“Smog è il mio primo secondo disco. Di dischi d’esordio se ne possono fare anche tre o quattro, con nomi sempre diversi. Invece i secondi dischi sono più rari, perchè per fare un secondo disco non basta fare un disco, ma bisogna farne due, e mano mano che si va avanti la situazione si complica. Credo che siano pochissimi i casi di secondi terzi dischi, improbabili i secondi quarti e impensabili i secondi quinti. Con questo voglio dire che Smog è un disco fatto in casa, e un disco è una delle poche cose fatte in casa a cui non si può aggiungere di seguito “come una volta”, perché una volta i dischi si facevano in studio. Insomma, di questo disco si potrà dire quel che si vuole, ma non che non sia un disco moderno“.
Per il suo primo secondo disco Giorgio Poi ha scelto la parola Smog a fare da titolo.
Scelta curiosa perché “smog” è una parola che non fa venire in mente niente di bello e che per definizione è una “nebbia densa e scura”, una “forma di inquinamento atmosferico”. Una cosa che è così densa ma a volte non riusciamo nemmeno a vederla. Eppure a sentircela addosso, pesante, nei polmoni, capita spesso. E nessuno che ne parli mai in una canzone.
Giorgio Poi ci ha fatto un disco. Ma non è un disco che parla di smog, però ci ricorda che esiste. E come tutte quelle cose che si depositano nei polmoni, sotto la pelle, nei punti neri che hai sul naso, a un certo punto, inevitabilmente, si fanno sentire, premono, vengono fuori.
Deve essere stato così per queste nove tracce che Giorgio Poi ha pubblicato a due anni di distanza dall’acclamatissimo esordio con Fa Niente.
Due anni in cui si sono sedimentati strati di produzioni, collaborazioni e consapevolezze, ritorni. Nell’aria si sentiva, non tanto lo smog, ma che il Re Giorgio sarebbe tornato presto e ci avrebbe regalato il suo primo secondo disco, più raro e più importante del primo.
Così con un colpo di tosse, Giorgio Poi si è schiarito la voce e ha preso il coraggio di raccontarci qualcosa di nuovo e, stavolta, da una prospettiva diversa rispetto al precedente disco: Smog l’ha scritto a Bologna, dove è tornato dopo svariati anni vissuti lontano dall’Italia e spesi a cercare una “musica migliore”. C’è voluto un disco, il primo, per capire che in realtà tutto quello che cercava era già nel posto che aveva lasciato, nei dischi impolverati del papà, nella musica leggera.
A dispetto di ciò che può suggerire il titolo, non c’è niente di confuso, fumoso, inquinato o dannoso nel nuovo disco di Giorgio Poi che, al contrario, è un album deciso, denso e pulito che fai bene a respirare a pieni polmoni.
Abbiamo provato a raccontarlo brano per brano, aiutati dalle bellissime illustrazioni di Carlo Miele.