Neon Desert è il nuovo disco di Rhò ed è un’opera piena di contrasti e di voglia di osare.
A più di tre anni dall’ultimo EP Nebula, Rocco Centrella espone nell’album il risultato artistico di tutto il lavoro svolto in questo lasso di tempo (e che passa anche dal mondo del cinema).
Caldo e freddo, folk ed elettronica, pomposità e minimalismo: paradossi ed opposti si uniscono in un percorso originale, stimolante e avvolgente. Rhò si mette alla prova… e la supera.
Lasciamo quindi che sia proprio Rhò a svelarci storie, significati e retroscena di tutti i brani di Neon Desert, il cui release-party ufficiale è previsto alla terza edizione di Manifesto al Monk di Roma (23-24 marzo).
Black Horse
Black Horse è il racconto di un’immagine molto vicina a un film di Shyamalan.
Una figura misteriosa giunge in un villaggio, attraversando la nebbia nel mezzo della notte.
Il suo arrivo segna l’inizio di un rito, che coinvolge tutto il villaggio, fino al sorgere del sole. Nella stessa maniera Black Horse apre il disco, si fa largo nella foschia con un’impronta r&b e su un tappeto di flauti.
Cross
Cross è la canzone più elaborata del disco, quella che mette insieme tutti gli elementi presenti in ogni singolo brano. È un brano viscerale, tribale, con incursioni di flauti e synth distorti. Nello scrivere questa canzone abbiamo tenuto in mente dei suoni che hanno fatto la storia del rock progressivo. Un ponte tra i Genesis e Son Lux.
J41D
J41D è l’acronimo “bimbomichizzato” di Just For One Day ed è una canzone che parte da un assunto molto chiaro: in una fase della nostra contemporaneità, condizionata da profili social che parlano più delle persone stesse, l’interrogativo del “giorno da leone o 100 da pecora” sembra avere una risposta abbastanza chiara. Tutti farebbero di tutto per un giorno solo di notorietà.
La questione dei trend e la curva della moda hanno sempre stimolato la mia curiosità. Questa canzone è il mio punto di vista su un fenomeno che ho imparato ad osservare quasi come se fossi un seguace di Simmel (dovevo mettere un riferimento alto da qualche parte in questo disco raccontato, altrimenti cosa mi sono laureato a fare).
Lies
Lies l’ho scritta durante le mobilitazioni in tema di diritti per la comunità LGBQT. L’occasione era importante per tanti motivi: la questione della paternità/maternità, dell’assistenza tra coppie dello stesso sesso, l’occasione per compiere uno di quei passi che fa crescere un’intera comunità. Nel 2016 si è giunti a un compromesso che è sì una conquista ma suona come una pacca sulla spalla da parte di amici che ti rispettano ma non si sporcherebbero le mani per fare il tuo lavoro. Mi sono chiesto se fosse il caso di gioire e in questa canzone ho voluto interpretare il coro dei tanti che non hanno raggiunto la soddisfazione augurata. Il ritornello è un coro a bocche chiuse, pronte a dichiarare una menzogna.
Hold On
Hold On è la canzone che ho scritto per la colonna sonora del film di Fabio Mollo, Il padre d’Italia, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese.
In questo film ho avuto il ruolo di consulente musicale ma Fabio ha voluto che ci fosse anche una mia composizione, per questo è stata pubblicata quasi un anno fa.
Hold on racconta di un rapporto difficile, caratterizzato da una chiusura nei confronti degli altri e dalla difficoltà di capirsi. Un rapporto simile a quello che vive Mia (Isabella Ragonese) con sua madre e Paolo (Luca Marinelli) con Mario, il suo ex fidanzato. A volte basterebbe concedersi un po’ di tempo in più per pensare e fare meno errori con le persone che amiamo. Ma le emozioni, quando sono forti, amplificano ogni desiderio e, per questo, non riusciamo a vedere oltre noi stessi.
Rooms
Rooms è una canzone fatta di campioni estratti da altri brani di Neon Desert con una linea vocale molto intensa.
Amare qualcuno sapendo che il mondo ti è ostile equivale ad accettare una condanna a morte. La sessualità è motivo di libertà in molte circostanze, in altre invece è ancora motivo di preoccupazione.
Rooms è una canzone romantica che nasconde una vena drammatica, protagonista assoluta nel finale.
È una storia d’amore tra due persone che subiscono il giudizio popolare e la porta della stanza è come lo scudo di due guerrieri che sfidano i retaggi.
So Long
Parigi 2015.
Una modella cade durante la sfilata invernale di Gucci per poi svanire improvvisamente.
La colonna sonora dell’evento era Jump di Madonna remixato dai Darkstar.
Della modella non si è più saputo nulla – anche se qualcuno sostiene che sia stata rapita da un gruppo mormoni – per poi ricomparire in un video dei Fleet Foxes – questa cosa avvalora la storia del rapimento.
Nonostante questa storia sia una menzogna, questa canzone è dedicata a lei, ovunque si trovi e ad Alessandro Michele.
Whatever
Whatever è il racconto di un incubo, intimo e assordante.
Poche note, una ritmica ossessiva alla Aphex Twin e una melodia che si sviluppa dai colori scuri a quelli più limpidi, come a voler trovare una via di fuga. Ma la liberazione giunge alla fine, solo dopo aver attraversato un muro di arpeggiatori distorti e un coro di suore svedesi, registrate durante una passeggiata con Stefano Milella. Vai con le querele.
Sideway
Sideway è la prima canzone scritta per questo disco e racconta l’inizio della collaborazione con Stefano Milella, un fantastico producer oltre che amico.
La sua cifra si nota soprattutto per l’introduzione di groove diversi dal passato.
Sideway mescola un incipit molto cupo – alla FKA Twigs/Arca – per poi esplodere in uno dei ritornelli più luminosi e caldi dell’intero disco.