Mystic Jungle aka Dario Di Pace sarà uno degli act che rappresenteranno Napoli e il suo inconfondibile suono elettro-melodico ad Ortigia Sound System. Ci siamo fatti raccontare il suo punto di vista sul “rinascimento musicale” che sta investendo il capoluogo campano, a partire dal negozio di dischi che proprio lui ha aperto nel cuore del quartiere dei musicisti.
Finita la lettura, premi play sulla playlist che ha preparato in esclusiva per noi in vista di OSS ’18. Dentro ci trovi un sacco di presa bene da portare con te fino al festival siciliano che inizia il 25 luglio ed è definitivamente uno dei place to be di questa estate.
Mettiti comodo e prenditi un 🍹
1) Ad Ortigia rappresenterai il tanto chiacchierato Napoli Sound insieme a Filippo Zenna e Nu Guinea. Se dovessi raccontare in una riga cos’è il suono di Napoli, come lo definiresti? Al netto del genere.
In realtà l’etichetta #NapoliSound definisce e circoscrive geograficamente ad oggi varie realtà discografiche e musicali ed è stato un articolo di MixMag (Settembre 2017, a cura di Jack Needham) ad aver utilizzato questo hashtag per la prima volta all’interno di un approfondimento sulla scena napoletana. A mio avviso è un nostalgico ripercorrere l’estetica e le sonorità che 25/30 anni fa erano considerabili visionarie o trasversali rispetto al mercato discografico.
2) Ci sono altre città in Italia che secondo te in questo momento hanno un suono e un’identità altrettanto definite?
Non si può circoscrivere il suono di un’intera città ad una sola corrente artistica o movimento discografico, sarebbe riduttivo. Può capitare che ciclicamente l’attenzione vada a concentrarsi su un particolare linguaggio musicale e giornalisticamente parlando è molto più semplice collocarlo in una definita area geografica. Oggi è Napoli, domani sarà Roma o Milano. In Italia ci sono molte altre realtà consolidate e ce ne saranno tante altre nascenti.
3) Che fine ha fatto invece la Techno a Napoli, genere che è riuscito ad attraversare intatto intere generazioni di clubber?
Ovviamente raccoglie ancora un grosso bacino d’utenza ma ritengo sia legata soprattutto all’intrattenimento più che ad una reale presenza nel mercato discografico.
4) Nel 2017 The Vinyl Factory vi ha inserito tra i negozi di dischi da visitare prima di morire. Cosa rende speciale il Futuribile Record Club, nonostante sia nato da pochissimo?
Probabilmente in primis ha influito il fatto che il nostro catalogo è particolarmente specializzato: dedicato com’è ai dischi editi in Italia ed alle produzioni partenopee a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, immagino che lo renda all’esterno come una miniera per i digger curiosi. Inoltre abbiamo anche molti titoli difficilmente reperibili ad un prezzo onesto e questo è sicuramente fa gola. Infine è una sorta di basement per Periodica Records, la nostra principale piattaforma discografica.
Ascolta la playlist!