Oggi 28 dicembre al Tilt di Avellino torna In Winter Time, rassegna invernale che alla terza edizione schiera ancora una volta uno squadrone d’eccezione: Giorgio Poi, San Diego, Beat Soup e Lies. Se volete combattere il freddo e smaltire le calorie accumulate in questi giorni di euforia alimentare, la soluzione proposta da Wollof e Land Ho è proprio ciò che ci vuole.
Per prepararvi come si deve abbiamo deciso di intervistare San Diego, il cui esordio – semplicemente intitolato Disco – è stato tra le cose più fresche e interessanti che abbiamo ascoltato in questo 2017.
tQuand’è che Diego De Gregorio è diventato San Diego?
Più o meno un anno fa, quando ho deciso di approcciare la musica in maniera diversa, e avevo bisogno di un eteronimo per iniziare una nuova fase. È stato catartico, ma anche la summa di quello che avevo in gestazione da un lungo periodo.
So che agli artisti non piace definirsi, ma in che modo pensi di poter inquadrare la musica che fai?
Il mio obiettivo primario è quello di stabilire un’atmosfera, senza necessariamente raccontare una storia. Per cui se devo inquadrare ciò che provo a fare ti direi “musica atmosferica”.
Vueling e Dio hanno attirato subito l’attenzione sulla tua musica. Hai avuto pressione addosso nel momento in cui hai dovuto realizzare tutto il resto?
No, direi che è stato tutto graduale e con i giusti tempi, e che continua ad esserlo. Parlare di pressioni in questo contesto poi mi sembra esagerato, tuttavia sapere che qualcuno si aspetta qualcosa da te è altamente gratificante.
Hai una estetica affascinante e ben definita: un po’ vapour, tropicale, molto anni ’80. Cosa rappresenta per te?
Premesso che tutti gli accostamenti possibili sono venuti da par mio contemporaneamente alla realizzazione (se non addirittura dopo), gli ingredienti sono per me contigui uno con l’altro. La mia è un’idea sostanzialmente univoca e la cosa stimolante è che può essere declinata in moltissime forme.
Come mai hai intitolato tutti i brani con una sola parola?
Mi piaceva l’idea che fossero concetti più che titoli, anche ironicamente, e che così rimanessero più facili da memorizzare.
In che modo presenti Disco dal vivo?
Vari synth, Ableton Live, push, e basso elettrico. Con me sul palco ci sono due ottimi polistrumentisti, Andrea Messina (dei Supergaband, ndr) e Antonio Calitro.
Com’è nata e come si è sviluppata la collaborazione con Lo Sgargabonzi su Conchiglie?
Era da tempo che io e Alessandro Gori pensavamo di collaborare insieme per un pezzo, e finalmente si è creata la situazione ideale per poterlo realizzare. È stato naturale e spontaneo e sono molto contento del risultato, non riuscirei mai ad immaginare il disco senza questa traccia.
Ti senti più napoletano o romano?
N A P O L I
Qual è il disco che più hai ascoltato quest’anno?
I più ascoltati sono stati probabilmente Drake, Kendrick Lamar e Mingus (diversi dischi), ma quest’anno ho dato precedenza all’ascolto di una serie infinita di singoli pezzi, pressoché di qualsiasi genere.
Propositi per il 2018?
Suonare, andare avanti, guardare avanti, produrre, scrivere, suonare.
Ascolta Disco qui: