Avevamo lasciato Ainé con il suo EP Uni-Verso. Da pochissimo, l’artista romano ha pubblicato un nuovo singolo, Ormai, che anticipa l’uscita del suo secondo disco, Niente di me, previsto per ottobre.
Non vediamo l’ora di ascoltarlo – il suo primo album Generation One ci aveva conquistati – ma intanto ci è sembrato il caso di farci consigliare da Ainé un disco perfetto da ascoltare alla guida, per ingannare l’attesa.
La scelta della musica da ascoltare in macchina è un rituale fondamentale per chiunque, per me molto spesso il percorso in auto diventa quasi un prolungarsi di ciò che stavo ascoltando in studio prima di partire, trasformandosi a volte da una scelta di piacere a una di approfondimento. Quello che ascolto, in fase di produzione, mi influenza moltissimo. Quindi la cernita è necessaria.
I generi sono sempre molto diversi a seconda di variabili molteplici: l’umore, la meta, il traffico (a Roma è una variabile da considerare). Il mio rapporto con la musica durante il viaggio, è diversa rispetto al mezzo con cui mi muovo. Se sono in treno, ad esempio, spesso produco, per me è un momento di riflessione e quindi di conseguente creatività molto forte. In auto, invece, prediligo l’ascolto, l’approfondimento e anche la scoperta.
Per Niente di me, il mio ultimo disco in uscita il prossimo ottobre, l’ispirazione per alcuni passaggi è stata determinata dall’ascolto di grandi artisti della scena italiana, uno tra tutti Pino Daniele. Nero a metà l’ho consumato, consumando km. Credo che quest’album rappresenti perfettamente il tentativo (ovviamente super riuscito) di mescolare sonorità di oltre oceano con testi italiani. Il mio nuovo lavoro segue un po’ questa linea, la necessità di una produzione a respiro internazionale che non necessariamente imponesse l’uso della lingua straniera.
Daniele è stato grande, tra le varie cose, soprattutto in questo. È un’attitudine che mi ha sempre fatto sentire molto vicino a lui, dal punto di vista artistico: questa capacità di aver dato vita ad una produzione che ha tutti gli elementi per competere con quelle dello scenario internazionale mantenendo la propria lingua. Nel suo caso ancora più complessa come operazione, considerando il dialetto napoletano. Nero a metà è un disco dove scorre l’acqua del mare mediterraneo e quella del Mississippi. È uno dei dischi dove trovano spazio le sue enormi doti da chitarrista, imbracciando sia l’acustica che l’elettronica. C’è poi una squadra di musicisti di altissimo livello. Che, sinceramente, penso meritino anche oggi un riconoscimento maggiore di quello che gli viene riconosciuto, seppur grande.
In definitiva se vi capita, per il prossimo viaggio in auto mettete su Nero a metà, e anche il traffico di Roma vi sembrerà meno complesso da affrontare.
Molto spesso in macchina, ascoltandolo, mi sono ritrovato a intonare insieme con lui “per la musica musica, quanto ho pianto non lo so, ma la musica musica, è tutto quel che ho”.