Sono passati 5 anni dall’uscita di 100 giorni da oggi degli Amor Fou, il terzo disco del gruppo milanese. Era infatti il 15 maggio del 2012 quando fu pubblicata quella che poi si sarebbe rivelata – a sorpresa – l’ultima fatica discografica della band di Alessandro Raina, Giuliano Dottori, Paolo Perego e Leziero Rescigno. Un album che rappresentava una svolta sonora per gli Amor Fou, l’ennesima dopo l’esordio La stagione del cannibale e il secondo, riuscitissimo I moralisti.
In questi tempi di nevrotica retromania musicale, è capitato di veder celebrati anniversari improbabili e di assistere a tour commemorativi a cadenze sorprendenti. Quando a DLSO abbiamo deciso che valeva spendere alcune parole in onore di 100 giorni da oggi, non avevamo idea che gli Amor Fou avrebbero deciso di tornare a suonare dal vivo per – allo stato attuale – una data. Ancora una volta, “quello che ascolterete domani, oggi”, o molto più semplicemente: mai come in questa fase del panorama musicale italiano ci sembra che il terzo disco degli Amor Fou avesse anticipato un certo tipo di sensibilità pop che oggi permea la gran parte dei progetti artistici dello Stivale e che solo fino a pochi anni fa sembrava quasi un peccato mortale.
All’epoca dell’uscita dell’album sembrava esserci un primo periodo di stanca per il nuovo cantautorato italiano, i Baustelle abbandonavano momentaneamente il pop per un più magniloquente Fantasma, la scena romana era lungi dall’affermarsi commercialmente, negli Ex-Otago c’era ancora Pernazza.
100 giorni da oggi ci sembrava il disco giusto al momento giusto, e invece alcuni avevano storto il naso per i cambiamenti sonori rispetto a I moralisti (l’accusa principale era di aver mutuato troppo dagli M83). Forse mancava l’hype o non ne conoscevamo nemmeno il concetto?
Attualmente non solo ci sembra che 100 giorni da oggi sia invecchiato benissimo, ma anche e soprattutto che suoni più necessario di allora.
Quali erano i punti di forza del terzo disco degli Amor Fou? Proviamo ad elencarveli:
– una produzione fresca ed efficace (per fare un disco ci vuole un suono, e la band ce lo aveva eccome);
– riferimenti musicali autorevoli e à la page che, soprattutto col senno di poi, mai scadevano nell’autoreferenzialità o nell’essere derivativi;
– il gusto lirico di Alessandro Raina, uno dei migliori autori in circolazione;
– la capacità di costruire un immaginario credibile legato all’attualità e all’estetica dei nostri tempi, senza per questo concedersi al citazionismo spicciolo;
– ritornelli efficaci e catchy, mai faciloni;
– un approccio internazionale perfettamente incanalato nel contesto italiano.
Cosa è andato storto, dunque? Sicuramente l’uscita del disco non lasciò indifferenti, ma una serie di sfighe nel tour – ricordo a riguardo una disastrosa data romana – tarpò le ali della band anche da un punto di vista economico. Non a caso Raina scelse di fermarsi a tempo indeterminato. Probabilmente, però, mancava anche una certa percezione delle vicende musicali italiane che ora invece pare ci sia.
A nostro modo di vedere 100 giorni da oggi si manifesta in tutta la sua bellezza anche e soprattutto adesso e, in preda alle ipotesi, siamo convinti che se fosse uscito oggi sarebbe stato accolto come il miglior lavoro italiano di questo periodo. Per fortuna, però, si può sempre tornare ad ascoltarlo. Vi invitiamo a farlo con una nuova attenzione.
Gli Amor Fou suoneranno sul palco di Musica Distesa 2017.