È quasi tempo di mare e onde e di certo non potevamo farci mancare un’incontro con i garage-surf-pop John Canoe!
WAVE TRAPS è il loro primo LP uscito poche settimane fa per Bomba Dischi. Ci spiegano loro che:
“È una sorta di intermittente dei segnali radio che blocca le spurie nelle onde radio, e rappresenta questi suoni distorti e LO-FI che sono presenti in questo disco”.
Tutto per voi il track by track dei dieci brani del nuovissimo lavoro di quegli scalmanati dei John Canoe.
Chinese take away
È una super fuzz song che parla delle aspettative della persona media, che deve per forza andare a lavorare, avere un buon lavoro, stare a tutti i soprusi di un capo. Devi essere quella persona in gamba e speciale che ti hanno sempre detto di dover essere, e l’unica gratificazione è la voglia di mangiarsi un cinese a portar via perché non hai nemmeno più il tempo di cucinare. Tra l’altro secondo Mario (bassista ndr) fare i piatti è una rottura di palle e quindi la canzone parla anche di questo.
Young fall
È il pezzo più jungle-pop del disco che però non vuole essere la classica ballad ma ha sempre il nostro stile un po’ schizofrenico e iperattivo. Parla di un amore non corrisposto basato su una storia idealizzata, “young fall” nel senso di una giovane caduta o un giovane autunno nel quale vivi ancora nell’idea di questa persona che potrebbe tornare ma è comunque parte del passato.
Hold my hand
È un po’ il punto di raccordo tra quello che era il nostro EP e le novità del disco con la sua nuova produzione. Il pezzo parla di un amore platonico che nasce tra le nuvole sia in senso letterale, su un aereo, che in senso metaforico. C’è questo tipo che sta in volo e incontra quest’hostess, la metafora sta proprio nel ruolo di questa donna che si prende cura di lui durante il viaggio.
City of who
Questo pezzo ci fa volare a tutti quanti! Per noi è la punta di diamante del disco, perché secondo noi è il più diverso e si distacca da tutto… potrebbe essere anche una nuova strada da percorrere! Questo brano vuole essere la rappresentazione di una città invisibile come quelle narrate da Italo Calvino per intenderci, ed è anche quella sensazione di quando sei in città e ti basta sentire una canzone giusta che fa prendere una piega diversa alla giornata. Vuole essere un po’ una città che fluttua sul suono, quando ti rendi conto che quella canzone si muove col tuo groove.
Digital grey
Qui nel testo abbiamo voluto fare un gioco cromatico, sul grigiore che può aleggiare sulla vita di ognuno, che si accosta al mondo digitale che tutti viviamo. Volevamo un pezzo diretto e dal sapore 60’s.
Monday morning
È un break che abbiamo voluto inserire nel mezzo del disco per fare un intermezzo, come una lenta cavalcata blues anni cinquanta con dei fiati molto beatlesiani.
Sugar case
È tra gli ultimi brani del disco, che sono un po’ più tirati, sono quelli più vecchi arrangiati insieme a Marco Fasolo (produttore e frontman dei Jennifer Gentle ndr). È un pezzo rock’n’roll surf di certo è il pezzo più ballereccio del disco.
Dance fellow
Qui gli arrangiamenti hanno il suono dell’Africa con tante percussioni, è una descrizione della società che vive di notte che ha orari completamente slittati, che si fa vedere all’ombra per sembrare più bella. Questi due brani sono stati messi non a caso uno di seguito all’altro, perché in Sugar Case parte la serata in cui inizi a bere e divertirti e poi la seconda parte della serata è più dark e confusa.
Red lips
Il titolo parla da se: è una figura retorica, una parte per il tutto per descrivere una donna, un pezzo garage punk anni 60-70.
Devil
L’ultimo pezzo, uno dei nostri preferiti, chiude il disco e i nostri live. È quello che ti porta in un’atmosfera più cupa, partita da una situazione più allegra.
“Il disco lo vediamo come un viaggio dal giorno alla notte: lavori, pensi a una donna, esci a far festa, accusi la serata e ti trascini fino all’alba. E quindi senza volerlo abbiamo scritto un concept album!!!”