Per chi non lo sapesse, o per chi si affacciasse al panorama indie internazionale solo ora: il bedroom pop è un genere musicale in rapida ascesa che fa dell’intimità e dell’autoproduzione (rigorosamente in una cameretta, per restare coerenti) i suoi punti cardinali, avvolti in una nube di chitarre soffici e synth atmosferici.
Un rapido giro su Spotify vi consegnerà decine di artisti emergenti più o meno promettenti appartenenti al genere, fra emuli di King Krule e beat elettronici presi in prestito dai Metronomy e dalle compilation lofirainydayjazzchillbeats24/7.
Qualche tempo fa ero a Parigi e in una grigia e piovosa domenica, proprio su Spotify ho trovato Puma Blue, al secolo Jacob Allen, 23 anni, residente nella Londra della nuova e giovanissima scena Jazz locale.
Puma Blue canta e suona la chitarra come il Jeff Buckley più blues, quello dei live at Sin-è, ma lo fa sopra a basi composte da drum machine lo-fi e sparse note di basso e piano rhodes, che spesso vedono la comparsa di batterie e sax suonati dai colleghi della già menzionata scena new-jazz londinese.
Il paragone con il compianto Jeff non è azzardato: il timbro vocale di Jacob è estremamente simile, delicato e tecnicamente lavorato, ma estremamente onesto e intimo, ha una forza espressiva degna delle sue fonti d’ispirazione principali, che oltre a Buckley includono Thom Yorke, D’Angelo, Elliot Smith e tutta una serie di personaggi ai quali di solito è quantomeno difficile essere accostati. Di King Krule ha l’espressività ma non l’eccessiva leziosità, rimane sincero e al servizio della canzone.
Per restare fedele alla natura da cameretta della sua musica, spesso la voce di Puma Blue suona filtrata, come se uscisse dal tuo vecchio telefono fisso, o al massimo da un messaggio vocale inviato alle 4 di notte in un giovedì piovoso. Proprio Jacob ammette che uno dei suoi obiettivi è scrivere pezzi che assomiglino ad una telefonata intima, abbozzata, più che ad una canzone fatta e finita.
Blood Loss è il secondo EP di Puma Blue, è uscito nel novembre 2018 e fa seguito a Swum Baby del 2017, il quale conteneva 5 tracce in linea con il suo particolarissimo stile.
Le canzoni in questo secondo EP sono invece 8, dunque è quasi un disco vero e questo ci permette di conoscere più a fondo il mondo notturno e blue del nostro Puma.
La prima traccia è “as-is”, un testo recitato sommessamente sopra ad un’abbozzata base lounge-jazz, e se il nome dell’artista forse oscurato giurereste che è veramente Jeff Buckley. “Lust” segue a ruota ed è la tipica canzone di Puma Blue, una musica jazz/hip-hop distesa che fa da letto per le delicatissime melodie di Jacob, esattamente come “BC/Rift” e “Midnight Blue”. Ogni tanto compare un morbido sax a riempire di malinconia tutta l’aria rimasta nella fumosa cameretta di Jacob. In “Bruise Cruise” c’è più ritmo e compare il fantasma di King Krule, nella forma di una voce più aggressiva che esplode nella parte finale.
Puma Blue suona solo come Puma Blue, il che va già benissimo, ha una voce con cui fare qualsiasi cosa, a piccoli passi allarga il tiro e introduce nuovi elementi alla sua musica, sempre in piccole dosi e con gusto, ed è già uno dei nuovi talenti internazionali su cui puntare. Se fuori piove e vuoi solo startene in camera con il caffè caldo e le sigarette, fai partire “Blood Loss”. Quando finirà, ti verrà voglia di ascoltarlo da capo.
Il miglior biglietto da visita di Puma Blue è questa live version di “Soft Porn” per il bellissimo canale Youtube di Colors®, bravo Jacob continua così.
Articolo di Tobia Della Puppa.