Dalla prima volta che vidi ‘Palo Alto’ sono passati tre anni, ne rimasi folgorato. Non tanto per il (più che discreto) talento di Jack Kilmer o per i fantastici dialoghi curati da James Franco o ancora per la bellezza di Emma Roberts: ‘Palo Alto’ aveva qualcosa in più di qualsiasi altro film adolescenziale pur entrando in pieno in questa categoria. Ma forse è meglio chiarire un paio di cose sul motivo per cui vi sto spiegando tutto ciò.
Sempre tre anni fa, bazzicando su Spotify, ascoltai per la prima volta un album che mi avrebbe cambiato la vita (o perlomeno il mio approccio ad essa). “MTV1987” è il manifesto della nuova corrente musicale citata nel titolo. L’autore di quest’album si chiama Kevin Abstract, è nato in Texas nel 1996 e oggi vive in una villetta a Los Angeles con la sua crew, la Brockhampton, il cui simbolo è un divano (ovvero il mobile che più ricorda la parola ‘casa’). Il collettivo sta mettendo in atto una vera e propria filosofia di vita: dedicare in toto la propria esistenza alla creazione di arte, che sia essa musica o visual (mediante corti o videoclip girati da Kevin in cui compaiono alternandosi tutti i personaggi di questa sorta di mondo a se stante).
Non è che in realtà sia proprio una cosa così rivoluzionaria, infatti una storia simile fu vissuta anche da Tyler, the Creator, quando creò per la Odd Future una sorta di casa-ritrovo, dello stesso stampo di quella della Brockhampton. Ma la differenza sta tutta nel motivo per cui sostenevo (e sostengo) che ‘Palo Alto’ sia un film unico.
Oltre ad essere (non a caso) la pellicola preferita di Kevin, racchiude nei suoi personaggi più giovani (soprattutto April, Teddy e Fred) la chiave di lettura di ciò che effettivamente era la Brockhampton ai tempi di “MTV1987” : un gruppo di normalissimi ragazzi spaesati e spaventati dal futuro, che non trovavano valori se non nell’erba e in Twitter, ma che inconsciamente hanno fatto di queste esperienze il seme che li farà diventare qualcuno. La vera novità non sta quindi in questa specie di Factory, ma nel trasloco stesso dal cosiddetto ‘dirty South’ a quella che sembra essere la nuova capitale musicale americana. La dimostrazione di tutto questo è che Kevin non nega la somiglianza della sua situazione con quella di Tyler, anzi è proprio uno dei suoi maggiori ispiratori. Kevin Abstract è per certi versi prima fan e poi artista ed è questa la prima paradossale situazione che rende lui e la sua musica rivoluzionari.
Partendo da Drugs, videoclip girato nel supermercato Walmart di Corpus Christi davanti al reparto surgelati, e arrivando all’ultimo suo album “American Boyfriend” , ha sancito la nascita di un nuovo genere, che oserei chiamare ‘musica da cameretta’. A differenza del primo disco (molto più elettronico e legato ad un passato rap), quest’ultimo possiede i requisiti tipici di questa corrente: chitarra, un cantato che viaggia tra l’alternative R&B e l’alternative rock, e synth come comune denominatore di tutte le tracce.
Ad accomunare tutti i vari esponenti del genere non è soltanto la musica, ma anche le tematiche: amore, droga, vita quotidiana, problemucci con la polizia, amicizia e ancora amore, il tutto cantando con un sorriso rassegnato sulla bocca e più raramente con aggressività (nello specifico caso di certi pezzi della BH). Senza dubbio chi ha anticipato questo particolare stile è stato King Krule, che con 6 Feet Beneath The Moon anticipò nuovi contenuti e musicalità che stanno prendendo forma solo ora.
La lista degli artisti che si possono associare al genere è pressoché infinita, in quanto su Soundcloud nascono ogni giorno fenomeni che potrebbero potenzialmente diventare famosi o sparire domani. Particolarmente degni di nota sono Roy, cantante losangelino amico di Kevin Abstract (e con una voce migliore di quest’ultimo); le nuove leve inglesi Cosmo Pyke e Rex Orange County, il primo ancora un po’ troppo simile a King Krule, il secondo tra le promesse di quest’anno. Il misterioso Jack Larsen, l’ancora più misterioso NOK from the Future, Lontalius (neozelandese), London O’Connor, sempre inglese e diventato “celebre” da qualche anno e per concludere i già più famosi Rejjie Snow e Allan Kingdom, che anche se un po’ diversi musicalmente, possiedono le stesse caratteristiche degli altri per quanto riguarda la provenienza e i gusti musicali.
Siamo di fronte a un momento della storia musicale molto particolare perché nessun artista in nessuna epoca storica aveva avuto la possibilità di fare ciò che si può fare ora: raggiungere chiunque in qualsiasi angolo del globo. La vera rivoluzione avviene nel momento in cui artista e ascoltatore si mettono sullo stesso piano, ascoltando gli stessi altri artisti, guardando gli stessi film, vivendo le stesse esperienze e provando le stesse emozioni (anche grazie alla caduta dei confini, fisici e non). Vi è una sorta di sovrapposizione tra le due figure, un po’ come se la mia cameretta fosse la cameretta di Kevin Abstract e lui non fosse d’altra parte del mondo ma al mio fianco a guardare per l’ennesima volta Palo Alto.