Nessuno, dico, nessuno in Italia non ha mai sentito parlare della Divina Commedia.
È come il calcio e la pizza, solo che non fa litigare e non si può condire col salamino piccante. A parte questo, l’opera di Dante ha inciso e incide tuttora sulla nostra visione della letteratura e per molti anche sulla stessa visione del mondo.
Drone126 e Trash Secco sanno cosa questo significhi; dunque, cosa potrebbe rappresentare meglio di tutto la filosofia della LoveGang, che è passata in pochi mesi da essere fenomeno locale romano a manifesto nazionale, se non l’opera più italiana di sempre?
Tra buio e luce, tra Caravaggio e Oxycodone, ecco le risposte dell’ideatore del progetto Drone126 e del regista del videoclip Trash Secco.
Ciao ragazzi! Partiamo dal nome: la scelta del titolo Amor Vincit Omnia è un grande omaggio a Virgilio, ma allo stesso tempo riprende il concetto che fin dagli inizi la 126 ha sempre voluto far passare, quello di Lovegang.
Drone, come spiegheresti questo state of mind a dei “profani” che mai hanno avuto a che fare con la vostra musica?
Difficile spiegare a parole un concetto così profondo, semplicemente in quanto vero e proveniente dal cuore… Il titolo, oltre che a Virgilio, rimanda a Caravaggio, ma più che la provenienza della frase è stato il rimando ai valori Lovegang ad attirarmi. Amor Vincit Omnia perché il sentimento è ciò che ci muove, oserei dire: sentimento come espiazione dei peccati, grazie al quale ci salveremo.
Riguardo al progetto, appare subito chiaro l’accoppiamento cantica-cantante. Ma perché la decisione di scambiare l’ordine originario? E soprattutto perché la vostra scelta è caduta proprio sulla Commedia?
[Drone] La Commedia è un’opera talmente ingombrante che finisce per influenzare un po’ tutti, a volte anche in maniera inconsapevole. Quando con Trashsecco abbiamo delineato la nostra rispettiva visione artistica di questo progetto, il parallelismo ci è sembrato evidente; non potevamo resistere.
La scelta di invertire le cantiche invece nasce da un’esigenza narrativa, volevamo raccontare la parabola di un personaggio che cerca di elevarsi dalla straziante monotonia della condizione umana (il Purgatorio) ricorrendo al frutto proibito, che pur essendo un veicolo per il Paradiso nasconde un volto infernale.
[Trash Secco] Giro sempre con una Divina Commedia tascabile con me, è un riferimento necessario e costante, come la Bibbia. Sono testi che porto dentro. La trilogia nasce con un’esigenza di sperimentare, di fare arte allo stato puro.
La divisione in capitoli dantesca, che finisce all’Inferno invece che al Paradiso, è una metafora della nostra vita, che altro non è che un’illusione, da uno sbalzo emotivo all’altro. Ci sembra di vivere nel “Giardino dell’Eden” e un attimo dopo agli inferi.
Il protagonista è un Adamo dei tempi moderni, che gira ossessionato dalla figura del suo creatore (in questo caso Dio, visto che ci riferiamo alla Divina Commedia e alla religione Cristiana) tanto da scrivere il suo nome con la vernice per strada (nella prima parte “Purgatorio” il protagonista scrive “Dio” in modo ossessivo ed ha anche un tatuaggio in testa con la stessa scritta). Nella seconda parte, si perde con la sua Eva e la mela proibita (in questo caso un mix di droghe), assaggiando il peccato originale. Come in tutte le parabole Cristiane il protagonista subirà la sua punizione divina finendo vittima di sé stesso e della realtà che lo circonda, tra spaccio, soldi e dipendenza.
Il videoclip ha la notevole qualità di saper rappresentare i tre diversi capitoli del capolavoro di Dante grazie all’oculato utilizzo delle luci. Ma a volte possono coesistere caos infernale e un sole splendido, un clima perfetto. Sto parlando di Roma. Vivere nella Città Eterna è stato più un ostacolo o una fonte di ispirazione?
[Drone] Crescere a Roma significa doversi confrontare presto con la condizione esistenziale del ristagno. La sensazione che si ha in questa città è che qualsiasi tentativo di migliorare la propria condizione di vita venga immediatamente soffocato da un’onnipresente cappa di ottusità e corruzione. Al di là del patrimonio artistico, degli scorci suggestivi, è un luogo di peccato e perdizione, e anche solo attraversarlo è un’esperienza infernale. Per questo negli ultimi anni è stato sorprendente accorgersi di come sia improvvisamente tornato ad essere un polo creativo potentissimo, la scena musicale che è emersa in pochissimo tempo è il primo vero segnale di resistenza al torpore esistenziale a cui si è assistito per anni e farne in qualche modo parte è emozionante.
[Trash Secco] Roma è la capitale del cinismo cosmico, dello scetticismo e dello scherno. Sopravvivere a Roma nel 2018 con le proprie forze è dilaniante (parlo come artista), solo pochi coraggiosi riescono a mantenere la propria via, tra ambienti ostili ed elitari, finanziamenti inesistenti… fare l’artista a Roma è una vera merda… ma alla fine riconosco che non potrei abitare in nessun posto del mondo se non qua, ogni frase è fonte di ispirazione per me, il paesaggio disastrato tra tradizione e urbanistica decadente mi fa venire la pelle d’oca e non potrei mai andarmene senza aver fatto almeno un altro film qui. Io amo Roma.
Trash Secco, cosa ti ha spinto a collaborare con Drone? Ti ritrovi nella filosofia “126”?
Qua te parto con un racconto alla Kerouac.
Estate 2017, Roma. Faceva caldo e per strada non c’era nessuno. Giravo ubriaco per Trastevere con una Peroni calda in mano e un conato di vomito che mi accompagnava da ore. Sentii delle urla, bottiglie rotte e schiamazzi notturni provenire dal “Bruschettaro” un vicoletto dietro piazza Santa Maria In Trastevere.
Vedevo sagome dimenarsi e barboni sdraiati per terra. Era la Lovegang. Vidi Sean (Pretty Solero) inveire contro un ragazzo fuorisede dentro una Smart con calci agli sportelli e birre volanti, Piero (Ketama) seduto su uno scalino per terra che provava a girarsi una sigaretta tutto fatto, con una mezza tailandese minorenne sdraiata addosso che sembrava un gatto persiano in coma etilico, Ugo Borghetti che raccontava aneddoti sconclusionati sui rave party senza capo, né coda e poi altri ragazzi che stavano lì appoggiando birre sulle macchine, inalando droghe e pisciando per strada.
Decisi di unirmi a loro quella sera e da lì nacque subito una forte amicizia. I ragazzi mi confessarono che quando uscì il mio film (Nefasto: Er Mostro De Zona, recentemente segnalato e rimosso da YouTube, ndr) loro erano scioccati, avevano all’incirca 18/19 anni e subirono la sua influenza nel loro percorso artistico.
Così iniziammo ad esprimere la nostra tossicodipendenza da droghe insieme, fumando crack nei salotti borghesi, pippando medicinali (come Subotex e Oxycodone) sugli smartphone nei vicoletti di Trastevere o come vuole la tradizione andando a
Centocelle dai “Negri Sputapalle”, come li chiamano a Roma, che vendono eroina tagliata con stricnina (veleno per topi). Io venendo da un ambiente più festaiolo gli feci provare ketamina, mescalina, LSD e altre droghe psichedeliche. Fu una grande comunione di intenti che ci ha portato a fare questa nostra opera insieme.
Il progetto con Drone è stato divertente, perché lui è stato molto consenziente nello sperimentare questo progetto così coraggioso, infatti stimo molto la scelta sia sua che degli altri membri della 126 che, in controtendenza a questa mania dei social, delle visual, della rincorsa alla moda del momento (un virus che ormai contagia tutti, costringendo a imporsi dei limiti nelle proprie opere), hanno dimostrato che per loro
conta molto di più esprimersi a pieno che VENDERE.
Lambrusco è un pezzo piuttosto cupo, forse più oscuro dell’Inferno di Ketama, e il fatto che corrisponda al purgatorio dà l’idea che spesso quando c’è sofferenza non c’è speranza anche quando dovrebbe essercene. Drone, come si spiegano le tue scelte sonore e le tematiche di Franco in questa traccia?
Quando io e Franco ci siamo appassionati al rap, i pezzi cupi e pieni di immagini suggestive erano quelli che ci piacevano di più. Avevo voglia di fare un pezzo così con lui, che rispecchiasse il nostro gusto degli inizi, ma incorporando le sonorità che lo hanno reso famoso. Ho cercato di usare le chitarre lo-fi di Frenetik & Orange per dare una nota cantautoriale al brano, adattata alle sonorità cupe e ritmate della trap.
La visione del Paradiso invece è piuttosto viziosa. L’atmosfera appare più surreale, ma la droga e la fama compaiono più che mai. Cos’ha secondo voi il Pretty di così angelico?
[Drone] Beh, di angelico ha sicuramente il volto, è una faccia d’angelo. Il Solero è un puro, espressione di una sensibilità spontanea e priva di filtri. Anche la sua musica riflette queste caratteristiche, i suoi pezzi sono dei lampi improvvisi di creatività e sentimento. A volte non c’è neanche un confine vero e proprio tra il momento della scrittura e quello della registrazione. Nel video abbiamo voluto rappresentarlo così, come un fascio di luce abbagliante che guida il protagonista e lo spettatore verso un’incontrollabile estasi dei sensi.
[Trash Secco] Pretty è uno dei miei preferiti. Lui nel video è l’imperatore dei vizi capitali, il Dio del peccato. “Paradiso” inteso come sensazioni paradisiache, come benessere (illusorio ed effimero ovviamente). Il Paradiso è l’Inferno mascherato di bianco, ma anche la prima parte è un estenuante cammino infernale.
L’Inferno è ovunque. L’ambiguità e il contraddittorio sono il pane quotidiano, per non parlare della provocazione. Penso che il Paradiso sia il capitolo più bello del video.
Nella “Danza dei soldi” Ketama dice: “Sto piangendo per dei fogli”. Una frase secondo me bellissima, che mette bene in luce la triste realtà di una visione così materialistica della vita. Andando oltre la classica spiegazione del cashflow e il fatto che sia tematica ricorrente in gran parte della storia dell’hip hop, volevo chiedere che valore date voi al denaro o meglio che valore pensiate debba avere.
[Drone] Ho sempre pensato che la caratteristica fondamentale dell’esperienza umana sia quella della contraddizione, del paradosso. Siamo vittima di pulsioni e desideri che spesso sono in diretta contrapposizione tra loro: cerchiamo il brivido e allo stesso tempo la sicurezza, vogliamo essere parte di un gruppo e allo stesso tempo distinguerci dagli altri, bramiamo il potere, ma vorremmo sfuggire alle responsabilità che comporta, e così via. Penso che l’hip-hop sia il genere dell’ambiguità per eccellenza, un linguaggio espressivo che permette di esplorare i lati più controversi dell’animo umano e della società.
Forse è per questo che il dilemma del rapporto con il denaro, contraddittorio e conflittuale per definizione, è così popolare tra i rapper. Ketama è molto bravo a muoversi sul filo dell’ambiguità, molti dei suoi pezzi sono allo stesso tempo crudi e autoironici, assurdi e sopra le righe, ma pure estremamente profondi e autentici. Anche in questo caso credo che il suo intento sia stato soprattutto quello di esprimere la difficoltà che prova nel conciliare il suo bisogno di denaro con le sue esigenze artistiche e il suo desiderio di libertà, senza voler necessariamente esprimere un giudizio sul tema.
[Trash Secco] Bella domanda… I soldi sono pezzi di carta, merce di scambio. Molte volte io cerco di barattare le mie opere con altre cose per bypassarli. Ho sempre cercato di evitare di parlare di soldi in passato (e tuttora quando la gente si sofferma a parlare di denaro e percentuali nel mio studio viene cacciata in malo modo), avevo paura del loro potere sulla gente. Andando avanti mi sono reso conto che è inevitabile avere un rapporto con i soldi ed evitarli è ingenuo, perché in questo modo gli si dà un ruolo importante tanto quanto il “malato” che ne parla in modo ossessivo. Ovviamente sono angosciato nel vedere la società consumistica prendere il sopravvento su tutto, come le nostre vite stiano diventando bidimensionali e piatte, tutte uguali e come la popolarità e l’impatto immediato regnino sovrani sui nuovi media (Facebook, Instagram) rispetto ai contenuti e alla riflessione, che appartengono sempre di più alla nicchia, perché la libertà di scelta ha sguinzagliato il cattivo gusto e la demenza delle persone. Questa “Democrazia del Sapere” è una stronzata, LA DEMOCRAZIA È UNA STRONZATA.
Questi brani hanno un’importanza notevole, perché fanno intuire quello che sarà il primo album Lovegang al completo. Di album di intere crew di solito ce se ne ricorda pochi, ma quei pochi sono davvero di alto livello (Struggle Music ad esempio).
Drone, cosa devono aspettarsi i fan musicalmente?
Unire in un solo disco un collettivo così eterogeneo dal punto di vista del suono pone una serie di difficoltà. Il rischio che ho voluto evitare è stato quello di fare una compilation, un sampler dei vari stili di ogni esponente. Piuttosto sono stati loro ad adattarsi alle sonorità che gli ho proposto e ne sono risultate delle tracce in qualche modo “atipiche” per ognuno dei rapper, ma con un suono coerente e distinto da quello a cui vi abbiamo abituato fino a adesso. In ogni caso potete stare certi che anche in questo disco troverete gli elementi portanti dell’estetica Lovegang: il cuore, il sangue, il sentimento.
L’ultima domanda la vorrei porre in particolare a Trashsecco: secondo te, si può dire che ‘Er Mostro De Zona’ si può intravedere in un po’ tutte le cantiche, in un certo verso?”
Si, ovviamente me ne accorgo sempre dopo aver finito i miei lavori che “Nefasto” è onnipresente e naviga in ogni mia opera. Questo per me rappresenta un grande ostacolo, perché in quanto artista cerco di superarmi e di evolvere in ogni mio gesto e ritrovarmi a parlare sempre del “Mostro De Zona” è tante volte deprimente e imbarazzante, anche se capisco che un’opera con quel forte impatto sul reale è difficile da estrapolare dall’immaginario collettivo. Spero di dar vita al mio secondo film al più presto per poterlo citare nei video e spero che abbia la stessa importanza.
[Nelle risposte originarie, la parola inferno appariva sempre in minuscolo e per allinearla a Paradiso e Purgatorio è stata poi scelta la lettera maiuscola. È bene però che il lettore sappia di ciò, perché questa contrapposizione rende il concetto di Paradiso come concezione hegeliana ideale e di inferno come luogo terreno, ndr]