Che tu sia un crate digger navigato o solo un novellino che non conosce la differenza tra un grammofono e un giradischi, sarai d’accordo sul fatto che la copertina è un elemento che completa innegabilmente l’esperienza sensoriale del vinile.
Never judge a book by its cover direbbe CL Smooth, però un vinile a volte sì.
È molto raro, ad esempio, che dietro quella bella foto luccicante di un gruppo di capelloni che fluttuano in un iperspazio anni ’80 si nasconda una perla con un minimo di groove degno di questo nome.
Ugualmente difficile sarebbe pescare da un buco nero di dischi Blue Note degli anni Sessanta e trovare una copertina che non incarni la classe, lo stile e la freschezza che accomunavano le indimenticabili sessions capitanate dal sapiente Alfred Lion e, tra una foto e l’altra, dal collega Francis Wolff.
Tra tutti i grandi musicisti che hanno preso parte al grande entourage Blue Note, uno in particolare ha utilizzato le sue copertine per veicolare la sua vibrante e incontenibile personalità, quasi più che la sua musica.
Per darti un’idea della caratura del personaggio, in tutti i suoi dischi si autodefinisce “the Incredible”.
Stiamo parlando di Jimmy Smith, pioniere assoluto dell’organo jazz che trascinò il suo Hammond B-3 dal magazzino in cui si esercitava a Norristown, Pennsylvania (e non da una chiesa come si potrebbe pensare) dritto dritto dentro i club più famosi d’America.
Ecco una raccolta di 10 copertine che ti faranno capire che Jimmy Smith, a farsi riconoscere, ci teneva (e parecchio).
Articolo di Alessia Sciotto.