Masaaki Yoshida è un prodigio. Il produttore giapponese, accasato alla Tru Thoughts (clicca per leggere il nostro label profile) col nome d’arte di Anchorsong e, dal 2007, residente a Londra, è artefice di uno dei live più vibranti ed intensi che ci sia capitato di ascoltare ultimamente in ambito elettronico. La sua performance al Mukanda Festival, nell’estate del 2016, con tanto di duetto percussivo improvvisato con Nickodemus, non ha fatto che confermare il suo stato di grazia. Il modo nel quale fa interagire campionatore e tastiera lo ha fatto apprezzare in tutto il mondo, fino a portarlo a suonare al fianco di artisti come Bonobo e Dj Krush. Le sue principali ispirazioni sono da ricercare in certa psichedelia nera degli anni 70 come nell’afrobeat dell’Orchestra Poly-Rythmo.
Distanziato da poco dall’EP ‘Mawa’ su BBE è recentemente uscito ‘Ceremonial’, il suo secondo album, che prosegue la ricerca sui ritmi tradizionali e rituali riletti in chiave super-contemporanea. In questo lavoro il musicista giapponese unisce melodie orientali a percussioni africane, abbattendo frontiere territoriali e stereotipi musicali, e riuscendo ad estendere i timbri e le atmosfere del suo suono fino a far innamorare grandi artisti come Gilles Peterson e Laurent Garnier. In attesa di sentirlo live, venerdì 28 aprile da BUH, a Firenze, all’interno della rassegna Rooty, ci godiamo questa playlist esclusiva nella quale Anchorsong ci racconta i 5 punti cardinali delle sue influenze africane.
Orchestre Poly-Rythmo de Cotonou “Mawa Mon Nou Mio”
Questa è stata la prima traccia che mi ha trasportato nel meraviglioso mondo della musica africana. Tutto quello che amo di quella straordinaria cultura musicale si trova in questa canzone.
Francis Bebey “Sanza Nocturne”
Nessuno è in grando di suonare la Sanza in maniera così ipnotica come fa Francis Bebey
The Hygrades “In The Jungle (Instrumental)
Il Funk africano al suo meglio.
Fela Kukti “Water Get No Enemy”
Sono stato introdotto alla sua musica molto anni fa, ma sono riuscito ad apprezzare davvero il suo genio solo quando sono riuscito ad esplorare maggiormente l’underground della musica africana. Ora sono assolutamente convinto che sia stato lui il Re.
Solomon Ilori “Ise Oluwa”
È meraviglioso il modo in cui Solomon Ilori, in questa traccia, combina il suono acustico del piano e la talking drum.
Se questa playlist vi ha intrigato, provate ad ascoltare il suo mix esclusivo appena uscito per Mixology:
di Andrea Mi.