Nuovo album solista su Mexican Summer, dopo otto anni passati tra collaborazioni di vario tipo e releases pubblicate in quantità ultra limitate, per Gregg Kowalsky.
Il produttore prende ispirazione dalla sua nuova residenza in quel di Los Angeles per descriverne in musica la perenne solarità. Ed è proprio a causa della predominanza abbacinante del colore arancio, percepita da Kowalksy nell’ambiente circostante durante le fasi di registrazione del disco, che la scelta del titolo è caduta proprio su “L’Orange, L’Orange”.
Anche qui sono i soffici pads di sintetizzatore a costituire la materia sonora, quasi impercettibili arpeggi e modulazioni ne increspano leggermente la superficie, mentre è solo la finale Blind Countour Drawnings for Piano che, azzardando in maniera involontaria forse un omaggio ad Erik Satie, si affida quasi esclusivamente ad i tasti di uno spoglio pianoforte. “L’Orange, L’Orange” è pura, non adulterata ambient music della migliore fattura. All’ascoltare non resta che lasciarsi andare e farsi trasportare in un’altra dimensione.