INTRO
Iniziamo questo articolo su Stella Donnelly in modo inconsueto ma doveroso.
“Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne. Le donne spesso si vergognano d’avere questo guaio, e fingono di non avere guai e di essere energiche e libere, e camminano a passi fermi per le strade con bei vestiti e bocche dipinte e un’aria volitiva e sprezzante; ma a me non è mai successo d’incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e di pietoso che non c’è negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, qualcosa che proviene proprio dal temperamento femminile e forse da una secolare tradizione di soggezione e schiavitù e che non sarà tanto facile vincere; m’è successo di scoprire proprio nelle donne più energiche e sprezzanti qualcosa che mi indiceva a commiserarle e che capivo molto bene perché ho anch’io la stessa sofferenza da tanti anni e soltanto da poco tempo ho capito che proviene dal fatto che sono una donna e che mi sarà difficile liberarmene mai. (…) Le donne sono una stirpe disgraziata e infelice con tanti secoli di schiavitù sulle spalle e quello che devono fare è difendersi con le unghie e coi denti dalla loro malsana abitudine di cascare nel pozzo ogni tanto perché un essere libero non casca quasi mai nel pozzo e non pensa così sempre a se stesso ma si occupa di tutte le cose importanti e serie che ci sono al mondo e si occupa di se stesso soltanto per sforzarsi di essere ogni giorno più libero.”
Quella che avete appena letto è una minuscola parte del discorso sulle donne di Natalia Ginzburg, pubblicato nel 1948 sulla rivista “Mercurio”. 71 anni dopo Stella Donnelly come la Ginzburg tende una mano verso di noi per tirarci fuori da quel pozzo. Ha 26 anni ed è un’eroina folk del femminismo. Una Beyoncè con la chitarra acustica, una Miranda July con i capelli a caschetto, una Rupi Kaur che registra le sue poesie sul lato A di una cassettina. Nella nostra mente, è la donna che tutti vorremmo essere: sincera, sicura, gentile e forte come quei fiori che crescono in mezzo ai sanpietrini.
Oggi 8 marzo 2019 si festeggia due volte: esce Beware of the Dogs, l’album di debutto di Stella Donnelly e, soprattutto, è la festa della donna. Una vera congiunzione astrale: la sua musica celebra in tutto e per tutto l’orgoglio femminile rivendicando soprusi, violenze, prepotenze, forme di oppressione e tentativi di farci sentire poca cosa. Beware of the Dogs è un disco che parla di traumi, di rotture, di identità, di lavori non pagati, di pranzi in famiglia e di morte. Tutti temi difficili e personali che hanno bisogno di trovare uno spazio per essere affrontati, magari tra le note di una chitarra.
Stella Donnelly canta con l’arma più affilata che esista – il sorriso. Ogni brano contenuto nell’album è un gesto: una carezza, un cenno ad unirti a lei, un saluto dall’altra parte del marciapiede, una mano che si appoggia leggera alla coscia, un dito medio alzato al cielo.
Abbiamo voluto raccontarvelo a 3 voci, con parole e illustrazioni. Perché davanti a un disco così prodigioso e una voce che spiega le ali volando più in alto di ogni paternale, ecco, non possiamo che reagire con un wow fortissimo. Stella, sei tutto l’argento vivo che pulsa in ogni donna fiera di essere donna. Con te ogni giorno dell’anno è la nostra festa.