Switch to page 2 for English version
Nata agli inizi degli anni 90, la Nervous Records sie è guadagnata di diritto un posto di primo piano negli annali della musica house e techno. Per capirlo basta dare un occhiata alla serie interminabile di produttori e vocalist leggendari che hanno ne hanno firmato il repertorio, dai Masters at Work ad Armand Van Helden, da Todd Terry a Kerri Chandler, da Josh Wink a Todd Edwards, ed ancora Frankie Knuckles, Byron Stingily, Junior Vasquez, Kim English ed innumerevoli altri. Il suo fondatore, Michael Weiss, oltre ad essere uno dei fautori del suono dance di New York di ieri ed di oggi ed un discografico di vecchia scuola è un pozzo di conoscenza in fatto di club culture, dai 70s ad oggi. Un interlocutore come è raro trovarne oggigiorno. DLSO ha avuto il privilegio ed il piacere di intervistarlo. Ecco quanto ci ha raccontato:
Per cominciare vorrei chiederti come sei arrivato alla fondazione di Nervous Records?
Sono cresciuto circondato da musica, specialmente il sound dei clubs di New York. Mio padre era il fondatore della Sam Records, famosa per il suo catalogo di disco dei 70’s e cosi mi sono sempre trovato immerso in quel tipo di cultura. Verso la fine degli anni 80 il suono emergente era quello della house music di New York ed essendo io cresciuto in quell´ambiente, quando mi trovavo in un club e sentivo un buon brano trovavo del tutto naturale l´andare dai dj per chiedere che cosa stessero suonando. Salutavo e chiedevo molto semplicemente che canzone fosse quella che stava passando in quel momento. Cosi facendo, riuscire ad incontrare molti dei dj che suonavano in giro per la città divenne una cosa naturale. Gente come Frankie Knuckles, David Morales e Todd Terry. Ad un certo punto arrivai a realizzare che avevo abbastanza conoscenze per poter dire “Voglio fondare la mia etichetta discografica”. L´inizio è stato molto fortunato perché le nostre prime tre releases erano firmate da Roger Sanchez, Louie Vega, Todd Terry e Kenny Dope. Il meglio del sound di New York a quel punto, originale e molto popolare anche in Europa. Era un miscuglio di influenze disco e di prima house di Chicago.
Anche il logo dell´etichetta ha contribuito al suo successo, non è vero?
Certo! Fin dall´inizio il logo Nervous è diventato popolarissimo in maniera autonoma. La nostra prima uscita risale al 1991, proprio quando la scena acid house riscuoteva successo a Londra. Il nostro suono era quello della garage house di New York mentre i clubs londinesi erano più orientati verso l´acid -beninteso, senza voler mettere questo in relazione con il consumo di ecstacy- ma mi ricordo molto bene di essermi trovato a Londra in quel periodo e di aver visto il nostro logo dappertutto, non solo nei clubs. Gli inizi della label sono stati veramente fortunati, siamo partiti a razzo! Questo è stato molto importante perché, da un punto di vista commerciale ma anche artistico, le prime uscite devono diventare subito popolari, ti rendono subito riconoscibile. A distanza di venticinque anni da questo lancio cosi fortunato il nostro brand è ancora altrettanto forte. Le cose nell´industria discografica cambiano velocemente, le persone, le radio, il formato sul quale la musica viene stampata e diffusa, ma il nostro marchio è affermato ora come allora. Cerchiamo di restare sempre al passo con il sound del momento e quello che è popolare tra i dj e nei club.
Ci racconteresti qualcosa a proposito di That Nervous Track, prodotta per te da Louie Vega e Kenny Dope ed a sua volta indissolubilmente legata all´etichetta?
Quello è stato un altro gran colpo per la label. Spesso Kenny e Louie lavoravano in studio di notte, avevano un sacco da fare con i fantastici remix che producevano per le majors e quando avevano finito di lavorarci su cominciavano con delle jam per lasciarsi un po´andare e farsi venire qualche idea. Durante una di quelle notti Louie mi telefonò, intorno alle quattro, dicendomi: “Mike devi venire a sentire questo pezzo pazzesco”, io gli risposi “Fammelo sentire attraverso il telefono”, e lui “Non se ne parla, devi venire qui in studio”. Cosi arrivai lì e mi fecero sentire un mix provvisorio, ma si sentiva già quanto il brano fosse innovativo. A quei tempi quel tipo di sound, con quelle ritmiche spezzate, era del tutto nuovo. Non c`era nessun incrocio di stili. C´era la house, il jazz o l´RnB. Con quella loro produzione riuscirono a unire tutti questi generi. In America la suonavano i djs hip hop tanto quanto quelli house. Era del tutto innovativa. Da qui è venuta l´intuizione del titolo That Nervous Track, in questo modo avrebbe tenuto vivo il nome della Nervous e l´avrebbe reso riconoscibile da lì a cent´anni.
A proposito di hip hop, con il lancio della sub-label Wreck iniziò il collegamento diretto con la scena hip hop:
Quell´idea nacque dalle mia frequentazione dei clubs hip hop. Se si tratta di trovare musica nuova, viviamo in tempi molto diversi rispetto ad allora, internet ha reso tutto immediatamente accessibile, ma io ho frequentato i clubs praticamente per tutta la mia vita proprio per quel motivo. In quegli anni c´erano un sacco di locali dove si ascoltava hip hop, ed in particolare quello più figo ed underground. Oggi l´hip hop che si ascolta è più commerciale, a quei tempi New York aveva una bella scena underground dove di fatto un sacco di djs suonavano sia house che hip hop. Standomene in giro facevo conoscenza con molti di loro, tra questi Chuck Chillout. Diventammo amici, ed è lui che scoprì i Black Moon, vedendoli esibirsi in un talent-show.
Ho sempre pensato che Nervous rappresenti tutto quello che succede nella vita notturna. Per esempio, con Josh Wink lanciammo una label chiamata Sorted che si era specializzata nella techno degli inizi, tipo le prime sue uscite con lo pseudonimo di Winks, Don´t Laugh è una di quelle. A New York esisteva anche una scena undergound techno scene, la creazione di tutti quei nomi e quei logo erano variazioni del marchio originale Nervous, come l´etichetta Weed, creata per rappresentare la grande scena reggae hip hop scene che stava emergendo a New York. Tutti quei logo portavano a produrre anche altre t-shirts che si vendevano davvero ovunque. Nel Bronx, Brooklyn, Queens.
Mad Lion, Funkmaster Flex, KRS-One e Mike Weiss 1994
Mi ricordo di aver sentito parlare di una presunta rivalità tra Nervous e Strictly Rhythm. In Europa ad esempio si diceva che quest´ultima fosse più affermata in Germania, mentre l´Italia era tutta votata a Nervous ed il suo logo:
Con Strictly c´è sempre stato un rapporto molto amichevole anche perché i nostri obbiettivi erano diversi. Loro erano più interessati in un sound dal maggior potenziale commerciale, pensa ad esempio ad un pezzo come I Like To Move It, mentre io ero più concentrato sulle sotto-culture. La loro ambizione era di portare la house ad essere popolare in tutto il mondo, io ero invece un entusiasta della roba underground, come l´hip hop e la techno. In generale la scena musicale a quei tempi era molto più diversificata, c`erano ancora le opportunità di creare sub-label dedicate a specifici generi più di nicchia, come era successo con la Wreck, che era diventata tanto popolare nella scena hip hop tanto quanto la Nervous stessa tra la comunità house.
Ci potresti rivelare quali sono i successi Nervous più grossi, da un punto di vista delle vendite?
I successi più grossi sono stati Don´t Laugh di Winks, Get Up Everybody di Byron Stingly, Night Life di Kim English, Rushing di Loni Clark e Feel Like Singing di Sandy B. Inoltre direi che ci sono stati altri dischi che non forse non hanno venduto altrettanto ma che sono diventati molto popolari per quello che hanno rappresentato. Rain di Kerri Chandler per fare un esempio. Nel caso di Kim English invece, alcune delle sue canzoni sono diventate famose grazie alle numerose volte in cui sono state campionate. Unspeakable Joy è una di queste, molto popolare a New York, oppure Missing You, che è stata poi usata innumerevoli volte. Per quello che riguarda l´hip hop, i Black Moon con l´album “Enta Da Stage”, Smif-n-Wessun con diverse migliaia di copie vendutes, Take It Easy di Mad Lion. Oltre a queste, alcune canzoni prodotte da Funkmaster Flex, quello che negli U.S.A. era il più grande dj hip hop, erano diventate molto conosciute grazie ai passaggi radio.
Se tu dovessi annoverare le tue personali highlights riguardanti l´etichetta, che cosa sceglieresti?
Nel 1992, quando il Ministry Of Sound di Londra è stato aperto. La prima volta che ci sono stato avevano esposto una enorme bandiera con il logo di Nervous sopra, talmente grande da coprire tutta la facciata del club. Non so nemmeno come abbiano fatto. In realtà era una bandiera degli Stati Uniti con il nostro logo al posto delle stelle e delle strisce. Quello è stato un gran momento per me.
Devo anche nominare il mio grande amico Louie Vega. Lui è stato decisivo nel lancio di un sacco di nostre canzoni di successo. Basta che sia lui a suonare un nuovo disco di fronte al pubblico e questo prende subito quota. Questo succede fin dai tempi di Feel Like Singing di Sandy B, o degli stessi Nu Yourican Soul di That Nervous Track. Anche la scorsa estate, con il suo remix del classico disco Bourgie Bourgie. È sempre emozionante quando è lui a lanciare un pezzo, anche se l´industria è cambiata e l´attenzione si è spostata sulla vita notturna più in generale ed il djing, piuttosto che sui brani in sè per sè. Mi occupo anche del management di Oscar G, metà del duo Murk. Andare in giro per i clubs con lui, vederlo suonare di fronte a quattro o cinquemila persone impazzite, è sicuramente molto eccitante.
Mi ricordo sempre anche di quando Byron Stingly è arrivato con la sua Get Up Everybody nella top 10 pop in Gran Bretagna ed ha cantato la sua canzone di fronte a seimila persone. Ogni volta che mi trovo in un situazione live ed il pubblico reagisce positivamente ad una delle nostre canzoni, posso dire di rivivere un momento culminante della mia carriera.
David Morales, Roger Sanchez, Byron Stingily, Tony Humphries, Mike Weiss 1997
Quali sono le vie attraverso le quali trovi nuovi talenti per la tua etichetta?
Ho sempre avuto un buono staff. La persona che si occupa del settore al momento è Andrew Salsano. Il processo è molto organico. Andy ha un buon orecchio. Le cose sono diverse oggigiorno rispetto ai tempi in cui le releases digitali non esistevano ancora. Nella pubblicazione di una release fisica, il processo di produzione era molto più complesso, sia che si trattasse di vinile, cd o cassetta. Non si potevano produrre troppe copie, dovevi avere un buon fiuto e si doveva spingere molto di più per la promozione. L´intero processo era molto più lungo ma, d´altra parte, la gratificazione era maggiore.
La sfida oggigiorno è riuscire a profilarsi al di sopra della gran quantità di musica che viene messa sul mercato. Non è più nemmeno chiaro cosa significhi il termine “uscita discografica”. Alcuni non mettono nemmeno più la propria musica in vendita online ma si limitano a caricarla su siti tipo Soundcloud e li usano per costruirsi una reputazione. Andrew è molto bravo nel capire quali sono le produzioni per le quali vale la pena passare ad una fase successiva. Attualmente abbiamo tre o quattro uscite alla settimana, una cosa molto ambiziosa ma dal momento che la musica si vende sempre meno, riusciamo cosi a raggiungere certi numeri. Un mucchio di etichette indipendenti di questi tempi vengono gestite dagli stessi dj e produttori ma noi continuiamo a farlo alla vecchia maniera. Dobbiamo giustificare ciò che facciamo sulla base delle vendite, dobbiamo pubblicare un certo numero di brani per mantenere i profitti ad un certo livello.
Ci sono stati periodi di magra nei nostri primi dieci o quindici anni di attività, le vendite si muovevano molto lentamente, ci dicevamo “Wow! come possiamo andare avanti? CI serve una hit!”. Ma è proprio quando pensi che non ci sia niente all´orizzonte che invece arriva un grande successo. Quello che mi dà continuamente motivazione è il mio amore per la buona musica. Mi fà stare bene trovare una produzione interessante, prederla quando è ancora in forma grezza, rifinirla, pubblicarla e vedere come funziona nei clubs. Vedere come la gente balla con la nostra musica mi dà ancora i brividi, ora come allora. È questo il carburante per la mia motivazione.
Tornando alla nostra struttura divisa in sotto-etichette, continuiamo ancora oggi a partire dalla Nurvous, fondata cinque anni fà, che rappresenta la nostra natura più legata alla disco ed alla deep house. Andrew è stato molto bravo a dargli un carattere che si distingue chiaramente dal tipo di house e techno con la quale la Nervous è più tradizionalmente associata. Le due etichette hanno anche due separate e ben distinte fanbases.
Come ascoltatore, quali sono i produttori che più ti entusiasmano al momento?
Come sempre Louie Vega, Kenny Dope e Oscar G ma anche Mark Lower, Lazaro Casanova, Tiger Stripes, Paul Woolford, Dense & Pika, Krystal Klear, Victor Ruiz, Enrico Sangiuliano, solo per nominarne alcuni.
Quali sono le uscite Nervous e sub-labels Nurvous, Made In Miami e Murk Records più recenti, e quali sono quelle che avete in preparazione?
Innanzitutto in uscita la compilation “Dancin’’, raccolta di pezzi inediti ed esclusivi di produttori a noi vicini e mixata da Hector Romero. Oltre a questa singoli già in commercio come quelli di Joi Cardwell & DJ Gomi con remixes di Fred Everything, NiCe7 ed Eli Escobar. Bang, DaBeat di Samuri e Kevin Aviance remixata tra gli altri da Crookers. Teddy Douglas con To The Beat Of The Drum. Ed ancora Oscar G con Lazaro Casanova in What I Need, Ant LaRock e Robert Owens in A Better Me, Boris Smith, Chris Child, Katianshé e molti altri ancora.
Switch to page 2 for English version