Ritrovarsi.
È la prima cosa che ho pensato ascoltando il singolo di Laago! Scritto proprio col punto esclamativo e che in lingua Yoruba vuol dire “suono” (grazie GoogleTranslate!!).
Laago! è il nuovo progetto di Andrea Catenaro, ex cantante dei Jacqueries, che ha deciso di riabbracciare la sua chitarra, provando a superare le incertezze della quotidianità, ritrovandosi. In attesa dell’uscita dell’album, abbiamo chiesto ad Andrea qualche curiosità riguardo il suo nuovo progetto, le paranoie e il mostro di Cleveland.
Perché ci piace e senza la musica non si può stare.
Chi è Laago!?
Laago! dovevo essere io, ora però siamo in quattro! Parto da un po’ più lontano: dopo la fine dei Jacqueries, ho avuto una bella crisi d’identità. O meglio, è la mia crisi di identità ad aver messo fine al gruppo. Dopo il primo disco sentivo che la cosa stava diventando seria e ci sarebbero volute molte energie e molta sicurezza nei propri mezzi per fare un secondo che ci portasse ad un livello superiore. In quel momento non avevo nessuna delle due ed avevo tanta paura di fare un salto nel vuoto dedicandomi solo alla musica. Così mi sono laureato ed ho iniziato a lavorare full time. Sono stato praticamente un anno senza neanche toccare la chitarra, poi ovviamente ho capito che era una pazzia e ho ricominciato a scrivere canzoni, piano piano, dopo il lavoro, senza pensare a cosa ci avrei fatto. Devo ringraziare Jesse Germanò (frontman dei John Canoe e fonico ndr) che si è preso la briga di credere nei pezzi, di registrarli e di produrli. Io sono paranoico, non sono mai convinto della qualità di quello che faccio, sono sempre lì lì sul punto di buttare tutto. Lui mi ha aiutato, oltre che dal punto vista prettamente musicale, anche ad evitare questo.
E poi devo ringraziare, oltre a un milione di altri amici che mi hanno aiutato, Matteo Iacobis, Paolo Fraddosio e Riccardo Adamo che adesso sono Laago! praticamente quanto lo sono io. Facciamo vita da band, partecipano al processo creativo dei nuovi pezzi e si sbattono per le robe organizzative. Dal vivo saremo noi 4.
E poi?
Il mostro di Cleveland è il primo passo, ma usciranno presto altri pezzi. Suoniamo indie rock con le chitarre in un momento in cui non fotte a nessuno ed è una cosa che mi rende orgoglioso. Sono cresciuto con questa roba e almeno adesso voglio suonare così, o meglio voglio provare a creare una versione rielaborata, personale, delle cose che ascolto. Lavoro sodo per essere originale, riconoscibile e indipendente dalle mode intorno a me, spero che anche la gente la penserà così. L’etichetta siamo noi, Laagolake music, facciamo tutto noi, come la Dark Polo Gang!
È rimasto qualcosa dei Jacqueries in questo nuovo progetto?
Sicuramente. I Jacqueries sono stati la mia prima ed unica band prima di Laago! e restano una parte bellissima della mia vita. Io scrivevo le melodie della maggior parte dei brani, quindi credo che chi ci seguiva all’epoca troverà in questo nuovo progetto qualcosa di familiare. Uno dei pezzi di Laago! nacque addirittura come un provino che avevo fatto per i Jacqueries, anche se in una versione totalmente stravolta. Poi il mio amico Alex Germanò, ex bassista dei Jacqueries e ora con una bellissima carriera solista, mi ha dato una grossa mano nell’arrangiare i pezzi e ha suonato vari strumenti.
Il video è meraviglioso. Girato nel luna park di Coney Island da Jesus Muniz. Ce lo vuoi raccontare?
Una storia assurda. Sono stato a New York in vacanza per le ferie che il capitalismo ci concede ad Agosto a trovare il mio amico Andrea Gavazzi, che lavora a New York come direttore della fotografia. Abbiamo deciso di girare il video insieme ad un suo collega regista messicano, Jesus Muniz. Siamo stati tutto il giorno a Bushwick a fare delle riprese e poi siamo andati a Coney Island per rilassarci un po’ e fare un po’ di girato senza pretese. Abbiamo incontrato una ragazza Coreana pazzissima che ci ha invitato ad una festa dentro il luna park e così è nato il video. Praticamente tutto improvvisato, abbiamo “scritto” la storia mentre giravamo e quasi nessuna delle comparse che vedi ha mai saputo e credo mai saprà di essere nel video. Anche l’idea degli effetti grafici è nata dopo. Amo le cose che nascono così.
E Cleveland? Chi è il mostro?
Il mostro di Cleveland è una bestia di nome Ariel Castro che ha rapito e tenuto segregate nella sua casa 3 donne per anni, facendo loro violenze varie. Sono rimasto impietrito quando ho letto la storia. Sarebbe stato retorico però scrivere un pezzo attaccando quell’uomo in qualche modo: decisamente non interessante. Credo che l’obiettivo della musica alternativa, passami il termine, sia non quello di parlare di cose diverse dal consueto, ma parlare delle stesse cose in un modo non convenzionale. Parlare d’amore ma scriverne come farebbe Tricky, scrivere un pezzo pop, ma in modo sgangherato come Malkmus, cercando la soluzione meno battuta. E allora ho cercato di dare sembianze “umane” al mostro, l’ho immaginato a casa in pantofole con le sue amiche a guardare Friends, per esorcizzare il disprezzo che ho provato quando ho letto l’articolo. Lui che non vuole uscire di casa solo perché è pigro, coccolato nella protezione di persone che già conosce, depresso, senza stimoli. E quello lo siamo, chi più chi meno, chi più spesso chi meno spesso, tutti noi. è una condizione in cui mi sono trovato e mi trovo spesso e la musica è una cura, una psicologa per me, sono contento di aver scritto un pezzo così. Mi fa strano sentire gli amici quando la canticchiano, perché in realtà è un pezzo davvero tosto, emotivamente parlando. Ripensandoci poi, mi sono accorto di aver copiato la stessa intenzione di Cobain quando ha scritto Polly.
Nella scena finale del video passi le cuffie alla ragazza che hai vissuto passivamente per tutta l’uscita al Luna Park. Suppongo sia una metafora liberatoria. Che significato le dai?
È una bella interpretazione. Mi piaceva pensare che mettendo quelle cuffie si venissero a sapere cose come i segreti del mondo o roba del genere. Ecco perché ho recitato in quel modo passivo. Come se nelle cuffie qualcuno mi stesse dicendo qualcosa di terribile e misterioso. Mi viene in mente il video geniale di Just dei Radiohead, volevo ricreare un po’ quell’atmosfera. Lei (Jenna Berraho) alla fine, curiosa, vuole provarle e io me ne libero volentieri.