È vero, la stagione dei festival è ormai agli sgoccioli, ma a Roma c’è ancora tempo per un ultimo immancabile appuntamento. Alla sua primissima edizione – una sorta di edizione zero, in verità – Alice Fest si candida ad essere il contenitore ideale per le proposte musicali più interessanti dello Stivale. Venerdì 8 settembre alla Ex Dogana nell’ambito della rassegna Viteculture, il festival porterà nella Capitale Giungla, Maiole, Lemandorle, Concerto e tanti altri validi nomi del Bel Paese. A fare gli onori di casa Wrongonyou, sempre più in rampa di lancio.
A una settimana di distanza dall’evento abbiamo contattato Davide Dose e Francesco Violani, i due ideatori del festival, per approfondire la mission di Alice. Oltre alla scena romana c’è di più (e potete farvene un’idea con la nostra playlist Spotify dedicata).
Quando è nata l’idea di Alice Fest?
Davide: L’idea è nata ad aprile insieme a Giulia Quaglia e poi con Francesco, ragionando sul fatto che a Roma mancava un appuntamento che potesse presentare varie entità musicali italiane nello stesso contenitore, partendo dalla nuova scena musicale indie-pop, per poi magari raccontare in futuro anche altri approcci ed estetiche musicali. Così è nato Alice Fest – Tutte le musiche portano a Roma. Ci si può rendere conto che l’idea è nata molto a ridosso, e realizzare un festival in pochi mesi non è facile, ma folli come siamo abbiamo voluto comunque dare vita a questa edizione zero coinvolgendo una serie di partner importanti che operano a Roma e non solo (tra tutti Viteculture), ed eccoci qui. Speriamo di riuscire a sviluppare sempre di più in futuro questa visione e far crescere un evento in qualche modo “nuovo” per la Capitale.
Francesco: Inizialmente con Davide volevamo fare una rassegna che durasse più mesi e che ospitasse principalmente band o progetti non romani (e non è assolutamente escluso che lo faremo in futuro!). Paradossalmente il festival doveva essere un punto di arrivo e invece è diventata la nostra partenza.
Quasi tutte le band coinvolte le seguivamo da diverso tempo e siamo molto felici di poterle ospitare qui a Roma, tuttavia il cartellone non dà ancora piena giustizia alla nostra idea di festival. Vogliamo renderlo ancora più variegato ed eterogeneo dal punto di vista musicale, associando generi davvero diversi fra loro.
Oltre alla musica stiamo allargando la filosofia di Alice anche sul cibo, e in futuro se ci riusciremo magari anche su altre attività. L’importante è valorizzare il bello e il buono che ci regala l’Italia utilizzando Roma come punto d’incontro.
Perché un festival a Roma con artisti (quasi) tutti non-romani?
D: Roma ha molti eventi che raccontano la Città, che la “celebrano”. Volevamo fare qualcosa che al contrario presentasse Roma come un polo che attraesse le energie creative italiane non che fosse l’ennessimo modo per dire “quanto sei bella Roma”, che pure è ovviamente bellissima e va raccontata, ma bisogna anche guardare fuori ed essere capaci di accogliere e valorizzare le energie del resto del Paese.
Se vuoi quindi questa è una operazione più “milanese” ma realizzata alle sponde del Tevere ;)
Così giocando sui nomi è venuta fuori l’idea di creare Alice, che un po’ è la Alice del nostro amato De Gregori, simbolo della migliore canzone, dall’altro è l’Alice del Paese delle Meraviglie, ma che in chiave contemporanea è in grado di presentare una Roma diversa, e attraverso lo specchio farci scoprire un nuovo modo di vedere la città e la sua capacità di essere un punto di riferimento per il resto dello Stivale. Un Paese che, nonostante spesso lo dimentichiamo, ci regala tante meraviglie, anche in chiave musicale.
Quindi abbiamo pensato di avere un “Host” che fa gli onori di Casa – in questa edizione Wrongonyou – e artisti che provengono da scene musicali varie: Giorgieness da Milano, Giungla da Bologna, i Voina da Lanciano, Alessio Bondì da Palermo, e così via.
F: Che lo si voglia o meno, fin dalla sua nascita Roma è una città destinata ad essere “aperta”. Invece negli ultimi anni Roma sembra si stia chiudendo troppo in sé stessa, e stia creando un universo a sé stante.
Con Alice abbiamo voluto creare un personaggio che quando si guarda allo specchio non vede Roma ma tutta Italia.
Dal punto di vista musicale Roma è una scena con tantissimi gruppi e progetti locali e chi va per concerti tendenzialmente esce per ascoltare solo quelli perché magari li conosce direttamente o li sente già “propri”. Fatte rare eccezioni è molto difficile portare band da “fuori”, ma fortunatamente negli ultimi anni questa tendenza sta cambiando e Alice Fest può essere un ulteriore passo avanti per far uscire Roma e i suoi abitanti sempre più fuori dal guscio!
Così come la scena romana si è imposta in tutta Italia, possono allo stesso modo artisti non-romani fare la voce grossa all’interno del Raccordo, o vincerà sempre chi gioca in casa?
D: In questo ultimo periodo la c.d. scena romana ha fatto scuola, ha segnato un’epoca e ha dettato il paradigma anche per il resto del songwriting nostrano. Credo siano cicli fisiologici che si rincorrono, 15 anni fa stavamo tutti a guardare a quello che succedeva a Milano e dintorni.
Questo periodo d’oro romano degli ultimi anni ha visto una serie di “punte di diamante” (Cani, Calcutta, Thegiornalisti su tutti), ma ha anche un florido sottobosco di eventi, artisti, locali, format che ha anche creato un pubblico che si interessa molto alla musica dal vivo, che segue, compra, consuma e si appassiona di musica. Per non restare troppo imbrigliati in questa “scena romana” che alla lunga potrebbe saturarsi e sembrare ripetitiva ai suoi vari livelli, abbiamo pensato come già detto di di proporre quello che accade fuori. Molti club fanno già importanti programmazioni portando il meglio della musica italiana nella capitale (penso tra tutti al Monk, al Quirinetta, Le mura, Na’ Cosetta, solo per citarne alcuni), ma volevamo un qualcosa di simbolico come un festival che presentasse vari artisti tutti insieme: una giornata in cui chi vuole avere una fotografia del meglio della nuova musica italiana può farlo ascoltando tanti gruppi nello stesso momento.
Secondo noi il pubblico romano è pronto per superare i confini del Raccordo e accoglierà bene già questa edizione zero.
F: Chi gioca in casa è inevitabilmente avvantaggiato, ma è giusto che sia così. Allo stesso tempo è importante però che a Roma si inizi a seguire con interesse anche artisti non locali. Nel cartellone di questa edizione abbiamo band, cantanti o producers che stanno ottenendo tantissimi apprezzamenti a livello internazionale o che comunque stanno proponendo un repertorio in italiano in maniera fresca e attuale. Molte volte questi artisti passano inosservati perché il pubblico romano magari si affida ancora al passaparola o scopre nuovi progetti perché va in un locale che gli piace.
È giusto che una città così grande possa offrire a questi ragazzi un evento all’altezza del loro talento.
A quali partner vi siete affidati per questa prima edizione?
Davide e Francesco: Partner principale è Viteculture, che ringraziamo per aver sposato il progetto, e in particolare Mamo Giovenco, che da anni si adopera a Roma creando spazi e programmazioni musicali di alto profilo.
Visto che il sottotesto del festival presenta una Roma che “accoglie” abbiamo inoltre coinvolto YellowSquare, hub polivalente che offre un cocktail bar, un ostello, varie attività culturali e ricreative, e da anni ospita a Roma tantissimi turisti e che si occuperà di ospitare gli artisti che verrano per 2 giorni nella Capitale da tutte le parti d’Italia.
Il 9 settembre infatti si terrà un day-off dal pomeriggio alla sera proprio allo Yellow che prevederà un post festival più informale con serie di attività collaterali musicali e non.
Ci saranno piccoli live acustici, delle jam tra gli artisti, stiamo anche coinvolgendo i ragazzi di Balcony Tv Roma e Spaghetti Unplugged, nonchè tour alternativi guidati per la Città e ovviamente l’Alice Cocktail.
Inoltre una importante contenuto del festival sarà legato al cibo. Abbiamo coinvolto Moovenda, startup innovativa del food delivery con base a Roma e con loro realizzeremo nella stessa giornata “Alice Food – tutti i sapori portano a Roma”: dal pesto ligure alle panelle siciliane passando per l’Abruzzo e i suoi arrosticini, un’esplosione di sapori che rappresenteranno la filosofia della manifestazione anche dal punto di vista gastronomico.Infine volevamo evidenziare le fantastiche illustrazioni, ad opera di Elisabetta Romagnoli.