Quasi sul gong di questo 2018 è uscito Futuri Qualcosa, l’album d’esordio di Chiara Monaldi, pubblicato lo scorso venerdì 14 dicembre da Bravo Dischi.
Nelle scorse settimane vi avevamo presentato Ora Pura, secondo video della talentuosa cantautrice romana di cui avevamo già apprezzato a suo tempo l’EP di debutto Una settimana difficile.
Adesso che Chiara si è palesata al pubblico in tutto il suo talento con il primo disco, tocca a lei presentarvi ogni traccia di Futuri Qualcosa.
Tra Mia Martini e Gino Paoli, Amy Winehouse e Adele, Luigi Tenco e Lucio Battisti, Cat Power e Sharon Van Etten: è un disco di cui vi innamorerete, e che vi farà star bene per quanto vi fa dolcemente e malinconicamente star male.
COMPLEANNI
È il pezzo più ritmato e pop del disco. Su questo brano, Francesco Aprili alla batteria e Matteo Patrone al piano hanno lasciato il loro tocco. È quasi ballabile: parla del tempo che passa, del riconoscersi un altro anno a tavola con la stessa famiglia di sempre, nello stesso salotto di sempre, sperando che le cose cambino, che arrivi un po’ di pace.
ORA PURA
È una ballad piano e voce. È senza dubbio il pezzo a cui voglio più bene. Parla di innamorarsi, di ricominciare a credere nella bellezza dopo un periodo difficile. L’ho scritta chitarra e voce, poi l’ho fatta sentire a Fabio Grande (produttore del disco, ndr) in studio, seduta su un divano, e tremavo. Fabio ha detto “spostiamoci al pianoforte”, si è messo sullo sgabello, ha iniziato a suonare e io a cantare. Questo è il risultato.
FUTURI QUALCOSA
È il pezzo che dà il nome al disco. È scuro, ha qualcosa di soul e di esoterico credo. Ci sono i cori che accompagnano la voce e la guidano nel racconto. È la fine di un amore: il racconto di frammenti rimasti lì senza essere raccontati, del rendersi conto di come le cose cambino, del non riuscire più di colpo a toccarsi. Rappresenta anche la speranza, che tutto non vada perso, che l’amicizia possa un giorno ricomporre la separazione.
OGNI GIORNO COME AGOSTO
Questo pezzo è il primo singolo uscito: è un ponte tra il mio primo EP e il mio primo album. Il brano è accompagnato da un video che abbiamo girato nell’estate del 2017 attraverso due iPhone. Per me riguarda la leggerezza, la potenza di cose piccole, come può essere la condivisione di una giornata al mare.
SUL CONFINE
La amo e la odio. Mi fa un po’ male. Qui il Trio Improvviso (viola, violoncello e violino) mi ha aiutata nel rendere solenne il pezzo. Il brano parla di distanza. Di invasioni simboliche e fisiche, e anche di violenza. Credo che sia molto sincero, racconta la mia storia e di come questa abbia lasciato una traccia su quella che sono oggi. È il contraltare nella diade Eros e Thanatos. È l’amore violento, che confonde, che “smargina” come direbbe la Ferrante.
LACRIME E RAMEN
Chitarra e voce insieme, archi. È il pianto, la tristezza, la rabbia che non urla. L’accorgersi che qualcosa sta finendo mentre ancora la si vive. Racconta l’ultima richiesta di essere visti o di parlare prima di lasciare andare. La coda con gli archi è lì ad aprire questo momento. La solitudine che in realtà è un’orchestra di emozioni private.
L’ATTESA
L’attesa è un pezzo ipnotico per me. Sembra andare sempre allo stesso passo, quasi come fosse senza tempo. Ha un linguaggio diverso degli altri: è il sogno prima del risveglio. Quello in cui appaiono case, boschi e il desiderio di guarire il passato e esplorare nuovi posti.
LA MAGNOLIA
La Magnolia è la poesia finale. Chitarra e voce sono legate. Abbiamo ascoltato tanto l’album Chelsea Girl di Nico mentre la scrivevamo, guardando fuori dalla finestra. Contiene la speranza in qualcosa di nuovo. Parlavamo di chiudere la storia e cercavamo qualcosa che nascesse. C’era una grande magnolia nel giardino dello studio. Pochi giorni prima ero passata a salutare la mia casa al mare dove ho passato tante estati. Con il cambiamento e i problemi, la casa è stata venduta. Eppure, il ricordo della fioritura della grande magnolia dove mi nascondevo da piccola è ancora in grado di ricordarmi il senso delle stagioni.