Di nuovo disponibile con una nuova edizione del booklet il disco d’esordio del quartetto psych-jazz-pop romano, attualmente in studio per incidere il terzo disco
In seguito all’esaurimento delle copie, la band romana ha annunciato la ristampa di All The Sunset In A Cup, il loro album d’esordio auto-prodotto uscito nel 2013. Il cd sarà stampato con la copertina originale e con una versione estesa del booklet, che contiene fotografie inedite scattate durante le registrazioni. Verrà inoltre stampato un poster illustrato da Domitilla Argentieri, che ha realizzato anche il logo della band.
Dopo aver pubblicato nel 2015 con Bomba Dischi il secondo disco Yarn, i quattro stanno lavorando al prossimo album, la cui uscita è prevista per la fine dell’anno. In occasione della ristampa, All The Sunset In A Cup sarà eseguito per intero al Bomba Dischi Festival, la rassegna annuale dei gruppi dell’etichetta discografica Bomba Dischi che si terrà a Roma il 30 aprile nella venue dell’Ex Dogana.
Troverete il disco al banco merchandise dei concerti dei Departure Ave. e sul Bandcamp della band.
Abbiamo colto l’occasione per chiedere qualche curiosità sul prossimo disco!
Cosa cambia dai precedenti due album, e qual’è il processo creativo che vi ha portato a scrivere questo nuovo disco?
Ciò che più cambia di anno in anno (e di album in album) è il nostro continuo fruire di musica diversa. Ascoltare, metabolizzare e suonare, senza mai porci troppe domande, è il processo creativo. Il disco è il risultato della catarsi alla fine di questo percorso.
Non avendo sentito ancora nulla del nuovo disco, potete nominarmi qualche artista che vi ha particolarmente influenzato nella stesura dell’album? Siete rimasti fedeli al vostro suono cosi originale e unico o vi siete un po allineati con le sonorità che vanno per la maggiore adesso?
Il confronto con gli album che abbiamo ascoltato negli ultimi due anni è inevitabile ma visto il carattere onnivoro ed eterogeneo di ciascuno di noi rischierei di stilarti una lunghissima e bellissima lista di dischi fine a sé stessa. Di certo il nostro disco non esce sommando Anderson Paak con gli Alabama Shake. Ciò che ha molto influito è sicuramente stato un forte interessamento alla black music, in senso estremamente lato, dal jazz all’hip hop. Non ho idea di quale sia effettivamente la musica che va per la maggiore, è proprio un discorso che non ci siamo mai posti. L’idea di entrare nelle dinamiche musicali altrui, a meno che non si tratti di rielaborazione, mi è per lo più estraneo.