Che la scena trap italiana ormai abbia preso possesso di una buona fetta dell’industria musicale nostrana è cosa nota. Come avvenne in passato con le varie crew/posse, tutti i vari movimenti, nati come affluenti dal genere south ma in salsa italiana, sono ben radicati nelle rispettive città, province e capitali e rappresentate fieramente in giro per lo Stivale. Per molti di voi abbinare i vari nomi alle rispettive città è diventato un gioco da ragazzi: Drilliguria = Genova, Zona4 = Milano, Dark Polo Gang = Roma e così via.
Non molti sanno però che a Roma, oltre alla comitiva 126 e alla DPG, c’è un altro gruppo di ragazzi che si sta facendo strada nella giungla dell’ ormai sovrappopolato microcosmo della trap. Di loro non si sa molto, anzi quasi niente, se non che il loro moniker corrisponde al nome di Thelonious B..
Per capirne di più abbiamo contattato uno dei membri fondatori, Brown, per quella che risulta essere la loro prima intervista ufficiale.
Thelonious B è un nome fino ad ora circondato da un alone di mistero. Da chi è composto il vostro collettivo e in cosa consiste il vostro progetto?
Thelonious B, è vero, è un nome circondato ancora dal mistero, diciamo che il nostro primo obiettivo era quello di uscire come un qualcosa di misterioso, del quale non si capisse bene la forma, con l’idea pian piano di far scoprire ulteriori elementi. Il nostro collettivo è composto da tre persone, anzi non lo chiamerei collettivo bensì “gruppo”, siamo una band, come una rock band. Ci piace pensare che la nostra formazione sia il fulcro di tutto, non ci sono elementi esterni.
Thelonious B siamo io, Brown, Doc Borbuka aka BRBK che è il nostro producer, si occupa dei beat ed è il ragazzo che canta sia in italiano che in inglese. Il terzo membro è Junior Roger, Filippo Bondani che è il grafico, art e graphic designer e colui che cura tutto l’aspetto visivo, compresi gli abiti. Per quanto riguarda i videoclip invece me ne occupo io. Noi veniamo in realtà da un background musicale molto lungo. Io e Doc ci conosciamo da quando siamo nati, siamo amici di famiglia. Suoniamo insieme sin dai tempi delle medie, io suonavo il basso e lui la chitarra. Poi al liceo abbiamo pubblicato un mixtape, io e BRBK, come Doc & Brown, Grinder Shit Vol. 1, che nel nostro quartiere (Monteverde) è girato abbastanza ed è diventato un piccolo culto. Subito dopo il tape siamo entrati nel collettivo Do Your Thang che ora è diventato un’etichetta e da cui alla fine siamo usciti definitivamente. Veniamo da numerose esperienze dal vivo in giro per l’Italia, prima di Thelonious B. Proprio prima del progetto THB stavamo per pubblicare un album intitolato Easy Way. Era tutto pronto, mancavano solo i master ma alla fine abbiamo deciso di non farlo uscire perché era troppo tempo che ci lavoravamo e nel frattempo avevamo registrato roba nuova che poi sarebbe stato il primo materiale sotto il nome Thelonious B (Sumtime e UKnow ). Il nome stesso appunto ha alimentato un po’ di confusione perché essendo un nome proprio di persona si potrebbe pensare che si tratti di un singolo individuo, mentre in realtà la B. sta per Brown, BRBK e l’iniziale del cognome di Junior Roger.
Se doveste scegliere tre pezzi rappresentativi con i quali raccontarvi a chi ancora non vi conosce quali sarebbero?
Il primo è Sumtime, ovvero il nostro secondo video(diretto da Matteo Montagna) da THB, è quello a cui siamo più affezionati, per il quale abbiamo speso di più, viaggiando per quattro giorni in giro per l’Italia a scovare le location; oltre ad essere, se non sbaglio, il primo pezzo scritto per Thelonious B. C’è Doc che ancora canta in inglese e musicalmente è un pezzo molto chill e tranquillo rispetto alle cose più recenti. La seconda traccia è Zomby che rappresenta un po’ il THB da gennaio fino ad adesso. Il classico esempio dell’approccio freestyle e di come lavoriamo ultimamente: ci siamo visti da Doc, beat, stesura del testo, registrazione e master tutto nello stesso giorno. Dopodiché siamo usciti in strada, abbiamo girato il video, l’ho montato di notte e la mattina dopo era online. Più o meno tutti i pezzi #mood sono stati registrati in un giorno e fatti uscire la mattina dopo. Il terzo pezzo è Come No, nel quale ci raccontiamo in modo più personale e in cui abbiamo parlato un po’ più di noi come individui. Come No fa un po’ da ponte tra quello che eravamo prima e quello che siamo adesso.
Fate parte della “new wave” della scena romana quindi mi viene automatico citarvi la DPG e il collettivo 126 . Che rapporti ci sono con queste due realtà e cosa ne pensate ?
Mi fa piacere che tu ci inserisca nella nuova scena romana. Mi piacciono molto tutti i gruppi della capitale che stanno uscendo e che stanno cercando di portare delle novità nel panorama musicale italiano. Credo che questa esplosione è stata quasi una risposta obbligatoria a quella avvenuta lo scorso anno a Milano (e dintorni) che è ancora la città dove si concentrava fino allo scorso anno quasi tutto il movimento. Roma quest’anno invece ha tirato fuori una bella alternativa, se Milano è più “acchittata”, più costruita, più pulita, più brillante, Roma è l’alternativa più “punk”, più sporca, più terra terra e freestyle. Per quanto riguarda la DPG e la 126: grande rispetto!.
La DPG si è creata il suo mondo, il suo business dal nulla e come noi sono ragazzi che fanno tutto da soli. Per quanto riguarda la 126 io personalmente conosco bene Ketama126 e Ugo Borghetti, ai quali ho diretto anche dei video. Siamo in buoni rapporti oltre al fatto che, essendo vicini di quartiere, ci si vede spesso in giro.
Ho notato da subito è che non è facile catalogare la vostra musica pur essendo fortemente influenzata dalla nuova onda trap. Da dove nascono le diverse sfaccettature ? Quali sono le influenze nella scena europea e in quella americana ?
Anche questo che hai appena scritto mi fa molto piacere perché veniamo da una formazione musicale a 360° e abbiamo ascoltato e suonato un sacco di rock, pur avendo sempre avuto il rap nel sangue e nelle cuffie. Non ci piace definirci e pur ammettendo che le ultime cose abbiano delle sonorità trap non ci è mai piaciuta l’etichetta del “trapper”. Per dire, ci piacciono anche artisti come Kendrick Lamar, Frank Ocean oltre a tutta la nuova generazione più “ignorante”.
Di musica europea ne ascoltiamo tanta, per lo più roba francese, pur essendo più legati alla scena americana.
Un altro aspetto importante del vostro immaginario sono le grafiche minimaliste…
Si, le grafiche, curate da Junior Roger, sono un aspetto molto importante nel processo creativo di Thelonious B. Capita raramente che si parta dalla canzone per poi occuparci della grafica e degli altri aspetti. Bensì è un processo molto coeso. Mentre viene prodotto il beat già pensiamo a quale grafica utilizzare. Ci piace pensare ai pezzi come ad un pacchetto da presentare e all’interno di questo pacchetto c’è tutto, dal beat, alle liriche al master, alla grafica. Tutto ha un filo conduttore e i singoli passaggi non avvengono mai separatamente.
Sul vostro canale Youtube ci sono 16 tracce tra video e “Official Audio” che starebbero benissimo in un album o un mixtape. Ci sono pubblicazioni in arrivo?
Come ti ho già raccontato, abbiamo avuto già a che fare con dei progetti “fallimentari”, in cui i pezzi erano pronti ma sono rimasti due anni nelle cartelle del pc. La frustrazione di avere dei pezzi pronti da sfornare e non poter farli ascoltare è una sensazione che non auguro a nessuno. Ad un certo punto abbiamo un po’ esorcizzato questi episodi prendendo la decisione, da gennaio, di fare uscire un #mood a settimana, scrivendo nuove tracce di settimana in settimana fino ad aprile, per un totale di 14 pezzi. Una grande sfida perché ci costringeva a stare sul pezzo e non avere nessun tipo di paranoia circa l’uscita del materiale o la reazione del pubblico. Ci ha dato l’impostazione del – Non ce ne frega un cazzo, facciamo uscire quello che scriviamo, così come viene -. Non abbiamo utilizzato nessun tipo di tattica, spinta discografica, distribuzione. Ora ci siamo un attimo fermati in quanto è uscita da poco la raccolta dei #mood che trovate in freedownload e su Soundcloud, abbiamo bisogno di una pausa creativa, prima del rilascio del disco che vorremmo uscisse prima dell’estate. Quello che posso dire è che il disco è tutt’altro rispetto a quello che avete sentito fino ad ora. Si tratta di un disco più completo, un disco che forse non ci si aspetta da noi, con un grande potenziale. Siamo molto determinati, decisi e competitivi. Il disco secondo me, lo dico forse con superbia ma non mi interessa, è una delle cose più fighe che usciranno nel 2017. Quello che manca secondo me nel panorama italiano sono i progetti intesi come tali. Mi spiego: sono usciti negli ultimi mesi dei dischi molto validi ma che erano una specie di raccolta di singoli, i cui pezzi erano strutturati nello stesso modo. Quello che manca è invece un progetto unitario e coeso che secondo me è esattamente quello che siamo riusciti a fare.
Grazie Brown…
Grazie a voi. Se mi permetti vorrei ringraziare voi per l’opportunità e tutti quelli che ci stanno seguendo e che ci scrivono sui social. Ci tengo inoltre a ringraziare tutti i ragazzi che ci seguono tutti i giorni (Lollo, Sealow, Sasha, Andreas, Tommy, le nostre ragazze – vi amiamo – ).
“Mi raccomando, Thelonious B è il nome nel 2017. Stiamo per fare un gran casino. Un bacio regà…”