Caro Shaq,
anche stavolta mi hai tirato pacco e non ti sei presentato al Siren Festival! Ma come devo fare con te?
Beh… mi vien da dire arrangiati perché ti sei perso un sacco di cose belle che non vedo l’ora di raccontarti, così che ti venga l’acquolina in bocca per il prossimo anno.
La prima immagine che voglio portare ai tuoi occhioni grandi e dolci è quella della splendida riviera che ti accoglie non appena arrivi nel piccolo centro storico di Vasto: è lì che tutti usano farsi la foto di rito, sorridenti e con l’azzurro mare alle spalle.
La seconda è quella dell’odore di arrosticini che si insinua in ogni vicolo dell’antica location e ti tiene lo stomaco sempre in allerta: se ti capita di andarci il prossimo anno ricordati che l’arrosticino di Vasto è una droga e non te ne basteranno 58 per saziarti.
Ma entriamo nel vivo del Festival che, è vero, è la musica ma si amalgama talmente bene alla cornice e a tutto il resto che quasi non ti viene di metterla al primo posto.
Comunque.
Il tramonto del venerdì si è tinto dei colori accesi di Colombre che in Porta San Pietro ci ha regalato un live sentito, sentimentale: i suoi brani cantati a faccia tesa spesso poi esplodevano in sorrisi aperti e rassicuranti.
Quando si è fatto buio, l’atmosfera ha iniziato a scaldarsi con il primo grosso live della serata, quello degli Allah-Las: il cortile d’Avalos riempito dalle chitarre psych della band è stata una delle cose che porteremo nel cuore di quest’edizione del Siren.
Poi, caro Shaq, dalle chitarre alla trap è stato n’attimo: perché in Piazza del Popolo c’era già Ghali ad aspettarci. In realtà non era solo, no…
Sottopalco c’erano già intere scolaresche, orde di ragazzini (età media 11 anni) accompagnati dai genitori che aspettavano il loro idolo. Non lo so Shaq, tu che ti ascoltavi a 11 anni? Io forse le Spice Girls e non mi sarebbe mai venuto in mente di ascoltare e imparare a memoria tutti i testi di Ghali (soprattutto perché ci avrei capito ben poco). Ma si sa, le nuove generazioni.
Un’ora di autotune a manetta, “raga, come fa?”, braccia alzate e presabbene. Shaq, so che avresti ballato veramente da Dio.
Mentre volavano altri venti arrosticini, abbiamo raggiunto Giorgio Poi sul palco di Porta S. Pietro.
Cantavano tutti, probabilmente anche più forte dello stesso Giorgio che ci ha sciolti con quella voce schiva, la coda di Tubature e le due cover (Mare d’inverno e Aurora): scommetto 10 arrosticini che ti saresti commosso anche tu.
Ed eccoci giunti al concertone della serata, quello dei Baustelle che hanno riempito Piazza del popolo. Luci fighissime, loro anche di più: una scaletta più o meno ricca con i brani dal loro ultimo album e anche qualche vecchio cavallo di battaglia come Charlie fa surf o Un Romantico a Milano. Io ho aspettato invano Piangi Roma (sigh!).
E poi, Shaq… che ti devo dì? Si è fatta l’una e non mi sono sentita abbastanza giovane per il dj set di Apparat. Che amarezza.
Però, però, però posso dirti che il giorno dopo ero bella che pronta per Vasto Marina: c’erano 78 gradi più o meno, però il mare ci ha rinfrescati e preparati ad una nuova giornata di Festival.
Giornata iniziata negli splendidi Giardini d’Avalos, dove tutti erano incantati dalla voce di Lucy Rose, dal cortile, dal panorama. Oh Shaq, quanto sono triste per te che ti sei perso tutto questo!
Che non hai potuto vedere quant’era figa Noga Erez, cantare a mille con Carl Brave X Franco126, sventolando le mani pellaria, o scegliere di ballare con Populous nel paese delle azulejos.
Quanto agli Arab Strap, invece, credo di essere stata distratta tutto il tempo dal palloncino gonfiabile de La Pimpa che volteggiava nel cielo del cortile d’Avalos.
Non giudicarmi male: qualche volta mi perdo anch’io.
Insomma, Shaq a questo punto mi sento di consigliarti un po’ di cose:
– il prossimo anno vedi di non marcare
– all’ora di cena oscilla come un pendolo tra una frittura di calamari e un piatto di arrosticini
– se hai un giorno in più: mare alla spiaggia de La vignola + trenette alle vongole da zì Micchele.
E questo è quanto.
📷 in copertina: Giulia Razzauti photography • Barbara Baldigari Photo • Carlotta Valente – Controluce x Siren Festival
tutte le altre 📷: Susanna d’Alessandro.