Il folk è un genere di musica che sa aspettare. Ti lascia prendere i tuoi tempi, ascoltare altra roba e farti un giro – tanto poi sa che tornerai da lui. Quando ti accoglie, il suo abbraccio è caldo. Si dona totalmente, senza riserve: ha un cuore generoso che sa di legno buono e se potesse avere gli occhi, sarebbero di quelli in cui leggi un gran romanzo tutto da scrivere e che divoreresti in un pomeriggio sul divano, avvolto da una coperta.
Ogni volta che lo ascolti, sai che quella musica è casa, la capanna sull’albero che hai sognato di costruire da piccolo. Odora di castagne che scoppiettano, foglie che ballano un walzer scomposto e imprevedibile sulle arie del vento, crepitio del fuoco. Eccolo il rifugio che ti aspetta sempre a braccia aperte.
Il 2017 è stata un’ottima annata per la musica folk. E’ stato un anno di grandissimi ritorni, di esordi folgoranti, di conferme. E’ stato l’anno del disco dichiaratamente slacker-folk di Mac DeMarco, del bellissimo album chamber-folk di Father John Misty e la bombetta indie-rock di Marika Hackman. Ma anche di altri lavori, conosciuti o meno, che ci hanno fatto sbarbellare il cuore: ecco il nostro racconto. (qui puoi leggere quello dell’anno scorso!)
CORPI SACRI
Chi: Feist e Big Thief
Cosa: Voci che sono corpi, corpi percorsi da scosse elettriche, concerti che diventano esperienze religiose.
Perché: Di Leslie Feist sappiamo quasi tutto: musa canadese dell’indie-folk, autrice di brani memorabili, eleganza sopraffina negli arrangiamenti. Pleasure è stato il suo disco di ritorno dopo 6 anni di silenzio, l’ennesima conferma di una grazia divina nella composizione e nei concerti live. Gli americani Big Thief sono la creatura indie-rock della cantautrice folk Adrianne Lenker nonché il tipico esempio di come le persone si possano trovare ed essere necessarie l’una all’altra. Le loro canzoni non si sentono semplicemente: strisciano sotto pelle perché urgenti. E grondanti di amore e sincerità. Provate un po’ a vedere questo video senza commuovervi.
Dove: Feist, Pleasure; Big Thief, Capacity
CLASSICI ISTANTANEI
Chi: Michael Nau/Bedouine
Cosa e perché: La sensazione che si ha ascoltando i dischi di Michael Nau e Bedouine è di essere fermi in un anno non precisato tra il 1968 e il 1974. Michael Nau è canadese e ha una voce vellutata e carezzevole che va a braccetto con le sue composizioni in odor di Beatles e Harry Nillson. Canzoni dal piglio classico, semplicemente splendide, senza tempo. Bedouine è nata ad Aleppo da genitori armeni e da anni vive a Los Angeles. Segni particolari: una grazia infinita. Il suo è un folk squisito, ricco ed elegantissimo che conversa con Joni Mitchell, Judee Sill, Nick Drake ma schiaccia anche l’occhio alle più recenti Jessica Pratt e Natalie Prass.
Dove: Michael Nau, Some Twist e The Load; Bedouine, Bedouine
LE NUOVE LEVE
Chi: Angelo De Augustine, Sandy Alex G e Lomelda
Cosa: Tre nomi da consegnare alla storia futura dell’indie-folk. Tutti e tre rigorosamente sotto i 25 anni.
Perché: Angelo De Augustine è uno che crede così tanto nel lo-fi da registrare nella vasca da bagno. Il risultato è un folk sghembo e intimistico che deve tanto (tutto?) a Elliott Smith. E Sufjan Stevens sorride, gli fa firmare un contratto con la sua etichetta Asthmatic Kitty e gli firma il video di una canzone. Noi lo ringraziamo, ché di tanta beltà abbiamo sempre bisogno. (Sandy) Alex G è stato definito da molte testate una delle next best thing dell’indie-rock: se n’è accorto Frank Ocean che ha preso i suoi giri di chitarra e li ha fatti diventare nientepopodimenoche Self-Control. Alex ha 24 anni e fa un disco all’anno: ogni disco segna un’evoluzione verso forme più libere ma che mantengono uno spirito folk. Lomelda è il progetto della texana Hannah Read – e di cui bisognerebbe parlare ovunque: può suonare come un indie-folk alla Pavement, ma è una cosa talmente matura che spaventa e che dimostra un talento impressionante. Ascoltate il disco Thx (per favore, il brano Nervous Driver subito) e ditemi, vi aspetto al varco.
Dove: Angelo De Augustine, Swim Inside the Moon; (Sandy) Alex G, Rocket; Lomelda, Thx
ANIMALI COMPLESSI
Chi: Fleet Foxes e Grizzly Bear
Cosa: Due ritorni attesissimi per le volpi e gli orsi grizzly: entrambi gli album sono basati su strutture folk complesse.
Perché: Dopo l’uscita di Helplessness Blues e l’uscita dalla band di Josh Tillman (rinato come Father John Misty), i Fleet Foxes si sono presi una pausa di riflessione durata 6 anni. Crack-Up non è solo il disco che ricuce e riassume il periodo della separazione ma racconta soprattutto cosa è ora Robin Pecknold: un fine cesellatore di melodie folk, una voce cristallina e pura, certo, ma soprattutto un compositore maturo di suite oniriche quasi in odor di prog, debitrici della migliore tradizione inglese e americana folk degli anni ’70. Potremmo dire la stessa cosa per i Grizzly Bear che da anni giocano in un territorio ibrido, in bilico tra dream-pop, folk orchestrale e derive sperimentali. Painted Ruins non è un album dal facile ascolto: soventi cambi di ritmo, stacchi melodici, armonie ardite spiazzano non di poco, ma sono capaci di dipingere paesaggi e orizzonti con pennellate geniali.
Dove: Fleet Foxes, Crack-Up; Grizzly Bear, Painted Ruins
FOLK E DERIVATI
Chi: Katie Von Schleicher, Nick Hakim e Hand Habits
Cosa: Il meglio del folk nelle sue tinte più impreviste e strane
Perché: A Katie Von Schleicher è impossibile non voler bene da subito. Il suo album (bellissimo!) si chiama Shitty Hits, è pieno zeppo di possibili hit pop in odor di Beatles, Beach House e Stereolab e le sue liriche urlano chiaro: Katie è una di noi! Diciamolo subito: Nick Hakim ha una voce soul che colpisce alle giunture delle ginocchia. Che c’entra col folk, direte voi? Il suo genere è una miscela divina di folk brasiliano (il ragazzino va in giro con una chitarrina da 4 soldi alla Mac DeMarco), soul e hip-hop. Lo diciamo senza problemi: diventerà un grande, forse lo è già. Infine Hand Habits, il progetto solista di Meg Duffy, chitarrista di Kevin Morby. Le coordinate della sua musica sono un certo bedroom pop indolente, una vena velvettiana nelle code lunghe e un incedere tutto folk.
Dove: Katie Von Schleicher, Shitty Hits; Nick Hakim, Green Twins; Hand Habits, Wildly Idle
*Extra*
L’ep (bellissimo!) I Need You di Sam Evian prodotto con Chris Cohen; tutto il disco di Julie Byrne; la canzone St. Vincent De Paul’s di Gold Star.
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