Ho cominciato a scegliere le tracce per questa playlist ad inizio marzo. Le idi erano solo un’idea e il primo caldo aveva reso limpido e pulito anche il cielo di Milano. Ho cominciato a pensare allo scorrere del tempo che siamo soliti contare in primavere, un’unità di misura che comincia a farsi più pesante quando i venti lasciano spazio ai trenta. Il lavoro, le distanze, tutto sembra ricordarti che stai diventando altro, che sei cresciuto e che i pomeriggi al bar sono diventati la semplice manifestazione di un ricordo. Ultimamente ho sempre meno tempo da dedicare all’ascolto; mettere insieme le tracce di questa playlist mi ha aiutato tenere conto del nuovo, lasciandomi ricordare dei motorini che corrono nei viali alberati della mia città, del fumo denso che si spande tra i divani di un garage, degli ormoni che sbattono, delle serate in cui l’aria fresca di un pomeriggio di fine marzo era preludio ad un’estate bellissima e infinita e totalizzante. Questa playlist è la voglia di rimanere uguali ai 15, con quell’urgenza e senza paura. Non ci sono strade seguite pedissequamente, non è una scelta tematica ma un tentativo di tenere traccia delle cose che passano e succedono. Allora dentro ci puoi trovare la trap e la raw house, l’indie (ma senza i synth suonati male) e l’afrofuturo. Sali sulla bici, che con il tempo le due ruote si sono fatte meno potenti e hanno perso il parabrezza di dieci anni prima, e schiacci play. Se ti lasci accompagnare dai bassi e dal ritmo anche il catrame sotto i piedi e il cemento intorno possono scomparire, trasformando un incubo in una giornata da giacca leggera, birretta in mano, gli amici che ridono mentre Masaniello gira le dita e incendia la carta. Ricordati di essere felice.