Nothing Great About Britain.
Scegliere un titolo del genere per il proprio album d’esordio è già una grande dimostrazione di carattere. Ma di carattere e di fotta Tyron Frampton, meglio conosciuto come slowthai, ne ha da vendere e lo ha sempre dimostrato. Un esempio: i biglietti del suo prossimo tour inglese (“99p Tour”) costeranno solo 99 pence e le location sono state scelte dai fan, tra luoghi non canonici come pub di provincia e club per lavoratori.
slowthai viene da Northampton, 100Km da Londra, vecchio centro industriale dove brughiere e case popolari lottano per il predominio sul paesaggio. Northampton è uno di quei luoghi distrutti dallo spostamento delle industrie prima e dalla crisi poi, con un comune in bancarotta e una maggioranza della popolazione disoccupata, dove la grandezza del Regno era già sgretolata prima di qualsiasi Brexit.
Il rapper 24enne affronta trasferimenti, scazzi famigliari e la letale noia della provincia: inizia a bere quotidianamente a 13 anni, birra e sidro rubati dagli shops locali, e per un po’ di anni è, per sua stessa ammissione, fuori controllo. Ma la musica entra presto nella sua vita: sono i 2000s e lo UK è impazzito per il primo Grime, i soundsystem portano i suoni di Londra anche nel resto del paese e il nostro frequenta i concerti locali di vere e proprie leggende britanniche come Ghetto o i The Streets. Da lì, Tyron capisce che nella vita deve fare quello. La cameretta, FL Studio, i primi beat, poi Soundcloud: la storia è da manuale dell’emergente.
Jiggle è il suo primo pezzo a macinare centinaia di play e per più di una ragione. slowthai rappa con la precisione di un chirurgo, ogni parola è scandita perfettamente e taglia il beat come una lama di samurai; l’accento aggiunge una consistenza unica ai suoi vocals, che si dice registri in un solo take. I suoni sono quelli classici grime, beat aggressivi e gelidi sempre al servizio del MC. È come sentire “Boy In Da Corner” di Dizzee Rascal riadattato ai suoni del 2019: non mancano infatti le collaborazioni con grandi produttori elettronici come Flume o Mura Masa, che aggiungono ulteriore varietà alla sua paletta musicale. Ma senza dubbio è la fotta il suo più grande elemento di forza: Thai rappa come se le parole gli bruciassero da dentro, con un fervore quasi maniacale e una dedizione assoluta verso quello che fa. Lo dimostra anche ai suoi live, già famosi per la loro intensità e le quantità di sudore e sangue che vengono versate.
Lui alterna il personale e il politico senza retorica, passa da raccontare i suoi giorni da spaccino a criticare una società che si è dimenticata degli strati più deboli della popolazione. Il suo pezzo più intimo per ora, Ladies, è una sentita dedica alle donne che lo hanno accompagnato nella sua vita. “This one’s for the ladies /’Cus they have our babies /And they drive us crazy / But they made us men”, canta nel ritornello. Senza espedienti, senza banalità, solo con una percentuale di realness che nel mondo della musica attuale non è facile trovare.
È proprio questa brutale onestà, questa esigenza di mettersi a nudo (anche letteralmente, come nel video di Ladies) che ci ricorda la migliore speranza del rap italiano, Massimo Pericolo. È incredibile come da Northampton a Brebbia, le storie di determinati ambienti siano sempre così tragicamente simili. Fortunatamente, ci sono artisti in grado di raccontarle, di raccontarsi con il cuore e con la fame, come diceva un certo Fantini tempo fa. Come il nostrano Massimo, anche Slowthai è stato notato da tutti gli ambienti musicali che contano, inserito in tutte le classifiche di artisti da tenere d’occhio e ha ricevuto il supporto del resto della scena. Soprattutto, è stato notato da sua maestà Skepta, king indiscusso del grime britannico che lo ha invitato a far parte della campagna di lancio per le Nike SKAir. Ora, Skepta parteciperà alla traccia Inglorious del suo album di debutto. Con un nome così nel disco, il ragazzo di Northampton ha settato le aspettative molto in alto. Sa che non può deludere e non lo farà.
Queste le sue parole: “So che devo essere da esempio per chiunque si connetta con me. Sto cercando di migliorare me stesso così da dimostrare alle persone che si sentono perse, o che non si sentono di non appartenere a queste società, che possono fare quello che cazzo vogliono. L’album vuole proprio riunire tutte queste diverse persone e dimostrare che anche se veniamo da percorsi di vita differenti, in fondo non siamo così distanti”.
Solo il tempo ci dirà se Slowthai rimarrà fedele alla sua missione, se riuscirà ad essere un simbolo positivo per questo Regno Disunito o se verrà risucchiato dal tritacarne dell’industria. Anche a costo di essere smentiti, noi scommettiamo su questo working class hero e sulla sua fame di prendersi tutto. Nothin Great About Britain è fuori venerdì 17 maggio per True Panther/Method.
A cura di Alessandro Longo