Tra le stelle nascenti del nuovo jazz mondiale c’è un ragazzotto londinese di origini caraibiche che, a poco più di 30 anni ha già portato a casa un MOBO Award, un Mercury Prize ed ha già registrato e suonato con una pletora di artisti di assoluto spessore come la Sun Ra Archestra, Courtney Pine, Mulatu Astatke e gli Heliocentrics, Jack DeJohnette, Charlie Haden, Evan Parker, Orlando Julius, Lefcutter John, Floating Points e Gaslamp Killer. Si chiama Shabaka Hutchings, o King Shabaka, a seconda di quanta dimestichezza avete con la nuova scena jazz che arriva dalle periferie londinesi. La stessa che negli ultimi anni ha prodotto, tra gli altri, il miracolo Yussef Kamaal (con i quali, pure, ovviamente ha suonato in ‘Black Focus’). Melt Yourself Down, Sons of Kemet e The Comet is Coming sono tre dei suoi progetti ‘proprietari’ con i quali incide regolarmente album e gira in tour. Ma il suo ultimo progetto discografico, brandizzato dalla ‘solita’ Brownswood di Sir Gilles Peterson, ha avuto la scena jazz di Johannesburg come teatro naturale. Dopo un viaggio e una breve residenza artistica Shabaka ha pensato bene di tirar su una band mettendo insieme i migliori musicisti locali con l’idea di recuperare le radici del Jazz Sudafricano e proiettarle in un futuro cosmico e spirituale. È nato così “Wisdom of Elders” assieme a The Ancestors, progetto nato con una scadenza programmata. Durerà un solo disco e un solo album. Se non volete perdervelo nella sua versione live vi consigliamo una delle due imminenti date italiane: il 4 luglio al Teatro Romano di Fiesole e il 5 nel Cortile di Palazzo Morpurgo, per Udin&Jazz. Per festeggiarle con il King abbiamo pensato di chiedergli una playlist esclusiva. Ne è venuta fuori una cosa interessante quanto sorprendente. Buon ascolto.
Charles Mingus – Mingus Dynasty – Far Wells, Mill Valley
Il sincretismo sonoro di Mingus riesce a comporre questa canzone-manifesto che fa risplendere l’album ‘Mingus Dinasty’ del 1959, nella quale il jazz, il blues, le forti influenze latine entrano su una struttura classica che rimanda alla genealogia cinese
Alice Coltrane Turiyasangitananda – Om Shanti
Lo spiritualismo di Alice tocca vette molto alte in questa canzone del 1987. Il suo credo induista le aveva fatto immaginare un modo di innestare il jazz e il gospel nella tradizione dei canti vedici. Per la prima volta nella sua carriera è la sua stessa voce a cantare un mantra capace di muovere le montagne.
Kojey Radical – Bambu
Spoken word e street poetry in una produzione di Lupus Cain che rimanda a certo spiritualismo jazz e con la voce rauca e le liriche emozionanti di Kojey Radical che parlano della diaspora africana in Inghilterra con coscienza e profondità
Jon Bap – Born Into This
“It takes a background to have a foreground”. Jon Bap è un multi-strumentista di gran talento che cerca nuove forme di soul music combinando elementi che appartengono a culture musicali differenti e usando l’improvvisazione come terreno di ricerca.
Wiley – Back With A Banger
Wiley è un portento. La sua capacità di costruire rime alla velocità della luce su basi ritmicamente complesse richiede grande capacità tecnica e una autentica visione che non gli fa mai perdere il focus sui contenuti.
di Andrea Mi