Non ricordo più com’è che ho scoperto l’album di Carl Brave e Franco 126 (che era già su Youtube ancora prima che Bomba dischi lo facesse uscire ufficialmente). Anzi sì: un giorno ero negli uffici di Universal ed una mia amica mi dice: “Ora ti faccio ascoltare la mia scommessa”. E mette su “Sempre in 2”. Da quel giorno ho cominciato a “studiare” il fenomeno e la filosofia Lovegang (che comprende due altri miei assoluti beniamini, ovvero Ketama126 e Pretty Solero), ho imparato i loro testi a memoria, ci siamo conosciuti, siamo diventati amici, abbiamo bevuto “birette” a Trastevere e assieme a Ckrono gli ho pure fatto un re-edit tropical dell’hit “Pellaria”. Non sono mai stato un grosso fan della scena hip-hop italiana, proprio per questo mi sono piaciuti da subito. Completamente fuori dal coro, diversi, non bianchi che provano a scimmiottare i negri ma bianchi che provano a rendere ancora più bianco un genere che bianco non è. Qualcosa di analogo allo spirito di Anticon records, la crew hip-hop più arty del globo, solo che qui invece che essere a San Francisco siamo a Roma. Se c’è poi una cosa della scena italiana che detesto è che nessuno, e dico nessuno, canta di cose credibili, vere, vissute sul serio. È tutta una cazzo di menzogna e vince chi la spara più grossa. Fanculo le stronzate, Carlo & Franchino sono terribilmente credibili, perché cantano di cose vere, semplici, vissute. Micro-drammi quotidiani, piccole vittorie ed emozioni che tutti abbiamo vissuto e provato almeno una volta.
Il prossimo 27 agosto, al Parco Grotte di Putignano, condividerò con loro il palco, per la quarta edizione di SPARKS Festival, un evento a ingresso gratuito che vuole coniugare creatività, musica, arti visive e cibo di qualità in un contesto ambientale unico.
Ho pensato di intervistarli ma non avevo assolutamente voglia delle solite domande, quindi lo famo strano.
Agitando le vostre polaroid da un lato c’è l’elettronica e dall’altro il cantautorato. Questo è il bello del vostro disco, ma se doveste pensare ad un’evoluzione del vostro suono lo immaginereste più classico o più digitale?
L’evoluzione del sound la capiremo passo dopo passo con le polaroid. Il secondo disco seguirà le orme del primo, con l’aggiunta di nuovi strumenti “classici” e una spolverata di synth analogici.
Avete un sacco di ragazze che vengono ai vostri live ufficialmente sperando di fare una foto con voi, ma in realtà vorrebbero molto di più. Secondo voi è lovegang mandare alle fan video dove vi masturbate?
Love gang è questo ma anche altro.
Nell’immaginario collettivo rap = moda (un certo tipo di moda perlomeno) mentre voi invece sembrate sbattervene e vestire scialli, comodi, senza le classiche paranoie del “cosa mi metto per sembrare swag”. Qual’è il vostro rapporto col mondo fashionista?
Non siamo molto legati al mondo fashion, diciamo che siamo conoscenti; se ci piace qualcosa ce la mettiamo ma non seguiamo le mode del momento. Sei swag se sei te stesso.
L’ultima volta che sono stato a Roma ho visto un tipo che alle 11 del mattino cagava su un marciapiede. Roma evidentemente non è in un momento di splendore ma voi avete comunque avuto il potere di restituirgli quel romanticismo che sembra ormai perduto. Esiste una chiave di lettura per amare Roma nel 2017 nonostante tutti i problemi in cui versa?
La chiave per amare Roma è semplicemente viverla. C’è un cordone ombelicale che lega ogni romano a questa incredibile città. Siamo tutti sposati con la nostra Roma e ce la teniamo stretta nella buona e nella cattiva sorte.
Mentre tutta la scena fa gara a chi odia di più, voi avete fatto dell’amore una bandiera. Ma sappiamo che non può veramente essere così e sappiamo che ci sono cose che odiate veramente. Cosa odia la lovegang?
Abbiamo i nostri momenti no anche noi, ma Love Gang vuol dire rispettare tutti e cercare di pensare a stessi e al proprio obbiettivo inseguendolo con tutte le energie. Non abbiamo tempo per haterà. E comunque il cappottino del carlino non se regge.
Da quello che vedo sembrate gente che adora godersi la vita, andare fuori a mangiare, bere e chissà cos’altro. Se io venissi a Roma dove mi portereste a:
– mangiare pesce
– mangiare tipico
– bere dei buoni cocktails
– prendere il gelato della vita
Ti porteremmo a Trastevere. Quello che succede a Trastevere rimane a Trastevere.
C’è vita oltre l’auto-tune?
Non c’è vita dopo l’autotune.
Intervista di Populous.