Esce oggi per 42Records Quattro Quartetti, reinterpretazione del classico letterario di T.S. Eliot ad opera di Emidio Clementi e Corrado Nuccini.
Proprio quest’ultimo ci racconta l’opera traccia dopo traccia con tanto di foto inedite.
Buona scoperta.
BURNT NORTON
Abbiamo registrato tutto il disco in tre prove. Nella prima abbiamo impostato i primi due quartetti, nella seconda non abbiamo combinato nulla e nella terza abbiamo finito il lavoro. Ci siamo piazzati nello studio di Mimì in via Castiglione, con il parquet che scricchiola, i libri e dischi, il suo piano e l’armonium del 1920 comprato in India per pochi euro. Mi sono portato dietro il mio piccolo studio mobile composto da computer, scheda audio, casse della KRK rockit5, Push di Ableton, un microfono Rode, una tastiera midi, la mia Jazzmaster e la pedaliera. E si incomincia.
Note nerd.
Il drone con cui inizia il disco (BURNT NORTON I) è un plugin di Kontakt della Native Instrument, ovvero il GP02 Vocalise, modulato variando leggermente la tonalità. Ho aggiunto un po di suoni da un banca dati di Chris Watson presa da suoni dei ghiacciai. A metà del primo movimento parte un rumore ritmico, è stato fatto con UNA CORDA sempre della NATIVE INSTRUMENT, a dire il vero, mezzo disco è stato fatto con quel piano fantastico. Le batterie sono fatte con BATTERY e PUSH. Il secondo movimento (BURNT NORTON III) riprende il drone di GP02 Vocalise a cui abbiamo aggiunto delle trombe registrate da Tiziano Bianchi filtrate con un harmonizer dell’eventide. Per l’ultimo movimento (BURNT NORTON III), siamo ripartiti da un tema di piano, dove ho aggiunto delle voci registrate da mimi, campionate e risuonate con FORM. Abbiamo aggiunto altre voci tirando in causa Nina la figlia di mimì di 10 anni e una sua amica. Ho aggiunto pure io un po di voci con un TC-Helicon VOCAL LIVE 2. Alla fine c’è un tromba di Tiziano, distrutta con un qualche plug in dell’eventide che si intreccia con un sax di FORM.
EAST COKER
East Coker l’abbiamo scritto in pochissimo tempo sull’entusiasmo del risultato del primo quartetto. Avevo un paio di giri già registrati al piano, dal sapore blues svanito, e su quelli abbiamo iniziato a mettere le parole di Eliot. La voce di mimì ha la capacità di rendere musicali tutti i testi, anche quelli più difficili e così è stato. Abbiamo aggiunto suoni “materici” presi dal rumore degli oggetti intorno: lo scricchiolio del parquet, degli sgabelli in legno, il rumore degli oggetti presenti nello studio. Ho provato ad inserire il paesaggio sonoro che mi circondava. C’è quindi molto dello studio di Via Castiglione nel disco.
Note nerd.
Il riff di piano iniziale è sempre UNA CORDA (EAST COCKER I) di Native Instrument al quale si aggiunge un synth di Reaktor e una chitarra filtrata con Guitar Rig che fa un continuo feedback. A queste ho aggiunto una chitarra acustica molto stoppata che dà ritmo al riff, il beat è sempre preso da Battery suonato con Ableton Push. Nella ripresa c’è una chitarra registrata in formato audio poi trasformata in midi e resa sintetica. Il drone di EAST COCKER III è bastato su un suono di FORM che modula un coro di voce umana in maniera molto particolare. A quella ho aggiunto dei brass sintetici e delle chitarre, una in reverse l’altra, registrata successivamente in fase di mix, in studio a Bologna da Giacomo Fiorenza usando il set nella foto. Il giro di piano di EAST COCKER V è un mix tra UNA CORDA e il piano acustico a muro della casa di Mimi dove poi ho aggiunto una chitarra, una fender stratocaster, col pedale del volume.
I DRY SALVAGES
Dopo aver perso un pomeriggio senza fare nulla ci ritroviamo per una terza volta. Io mi metto alle tastiere e suono quel giro che si sente all’inizio di I DRY SALVAGES I. A Mimì piace e iniziamo a strutturare quell’idea, aggiungendo suoni che ricordano, corde, oggetti mossi dalle lente maree. Abbiamo aggiunto una campana tibetana e un drone indiano. Gli ultimi due quartetti virano maggiormente verso i suoni del mondo. Strumenti indiani e Africani, ma anche gamelean e suoni ambientali. Nel secondo movimento Mimì si mette all’Armonium e registriamo sospesi tra Bologna e Varanasi, Krisna e Arjuna.
Note nerd.
I DRY SAVAGES I è quesi tutto fatto con suoni di FORM di Native Instrument a cui abbiamo aggiunto una campana tibetana e un drone di Tambura, alla fine c’è un riff di chitarra aggiunta in studio, filtrata attraverso una catena di Strymon Riverside, Timeline e BigSky direttamente nel banco, passando per un pre della Neve e suona tutto molto sintetico. Il secondo movimento I DRY SALVAGES III è più complesso, c’è un riff di chitarra registrata con GUITAR RIG, ci sono suoni di organi presi da FORM e dei campioni di voci sempre filtrati con FORM. Nel cambio partono delle percussioni africane, una chitarra registrata in studio con lo Strymon Riverside che si intreccia con synth di REAKTOR e l’armonium . Nel finale c’è anche un Bansuri, un flauto indiano. I DRY SAVAGES V parte da un riff di piano riverberato con Convolution Reverb di Max for Live e tantissime percussioni, alcune senza nessun effetto altre filtrate con REPLIKA per dargli un po’ di colore. I bassi sono presi da un BOLON, uno strumento del Mali. A questi ho aggiunto, a casa mia a Modena, suoni di percussioni e giocattoli di Olivia, come si vede in foto.
LITTLE GIDDING
Il primo movimento di LITTLE GIDDING è un lungo trip elettronico con droni fatti con synth modulari, mescolati a strings machine e rumori digitali, il risultato ci piace molto però da qui in poi cerchiamo un respiro riconciliante perché la chiusura deve essere un abbraccio. Le musiche si spostano versosonorità più avvolgenti e morbide. “E tutto sarà bene, e ogni sorta di cosa sarà bene” recita Mimi in chiusura del quartetto e del disco. A proposito, le voci del disco sono state registrate in studio a Bologna da Giacomo Fiorenza, abbiamo usato un microfono a nastro, molto insolito per questi tipi di lavori, però con un suono caldissimo e una timbrica inimitabile.
Note nerd.
Il primo drone LITTLE GIDDING I è fatto a partire da un loop fatto con REAKTOR e con degli interventi di Synth Modulare “Makenoise” suonato da Giuseppe Cordaro. Ci sono anche aggiunte di sitar e di piano filtrato in un lungo delay suonato da Mimì. LITTLE GIDDING III è composto con UNA CORDA suonato quasi completamente mutato insieme a dei suoni di Balafon africano. Nel ritornello c’è un armonium e degli archi filtrati in un eco a nastro. Nel finale parte una chitarra registrata col freeze del BigSkye della Strymon che tiene la nota quasi come una sorta di E-Bow. L’ultimo movimento LITTLE GIDDING V è basato su un suono di piano mandato in reverse. Dove ho aggiunto scricchiolii vari e un synth di REAKTOR, poi si aggiungono delle chitarre registrate in studio sempre senza ampli, con un pre della Neve. Suonano molto definiti e sintetici, un suono che mi piace molto. Ultimissimo cameo, Andrea Faccioli “Cabeki” suona bell harp e ukelin. Gli ultimi rumori sono dei campionamenti presi da miei dischi, fruscii, ronza varie.