Mancano poche ore all’inizio del Rome Psych Fest !
Il festival romano quest’anno giunge alla seconda edizione con le migliori tendenze della psichedelia internazionale e italiana.
Tra i “big” di quest’anno campeggia la band indietronica tedesca Lali Puna che dopo un bel periodo di assenza dalle scene è pronta per esibirsi sabato 18 novembre sul palco del Monk con il nuovo album “Two Windows”.
Vi abbiamo avvisati… non perdeteli!
Qui sotto trovate l’intero album appena pubblicato per rinfrescarvi la memoria o scoprirlo per la prima volta.
Sono passati 7 anni dal vostro ultimo disco “Our Inventions” e “Two Windows”, un tempo non breve nel quale sono cambiate molte situazioni. Cosa portate del passato e cosa abbandonate in questo nuovo lavoro?
Bhe, portiamo tutti il nostro passato in giro, no? La domanda è solo se diventa più leggero con il tempo. Per me è stato così. Sto bene. Ho passato tre anni davvero estenuanti e sono finiti con quest’album. Ho lasciato una relazione alle spalle e ho avuto più sicurezza in me stessa. Un buon affare, non è vero?
Cosa avete fatto durante questi anni di pausa?
Mi sono presa cura dei miei figli. E sono tornata al mio lavoro di giornalista. Ho letto un sacco di articoli sul femminismo. Ho bevuto litri di caffè. E ho fatto un album con i miei con i miei colleghi di band.
Com’è produrre musica adesso in trio?
Mi piace 😊 Siamo un buon trio o quasi un quartetto. Perché quando suoniamo live Martin, colui che ci mixa, è il quarto membro della band. L’album è stato prodotto per lo più da Taison e me. Ho scritto tutte le basi, ad eccezione della collaborazione con Dntel, MimiCof, Mary Lattimore e Radioactive Man. E poi Taison ed io ci abbiamo lavorato su arrangiandoli.
A cosa si riferiscono le “Two Windows” del titolo?
Si riferiscono alle finestre di proprietà di un cane di nome Jennie. È un libro per bambini di Maurice Sendak. “Hai due finestre, ne ho solo una” dice la pianta al cane. Ma Jennie lascia la casa per essere chi vuole essere.
Com’è tornare nuovamente in pista e di nuovo in tour? Vi state divertendo?
Si! È bello andare in tour come le quattro persone che siamo. Siamo amici. Abbiamo provato a cambiare un sacco di cose però. La band sta diventando sempre più elettronica, non abbiamo più un basso o una chitarra con noi. Taison ha lavorato anche su un piccolo lightshow che si spera funzionerà 😊
Mi ha colpito molto la scelta della cover di “The bucket” dei Kings of Leon, un gruppo stilisticamente molto lontano da voi. Un brano splendido e una bellissima cover che ne esalta il lato più malinconico. Come mai avete scelto questo brano? Grazie! Ho avuto una specie di discussione con un amico riguardo questa cover. E alla fine ho pensato a quale sarebbe stata una buona versione della cover: una che fosse molto lontana dalla musica che stai facendo. “The bucket” mi è piaciuta. È così da macho ma al tempo stesso autoironica. Ed è una perfetta canzone pop.
Come vanno le cose in Germania in questo periodo?
Strane come in ogni altra parte su questo mondo. Viviamo tempi strani. Immagino che siamo l’ultima generazione cresciuta pensando che tutto sarebbe andato avanti all’infinito. Guardano indietro negli anni c’era tanta speranza. E questo è strano perché ero molto pessimista. Adesso ho rinunciato al pessimismo, perché non possiamo più permetterci di essere pessimisti.
Dovremmo aspettare altri 7 anni per un nuovo album?
No 😊
Intervista a cura di Melania Bisegna e Livio Ghilardi.