Un mondo raro è il nome del nuovo progetto dei cantautori siciliani Dimartino e Fabrizio Cammarata: un disco e un libro ispirati e dedicati a Chavela Vargas. Amante di Frida Kahlo, musa di Almodóvar e icona omosessuale che ha infranto gli schemi di un intero secolo, la Vargas è stata una sorta di Edith Piaf messicana, giunta al successo mondiale solo in tarda età e dopo una vita tormentata ed avventurosa.
Dopo un viaggio insieme in Messico sulle orme della cantante, i due artisti palermitani hanno tradotto in italiano e reinterpretato dieci tra le più famose tracce della Vargas, a cui si affianca un romanzo edito da La Nave di Teseo. Un’opera preziosa ed ambiziosa, la cui qualità e meticolosità sono ben percepibili.
Abbiamo contattato Antonio e Fabrizio per farci raccontare il disco canzone dopo canzone.
Non Tornerò
La prima canzone a cui abbiamo lavorato. Quella da cui è nato tutto. È impressionante come in quella camera d’albergo di Città del Messico ci si sia svelata una bellezza inaspettata mentre trasformavamo la canzone. “No Volveré” anche la prima canzone del primo disco di Chavela, del 1961.
Macorina
È il soprannome di una prostituta d’alto bordo dell’Avana pre-rivoluzionaria, che ha fatto perdere la testa a presidenti, miliardari americani e poeti, come il raffinatissimo Alfonso Camín, spagnolo, che scrive una poesia piena di riferimenti sensuali che traboccano di flora cubana… Questa poesia viene regalata a Chavela, che conosce la Macorina di persona e ne viene rapita. Il ritmo e la melodia sono tutte di Chavela. Le parole lo diventano.
Un Mondo Raro
Un altro “regalo” che viene fatto a Chavela, questa volta dall’amico di una vita, il compositore José Alfredo Jiménez. Il “mundo raro”, che in spagnolo ha il doppio significato di “raro” e “strano” e che dà il titolo al disco e al romanzo che abbiamo fatto, è il mondo dei poeti, che inseguono le parole, comprano illusioni e prendono gli amori dolorosi come un investimento, alla ricerca eterna di una bellezza che dà conforto come il bicchierino di tequila delle 4 del mattino.
Le Cose Semplici
La canzone preferita di Chavela durante gli ultimi anni della sua vita. Straziante, ogni verso è così denso di verità “scomode” che quasi fa male ascoltarla. Esistenziale, filosofica. Eppure si dota di parole semplici e dirette. L’avrebbero cantata anche Edith Piaf e Billie Holiday, se solo avessero vissuto abbastanza da ascoltarla.
Non Son Di Qui, Non Son Di Là
Ci piace pensare che questa sia una delle tante dichiarazioni di “libertà” della nostra sciamana, Chavela. Una canzone in cui si viene rapiti dal fascino di donne che immaginiamo come nelle foto di Manuel Alvárez Bravo: nude, sensuali, dal tempo rallentato e bruciate dal sole messicano, nello sfondo muri scrostati di case coloniali ed enormi agavi.
Croce di addio (cruz de olvido)
A metà di questa canzone abbiano voluto lasciare la voce di Miguel Pena, uno dei chitarristi di Chavela, nel momento esatto in cui ci dà delle indicazioni precise sulla struttura e sull’interpretazione del pezzo.
Verde luna
Classico latino, l’unico del repertorio di Chavela Vargas a essere stato tradotto e reinterpretato in Italia, prima da Nilla Pizzi e poi da Mina.
Le ombre (sombras)
Forse quello un po’ più complesso da rendere in italiano “nella penombra chiara della piccola alcova…” qui le chitarre dei “macorinos” sembrano piccole fiammelle che zampillano dietro a un lenzuolo.
Andiamo via (Vamonos)
Sicuramente la canzone del repertorio di Chavela più “politica”, quella in cui esplicitamente si parla di amore tra individui dello stesso sesso, o tra persone di diverse classi sociali. “Che non siamo uguali dice la gente”
Pensami (Piensa en mi)
Una delle prime che abbiamo tradotto e che ha acceso in noi qualcosa. La traduzione di questa meravigliosa canzone di Augustin Lara è stata una delle più semplici, la sua immediatezza la renderebbe credibile anche in finlandese. Nel nostro viaggio siamo stati a Tlacotalpan nella casa di Augustin Lara, un posto colato costeggiato da un fiume sulle cui rive i bambini imparano a suonare il charango.