I Baseball Gregg li seguiamo da sempre e dobbiamo dire che ogni volta che ritornano ce ne innamoriamo come fosse la prima.
Il 3 Agosto uscirà per Barberia Records e Z Tapes il loro nuovo album, Sleep: tredici tracce soffici da ascoltare ad occhi chiusi, al chiar di luna.
Un disco notturno, evocativo, intimo, riflessivo eppure leggero come una piuma anche quando indugia sui rimorsi e si tuffa nel passato.
Il duo italo-californiano ci offre un passaggio in barca dall’imbrunire fino all’alba, cullandoci in un dream pop fluttuante, rassicurante, epifanico.
Vi presentiamo in anteprima Sleep, title track dell’LP, con cui cogliamo l’occasione per farci dire qualcosa in più sull’album in arrivo.
Ciao ragazzi, che bello tornare a parlare di voi!
Da Ciao For Now sono passati due anni e, col senno di poi, ho come la sensazione che ci abbiate detto “per ora ciao”, perché in realtà avevate già in cantiere un bel po’ di brani a formare un secondo LP.
Che sia vera questa storia oppure no, vorrei che ce la raccontaste.
Cosa avete fatto in questi due anni?
Sam: In realtà non avevamo pensato al titolo “Ciao for Now” da questo punto di vista quando lo abbiamo pubblicato (dal mio punto di vista era più un riferimento alla nostra relazione personale come band, siccome io e Luca viviamo molto lontano e spesso dobbiamo dirci arrivederci), ma effettivamente ha molto senso ciò che dici.
Abbiamo deciso di prenderci davvero un po’ di tempo per scrivere queste canzoni e costruire un disco completo e coeso. Gran parte dell’album è stato scritto a distanza: per esempio, di solito inizio a lavorare ad una canzone in California, la mando a Luca, continua a lavorarci un po’ in Italia e me la rimanda indietro, eccetera. Poi la scorsa estate sono stato a Bologna e abbiamo pulito e rifinito tutto quanto. È stato un processo molto lungo finire questo album (abbiamo scritto alcune di queste canzoni ormai tre anni fa) ma sono soddisfatto e molto orgoglioso dell’album che abbiamo realizzato insieme.
Luca: Sì, “Ciao for Now” in realtà è una battuta presa da una serie abbastanza brutta di Netflix che però ci ostinavamo a guardare (The Get Down) durante le registrazioni di quell’EP nell’estate 2016, e ci sembrava molto appropriata perché riflette in qualche modo abbastanza bene il nostro rapporto: nel 2015 per registrare Vacation sono stato io tutta l’estate in California da Sam, mentre è da qualche anno che Sam ha trovato un lavoro estivo da insegnante a Hong Kong e dopo viene qui in Italia in agosto per suonare e registrare con me. Anche se ognuno di noi suona con amici durante l’anno e si sono formate ed esistono parallelamente due band, è come se in realtà i Baseball Gregg si riformassero una volta all’anno, per poi dirsi di nuovo “Ciao, ci rivediamo l’anno prossimo”.
Il concept del disco è stato scritto prevalentemente da Sam e mi ha affascinato subito questa idea molto precisa che aveva della notte e di fare un album che iniziasse al tramonto e si concludesse all’alba: io ho contribuito con delle canzoni che abbiamo poi cercato di inserire all’interno della narrazione. È stato più difficile del solito concludere il lavoro per questo disco, perché lo scorso settembre pensavamo di aver finito, e in realtà abbiamo continuato a lavorare a distanza tutte le notti fino ad aprile, è stato molto stancante. Personalmente sono molto felice del disco che è venuto fuori anche se forse si percepisce dall’esterno questa lavorazione molto lunga, diciamo che è un disco che richiede pazienza anche per l’ascoltatore forse.
Se Ciao For Now descrive tutti i colori di un pomeriggio dalle alte temperature, Sleep si addice (quasi per definizione) al tempo della notte.
Questo secondo LP è crepuscolare, malinconico, più intimo.
Qual è, secondo voi, il momento più giusto per ascoltarlo?
Sam: Penso che questo disco sia indubbiamente più notturno rispetto alle nostre uscite precedenti, ma ci sono parti dell’album che suonano comunque solari. La mia speranza è che, a qualunque ora del giorno si ascolti l’album, ci sia almeno una canzone che si abbini bene alla luce di quel momento. C’è una canzone per il tramonto, una per l’alba, alcune canzoni più soleggiate ed altre da tarda notte.
Luca: Effettivamente è pensato per essere un album notturno: la struttura narrativa che avevamo costruito per accompagnare il disco ha una trama che si svolge in una notte, ma all’interno di questo disco ci sono tante altre narrazioni e trame in realtà, quindi la notte non è l’unica chiave di lettura secondo me. Inizialmente stavamo anche pensando di realizzare un film dell’album (tipo Lemonade di Beyonce, per intenderci) con un regista californiano chiamato Justin Sarinana perché la storia del disco era quasi una sceneggiatura. Tuttavia, avendo dovuto abbandonare l’idea del film per ragioni logistiche e personali (Justin si è trasferito dalla California al Canada), col proseguire della lavorazione i dettagli sono diventati più sfuocati e le canzoni hanno talvolta preso altre strade, lasciando il disco più aperto ad interpretazioni.
Vorrei sapere quanto c’è della California e quanto, invece, dell’Italia in quest’ultimo disco
Sam: Più invecchio e più mi domando cosa significhi quest’idea astratta di “California”. Qualche settimana fa ho letto il saggio “Notes from a Native Daughter” di Joan Didion, un’autrice di Sacramento. Il saggio tratta dell’idea astratta di Sacramento: leggendolo ho capito che, dovunque tu sia nato, associ in qualche modo quel posto con la tua infanzia. Diventando un adulto, sembra che quel posto in cui sei cresciuto sia interamente cambiato, ma principalmente sei tu che stai crescendo e ti stai allontanando dall’infanzia. La nostra canzone “Welcome the Night”, contenuta in Sleep, parla di invecchiare e dire addio alla propria infanzia, e penso che saremmo in malafede ad etichettare l’album con una connotazione geografica, che sia californiana o italiana. Sia io che Luca stiamo invecchiando e ci allontaniamo dalle nostre infanzie, e nel farlo penso che stiamo simultaneamente distanziandoci da definizioni prettamente geografiche di cultura.
Luca: Nella nostra esperienza come band è sempre stato difficoltoso capire cosa abbia influenzato l’uno e l’altro in termini di cultura del proprio paese d’origine, perché in realtà l’humus e la formazione intellettuale che abbiamo ricevuto è davvero molto simile nonostante abbiamo vissuto e siamo cresciuti a migliaia di chilometri di distanza. Credo che se volessimo davvero dare una definizione geografica della nostra musica e della nostra band, dovremmo scegliere un nonluogo come l’internet, che – tra l’altro – è di fatto lo spazio dove avviene quotidianamente il nostro lavoro e manteniamo la nostra amicizia.
Oggi presentiamo in anteprima la title track dell’album. Come la raccontereste ai lettori di DLSO?
Sam: Sleep è la penultima canzone del disco, ed arriva immediatamente prima del brano “Sunrise”, ovvero l’alba. Si dice che il momento più buio della notte sia quello che precede l’alba, ed è esattamente quello che succede nel nostro album: è il momento in cui tocchiamo il fondo a livello emotivo. È anche una delle prime canzone scritte per l’album e per me significa la genesi di un sacco dei suoni e delle tecniche di produzione che poi abbiamo utilizzato in tutto l’album Sleep.
Luca: È uno dei pezzi più belli che Sam abbia mai scritto e credo che senza questo pezzo il disco non avrebbe certo preso questa direzione. Inizialmente la produzione di questo brano per il disco era molto ambient e lenta; in un secondo momento abbiamo deciso di tornare al suono originario della demo e trasformare quella produzione in una sorta di intro (che è la traccia precedente, intitolata “Insomnia”). Il lato B del disco è interessante perché ci sono un sacco di binomi in contrapposizione (una coppia di tracce intitolate “insieme” e “da solo”; e poi questa “insonnia” e “sonno”) che sono abbastanza rappresentative della bipolarità – anche musicale e sonora – dell’intero album.
La copertina di Sleep è opera del regista thailandese vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2010, Apichatpong Weerasethakul. Com’è nata la vostra collaborazione?
Luca: Sono stato a Dublino nel 2011 in vacanza insieme alla mia ragazza; ci siamo innamorati di Apichatpong (all’epoca non lo conoscevamo: solo negli anni successivi, con l’aiuto di amici cinefili, abbiamo scoperto essere un cineasta enorme e abbiamo guardato i suoi film) grazie ad una mostra intitolata “For Tomorrow For Tonight” al museo d’arte moderna. Fra le varie installazioni presenti c’era anche la serie Power Boy, da cui è tratta la nostra copertina, immagini scarne, scattate all’imbrunire, con questo ragazzo che indossa led colorati in uno scenario abbastanza surreale e onirico. Ho comprato una cartolina della mostra ed è stata incorniciata davanti a noi tutti questi anni. Quando si è trattato di iniziare a lavorare alle grafiche dell’album ho alzato gli occhi e ho capito che quello scatto era perfetto per rappresentare lo spaesamento, la malinconia ed il senso d’imbrunire di questo disco.
Ho scritto ad Apichatpong facendogli ascoltare l’album e spiegandogli il progetto, è stato subito molto carino e disponibile e ci siamo accordati per la licenza di un’immagine della serie Power Boy per la copertina. Per noi è davvero un onore incredibile, un privilegio immenso poter avere quest’opera d’arte sulla copertina del nostro album.
Il vostro album uscirà anche in vinile e allora la prossima domanda è servita su un piatto d’argento: che dischi collezionano i Baseball Gregg?
Sam: Quando devo ingannare il tempo mi piace prendere 5 dollari e comprare vinili usati un po’ a caso. Ma in termini di album a prezzo pieno solitamente preferisco supportare altre band DIY: alcuni dei miei acquisti preferiti di vinili in tempi recenti sono “The Good We’ve Sewn” di Jake Bellissimo e “Three” di Diners.
Non vedo l’ora di comprare “Shorts”, il nuovo album di Boy Romeo appena esce. Ho avuto modo di ascoltarlo ed è uno dei migliori dell’anno. Il vinile più costoso che abbia mai acquistato è “Awakening” di Hiroshi Sato, ma direi che ne è valsa la pena.
Luca: Mi piace supportare gli artisti direttamente, comprando vinili e merch ai concerti perché so quanto è importante come mezzo di sostentamento per le band. L’ultimo disco che ho comperato in un negozio è “Afternooners” di Patrick Cowley, un paio di settimane fa, album con una storia incredibile che vi invito ad andare a leggere.
Dove vi vedremo quest’estate e cosa dobbiamo aspettarci dai vostri live?
Luca: Sam arriva qui in Italia il 29 luglio, faremo prove forsennate per un paio di giorni con la nuova band e porteremo per la prima volta il disco dal vivo giovedì 2 agosto al Rudere, qui a Bologna, un posto assurdo sui colli dove faremo il release party con in apertura i Leatherette. Il giorno dopo saremo vicino Mantova, poi Reggio Emilia, Pesaro, Liguria, andremo a Londra dal nostro amico Simone e suoneremo al Tafuzzy Days a Riccione; nel mezzo faremo diversi house concert. Alcuni live quest’estate saranno acustici, altri in full band. L’ultimo concerto prima della partenza di Sam sarà il 4 settembre a Milano; speriamo di incontrarci di nuovo presto però, anche perché in realtà stiamo ragionando con una label di Città del Messico (Stupid Decisions, che ha anche pubblicato una canzone di Sleep – Yo Tengo) di fare un piccolo tour messicano quest’inverno tutti insieme.
Sam: Sono davvero molto carico di suonare di nuovo in Italia. Dallo scorso febbraio sto suonando con una nuova formazione per Baseball Gregg in California, ed è stata un’esperienza favolosa. Sono quattro persone gentilissime e super divertenti, e spero di avere la fortuna di poter suonare con loro a lungo. Stiamo attualmente cercando di organizzare un tour a Città del Messico, e spero di portarmi a casa qualcosa del modo in cui la formazione italiana approccio le nuove canzoni e magari influenzare i miei compagni in California.
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