Si può dire che abbiamo messo piede in questo 2018 con un proposito ben preciso: far diventare ricco Masamasa. Ma RiccoRicco, proprio.
Per farlo, però, è necessario prima farlo conoscere al mondo intero.
E, chiaramente, noi si parte da qui.
Inizia a recuperare i suoi brani qui sotto e poi conoscilo meglio con quest’intervista.
Oi Federico, perdonami per i ritardi. Giorni folli a lavoro. Comunque la prima cosa che ti volevo chiedere è come Masamasa si avvicina alla musica. La seconda è che sappiamo poco di te e quindi sarebbe interessante capire perché da Caserta ti sposti a Berlino per studiare. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio quella città, che se vuoi è anche distante dal suono attuale del tuo progetto?
1. La passione per la musica mi è stata trasmessa da mio padre, quando ero piccolo. Lui era un sassofonista e ascoltava prevalentemente funky e blues e jazz, dagli artisti più internazionali fino a Pino Daniele. Essendo attratto dalla musica che mi faceva ascoltare, il primo strumento a cui ho approcciato è stata la chitarra. Credo che le influenze musicali che mi ha trasmesso mio padre siano ancora percettibili nella musica che faccio oggi, sicuramente sono state fondamentali nello sviluppo della mia sonorità.
2. Quando ho finito gli studi superiori sentivo che a Caserta l’unico sentimento a prevalere nella scena musicale fosse l’odio; nei locali, a parte rare eccezioni, non vi sono strutture adatte a proporre musica di qualità e sentivo, inoltre, che le idee che avevo venivano spente dal contesto in cui mi trovavo. La vita Casertana, almeno da ragazzo, è un continuo ripetersi delle stesse azioni. È un “paese allargato”. Avevo il desiderio di vivere la realtà di una grande città, quindi ho scelto di andare oltre il confine nazionale per capire quale poteva essere il ritmo di vita e la scena musicale europea.
Nonostante Berlino sia una delle città che produce poca future bass, o qualsivoglia genere associabile a Masamasa, ero interessato a capire l’attenzione verso la musica elettronica che contraddistingue la capitale tedesca dal resto d’Europa. Mi sono trasferito e ho iniziato a capire quale influenza poteva avere l’utilizzo di synth e strumenti, tipicamente utilizzati in musica elettronica, sulle mie sonorità. Berlino semplicemente è la città in cui si dedica maggior attenzione alla scena elettronica in assoluto, cosa che in Italia avviene in maniera più superficiale. Inoltre vista la mia volontà di intraprendere gli studi in sound engineering, mi sono iscritto al SAE Institute Berlin presso il quale ho conseguito la laurea.
Delle cose che mi hai detto mi colpiscono 2 cose: una è che appunto vivere un contesto di “provincia” in qualche modo mi pare che spinga gli artisti a volere “di più”, avere più fame e più voglia di andarsi a prendere qualcosa. La seconda è che gli ascolti di tuo padre si sentono molto nella tua musica, è vero, ma direi anche che ci sono degli altri elementi “di novità” e rottura con il classico che sono differenti da quanto dici. Se ascolto Friendly alcune cose vibrano come se ci fossero Kaytranada e Anderson .Paak in rotazione nel tuo stereo. Mi chiedo, capito da dove viene il suono più classico, da dove arriva invece tutto il suono più nuovo.
Senza dubbio nel mio caso è vero quello che hai detto: la provincia spinge ad avere fame e voglia di dimostrare che si riesce a competere, nonostante tutto, con realtà enormi. Però, talvolta, succede il contrario: vivere in un loop infinito, senza nulla di interessante da fare, ti porta a fare poche nuove esperienze e si rimane bloccati. Ho tanti amici che hanno mollato la musica o che hanno continue crisi d’ispirazione nonostante il talento di base.
Per quanto riguarda le influenze di mio padre, le esprimo soprattutto nell’ armonia musicale che compone i miei brani. L’utilizzo di determinati accordi o melodie, sento che viene fortemente da lì.
Hai ragione poi, anche nel dire che ci sono elementi di rottura. Ti dirò, Anderson & Kaytranada non sono tra i miei ascolti preferiti. Kaytranada lo preferisco da solista o con Goldlink. Diciamo che in generale, amo tutta la scuola di Chicago come Chance The Rapper, Social Experiment e Vic Mensa. Ma anche Smino che è di St. Louis.
Mi rendo conto che Chi Town produce il suono che più mi piace da sempre: Common è stato per tanto il mio rapper preferito, poi Kanye mi ha insegnato a guardare oltre il rap come concetto classico e la nuova generazione rappresenta la mia ispirazione principale. Adoro poi Masego, Goldlink, Medasin, Whereisalex, Lido, Childish Gambino (come Donald Glover devo ancora capirlo bene), Diplo, Flume e Mura Masa, anche se tengo a sottolineare che non è stata ispirazione per il mio nome (ahah).
Parallelamente Mi interessa anche la musica classica, ascolto con grande attenzione Claude Debussy e tutto ciò che ne deriva, per me è grande fonte di ispirazione.
Poi, ovviamente, mi interessano i tuoi ascolti in fatto di musica italiana, se hai qualche artista che ascolti regolarmente e con cui vorresti collaborare. E mi piacerebbe anche conoscere qualcosa di Ostbahnhof che ha una sua collocazione spazio/temporale estremamente precisa.
Nel panorama italiano ultimamente ho trovato meno difficoltà nell’ ascoltare cose. Oltre il sopracitato Pino Daniele, mi piace Colapesce, Gli Amari, molte cose di Giovanni Truppi, I cani, Generic Animal e Maiole.
Per quanto riguarda la scena rap mi piacciono: Dargen D’Amico, Dutch Nazari, Frah Quintale, Tedua, Luchè, Coez, Coma Cose.
Mi piacerebbe sicuramente collaborare con Dutch, Generic Animal o Ceri, producer di Frah.
Ostbahnhof è un EP composto in quattro giorni a Berlino, precisamente ad Ottobre 2016. Era da tempo che ero in contatto con Baco Krisi, per me è tutt’ora una delle penne più raffinate ed incredibili che la scena rap italiana possiede. Decidemmo di vedere il concerto di Chance The Rapper a Berlino e io ospitai Baco, Simoo, Frank ed Enrico Dalla Vecchia per quattro giorni in casa. Il team completo è: Masamasa & Baco Krisi alle strofe, Frank & Simoo alle produzioni e Enrico Dalla Vecchia ai visuals. Sottolineo che per quanto sia stato un lavoro veloce, il confronto con Baco mi ha stimolato molto a migliorare. Credo lo stesso valga per Simoo. In Clash, che è la sua strumentale fatta per Ostbahnhof, puoi sicuramente sentire degli accenni di suoni che sono diventati oggi la colonna portante della nostra musica.
Invece per quanto riguarda te, c’è stato un momento in cui hai detto “ok, voglio fare questo nella vita”. Oltre al fatto che tuo padre fosse un musicista cosa ti ha fatto scattare in testa il voler fare questo per vivere?
Altra domanda invece è cosa ispira Masamasa, quali sono le storie che ami raccontare.
Ho dimenticato di specificare che mio padre non è un musicista di professione, tutt’altro. Lui ha sempre avuto una forte passione musicale che mi ha trasmesso, ma quello che sto cercando di fare io è di portarla al livello successivo. Il momento del “voglio fare questo” non lo collego a nessun evento in particolare. Già a quindici anni cominciavo a realizzare che la musica era ben oltre un interesse adolescenziale.
Da lì in poi, ho avuto alti e bassi, fino a quando non sono arrivato a Milano: i ragazzi del mio team, che sono Enrico Dalla Vecchia e Federico Lo Presti, mi hanno dato la forza necessaria a credere in quello che faccio e ad affrontare tutto con professionalità.
Non sono uno a cui piace fare tutto da solo, mi piace coinvolgere gente nei progetti ed espandere la mia visione. Si può dire che con i ragazzi ha funzionato alla grande. Comunque, ha aiutato anche vedere che quando la mia musica ha cominciato a girare per il circuito Milanese, il progetto piaceva e fomentava.
Mi viene difficile racchiudere in poche parole cosa mi ispira. In linea generale tantissime cose: le metropoli, i piccoli gesti, l’instabilità sentimentale, le immagini post-adolescenziali, il mondo del primo lavoro e tutto quello che vivo. I miei testi sono sempre personali: vivo delle situazioni e le appunto sul telefono, nemmeno in rima.
Poi, arriva il momento di scrivere e non ho bisogno di forzare nulla, ho una valanga di immagini e sensazioni vissute già, messe giù nel blocco note. Questo mi rende piuttosto lento a scrivere, talvolta segno 5 note in un giorno, talvolta 2 in una settimana, è complicato metterci sensazioni vere.
e senti, da appassionato di camicie ad appassionato di camicie: com’è nata invece questa passione? te lo chiedo perché anche io sono maniacale nello sceglierle.
La passione nasce perché sono troppo fan dei negozi e magazzini vintage. E di solito trovi camicie di ogni tipo e forma. In realtà non sono molto maniacale nello scegliere, mi piace seguire la sensazione: mi è capitato di sceglierne una e riuscire a matcharla solo mesi e mesi dopo. Devo confessarti che la passione sta scemando pian piano. Qualche anno fa ero fissato con le polo, poi camicie, adesso è uscita troppa roba figa e faccio fatica a starci dietro. Vorrei dedicare qualche giorno a trovare il giusto modo per rinfrescare l’armadio, mi rendo conto di essere troppo indeciso anche sul vestiario.
L’ultimissima cosa che ti chiedo è dove vuole arrivare Masamasa.
Questa è una domanda difficile, davvero. Il mio obiettivo è diventare un punto di riferimento o una voce per tutte quelle persone che sono stufe di adeguarsi e sentire sempre le stesse cose, musicalmente parlando. Penso che di pari passo col mio miglioramento, io possa colmare quel buco enorme che c’è nella scena italiana. La gente fa ancora fatica a vedere il rap come musica sensibile: appena l’ascoltatore medio trova qualcosa di più poetico e personale, il paragone con Ghemon e Mecna è immediato. Questa cosa non ha senso, voglio cambiarla. Ogni persona, ogni artista, ha la sua sensibilità personale e la sua vita, il solo essere più sensibile non può renderti uguale ad altri.