Non è un caso o una svista che questo “Funkadelic Reworked by Detroiters” venga incluso ed apra addirittura l’edizione di ottobre di questa rubrica mensile dedicata alla musica elettronica, intesa comunque nel senso più vasto del termine.
A confermare l’esattezza della famosa definizione “Come George Clinton ed i Kraftwerk chiusi in un ascensore”, usata da Derrick May, uno dei padri fondatori del genere, per descrivere in breve la techno detroitiana, ecco che arriva questo album che vede alcuni dei campioni di quella scena musicale misurarsi con il repertorio della stessa leggenda del funk George Clinton e dei suoi accoliti.
Ad aggiungere importanza ed autorevolezza al progetto la partecipazione di Amp Fiddler e Mike Banks, che oltre ad essere colonne portanti della Detroit che conosciamo ed amiamo, hanno anche militato a tutti gli effetti in alcune delle ultime incarnazioni dei P-Funk.
Sia chiaro fin da subito: il comprensibile timore reverenziale che gli originali incutono non porta i remixers a spingersi in esperimenti e riletture troppo ardite o irriverenti, e questa è una caratteristica che i cosidetti “tribute albums” portano spesso con sé. Piuttosto il nutrito cast di remixers -tra gli altri i già citati Amp Fiddler e Mike Banks/Underground Resistance, Kenny Dixon jr. aka Moodymann, Marcellus Pittman, Claude Young, Anthony Shakir, Alton Miller ed Andrés– opera in maniera discreta e badando bene a non urtare la sensibilità dei puristi, dilatando o sottraendo ma mai stravolgendo classici quali Cosmic Slop o Music For My Mother.
Solo i Dirtbombs si lanciano in una selvaggia rilettura tra punk e rock hendrixiano di Super Stupid mentre il lungo assolo di chitarra di Eddie Hazel in Maggot Brain viene annegato da Brendan M. Gillen -fondatore della label Interdimensional Transmission ed iniziatore di questo eccezionale progetto- in un mare di echi e riverberi che lo rendono ancora più lisergico e straziante.