Se fino a ieri TA stava per Taranto oggi sta per Tante Anna e, ancor meglio, per il primo lavoro del duo Baronciani-Koppen uscito qualche giorno fa per To Lose La Track.
8 tracce e 26 minuti di ruvido shitgaze che ha dei colori scuri ed irresistibilmente decadenti.
Ci siamo fatti raccontare questi brani, attraverso le illustrazioni di Alessandro Baronciani e le parole della band.
Tante Anna come tutte le band è nata prima come logo, all’inizio si fa sempre il logo del gruppo, ancora prima di mettersi a suonare. È il primo gioco di una band. c’è un bellissimo libro che raccoglie tutti i loghi delle band metal italiane. Si chiama Dirty armada ed è un libro di Claudio Rocchetti. Il gioco di scrivere il logo della band nasce subito dopo aver deciso il nome. Quando sei a scuola, poi è più facile, hai tanto tempo a disposizione per pensare a come deve essere questo logo. Ripeti la scritta tantissime volte. Riempi pagine con il nome del gruppo. e poi ti rimangono queste pagine con queste prove. Le fai con le penne stilografiche, pennarelli spuntate, punte calligrafiche. È divertente, è un antistress. Alle volte funziona, nel senso l’antistress funziona. Queste pagine diventano una sorta di pattern. Una texture. Diventano astratte e quindi indefinite. La scrittura è un processo meccanico per cui un pensiero viene decodificato in segni sulla carta. Per riportare il pensiero alla forma astratta ci sono tre modi: sconvolgere la scrittura fino a renderla illeggibile, perdere il senso di quello che si sta scrivendo perché è stato ripetuto all’infinito oppure – molto più semplicemente – non sapendo leggere. Come quando arrivi in un paese che non usano il tuo alfabeto. La prima volta mi è successo in Grecia. Mi sembrava sempre di essere in un sogno dove non sapevo decifrare le scritte. Più le guardavo e più pensavo di poterle comprendere non riuscendoci. Il disco ha un titolo che ripete le due lettere del logo TA. TA sono le nostre iniziali.
V. Battaglia Finale.
Un disco dark che si rispetti deve iniziare con una Intro. La mia prima cassetta dark, fatta da un amico di mio fratello per il mio sedicesimo compleanno, iniziava con “the armonica man” dal film di Sergio Leone dei Fields of Nephilim. Era l’ingresso al loro primo album “the Dawnrazor”. Questo è il nostro ingresso.
Iasu.
In realtà si scrive γειά σου e trascritto nel nostro alfabeto è più corretto scriverla in questo modo: yasù. Vuol dire “salve a te”. Scritta in quel modo in giapponese vuol dire “pregiudizio”. Con una e in fondo Iasue diventa “problema”. Una volta ho attraversato tutta l’Italia per incontrare una persona. La canzone parla anche di questo. Scritta in un altro modo è anche il nome della moglie di Enrico Liverani (che ha registrato e mixato il disco, ndr). Lei mi ha sopportato tutti i pomeriggi che andavo a casa loro a finire di mixare il disco.
Nene
A me e a Thomas piacciono i Sister of Mercy e i Red Lorry Yellow lorry, i Tante Anna hanno iniziato suonando una batteria elettronica simile a quella dei Red Lorry. Poi abbiamo scoperto che un Iphone funzionava meglio e sporcandola con diversi effetti per chitarra diventava ancora più interessante. Tra le altre band che ci piacciono da quando siamo ragazzi ci sono i Litfiba della trilogia. Più volte abbiamo provato a fare una loro cover con scarsi risultati. Sono impossibili da coverizzare. O diventa “troppo Piero Pelù” quindi ridicola o “troppo poco Piero Pelù” quindi non più Litfiba. Quei dischi avevano qualcosa di non riproducibile.
Pallina
È uno dei primi brani che abbiamo registrato. Il video su youtube rappresenta esattamente quello che ho scritto all’inizio. Tantissime scritte in B/N che si ripetono, che si ripetono, che si ripetono. Anche se in maniera diversa viene tutto da Cowgirl degli Underworld. All’epoca l’artwork del disco e i relativi video erano stati curati da Tomato, una delle agenzie di graphic design del momento. Io ne ero totalmente affascinato. L’approccio astratto alle canzoni attraverso il font.
Rientro
Non ti credo
Quando tornavo da scuola, prima di fare i compiti, dato che studiavo in un’altra città e mi svegliavo molto presto la mattina, mi addormentavo sul letto con una coperta sulla schiena ascoltando Movement dei New Order. Di solito a Truth arrivava il sonno. Mi risvegliavo di colpo nel finale di The Him. Spaventato a morte dal rilancio impetuoso a canzone finita. Poi mi alzavo e iniziavo a scrivere.
4.
Più volte mi sono trovato a tornare a casa alle 4 di mattina. Alle volte perché non volevo dormire fuori casa. Alle volte perché non volevo vedere l’alba. Ho una immotivata paura nei confronti del giorno nuovo che si affaccia all’orizzonte. Una volta d’estate era caldissimo. Stava albeggiando e stavo rincasando. Dalle finestre aperte dei palazzi e delle case intorno hanno cominciato a suonare le sveglie. Tutte con suoni diversi. Era ancora buio, poi è arrivata la luce e c’è stato un momento in cui tutto era in scala di grigi.
Parata