky di John Swing. È vero anche che alcune persone la definiscono musica da “home listening”. Io sono anche d’accordo con loro in molti casi perché alcune di queste tracce effettivamente non possono essere suonare in un club. È abbastanza strano suonare tunes del genere con un bel sound-system.
Come sei entrato in contatto con la Lo-Fi?
Non lo so precisamente. Ascoltavo tanto hip hop che ha qualche suono simile. Ho poi scoperto Relative, Restoration e materiale del genere, mi piaceva il calore delle loro releases.
Cosa hai provato il giorno dell’uscita del tuo primo ep su Lobster Theremin?
È stato ovviamente fantastico. Lobster Theremin è una delle mie etichette preferite. Non avevo programmato alcuna uscita con loro, quindi quando Jimmy mi ha contattato non potevo crederci. E’ bello vedere le persone sorridere per quello che fai.
Per chi segue la scena e gli addetti ai lavori, Jimmy Asquith è un capo, colui che ha messo in piedi un sistema indipendente, autosufficiente attraverso il quale scoprire e supportare attivamente una serie di etichette emergent e talenti.
Com’è far parte della famiglia Lobster Theremin?
Va pazzo per la musica nuova. Ed è fantastico, secondo tutto questo non sarebbe hype senza di lui. Lobster supporta artisti sconosciuti e da’ loro la possibilità di far arrivare le produzioni ad un pubblico molto più vasto. Salute a tutta la crew di Lobster, siete i migliori.
Cosa puoi dirci riguardo il tuo ultimo disco su UTTU? DJ Haus ti ha chiesto qualcosa di specifico, ti ha fatto qualche richiesta o ti ha lasciato libero di esprimerti in sostanza?
Un mio amico è uscito su UTTU un po’ di tempo fa e mi sono detto “Cavolo, sono geloso”. Ammiro molto ciò che sta facendo così ho mandato alcune tracce al mio amico e lui le ha girate a DJ Haus. Gli sono piaciute immediatamente e così è avvenuto tutto.
Chi è il tuo artista preferito tra quelli della Shall Not Fade?
Oh, è una domanda difficile. C’è tanta musica buona. Ok, se devo sceglierne uno: penso il mio preferito sia Steve Murphy. Man, lui è così bravo a produrre. È molto simile al mio preferito in assoluto, John Swing.
Noi abbiamo ascoltato tutti le tue produzioni via Soundcloud o social networks; Youtube è anche un intermediario importante, ma la tua credibilità non è stata costruita da uno di questi canali catalizzatori.
Certamente Soundcloud mi ha aiutato a guadagnare popolarità e lo uso ancora molto nel tempo libero per trovare roba nuova. Ma compro dischi da prima di venire a conoscenza della piattaforma. E lo faccio ancora se magari non c’è nulla su Soundcloud o sui social.
Quanto è stata importante la tua città di origine, Heilbronn, nel tuo percorso artistico?
Heilbronn è una cittadina abbastanza piccola e noiosa. C’è solo un club degno di nota. Un mio amico mi ha introdotto in questo mondo e siamo andati a molti eventi (e ancora andiamo). Alcuni ragazzi hanno organizzato una serie di eventi dal nome “Who the fuck” circa 8 anni fa, a cui ho preso parte come resident per fare i warm up. L’idea è di far conoscere alla gente artisti di cui non sanno l’esistenza. Chi viene a queste feste sa’ che c’è buona musica.